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LO SAPEVI CHE

Quando Canova lasciò il cuore alla Serenissima

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Chi non conosce la meravigliosa statua Amore e Psiche di Antonio Canova? Sicuramente ammirata da tutto il mondo per la sua bellezza, è ancora oggi ritenuta una delle opere più romantiche del Neoclassicismo. E quando si parla di arte e di romanticismo non si può non menzionare Venezia. Molti artisti sono passati per questa città in cerca di ispirazione e ne sono rimasti meravigliati. Ma un artista in particolare ci ha lasciato proprio il cuore.

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Amore e Psiche di Canova (1787-1793, Musée du Louvre).

Gli esordi di Canova “Tonin” a Venezia.

Dovete sapere che Antonio Canova (Possagno 1757 – Venezia 1822) cominciò il suo percorso artistico proprio a Venezia. Grazie al nonno Pasino, anch’egli scultore, il piccolo “Tonin” iniziò a lavorare nel cantiere di Villa Falier. Si dice che una sera, ad una cena di nobili veneziani, Canova riuscì con maestria ad incidere nel burro il leone di San Marco. Tutti gli ospiti ne rimasero stupefatti, tra cui lo stesso Giovanni Falier, che assegnò immediatamente il giovane prodigio alla bottega dell’amico Torretti.

Dal 1768 Antonio Canova si immerse totalmente nella sfarzosa vita veneziana, che allora, come oggi, era un tripudio di arte e cultura. Frequentò l’Accademia di Nudo al Fontegheto de la Farina a San Marco e la galleria di Ca’ Farsetti a Rialto. Grazie ai suoi studi veneziani scoprì tutti i segreti sulla scultura e non solo. Venezia, città di botteghe, insegnò al nostro artista come gestirne una propria. Nella sua bottega presero vita due canestri di frutta ed il gruppo scultoreo di Orfeo ed Euridice, oggi al museo Correr. Orfeo e Euridice erano talmente belli, che nel 1776 vennero esposti in occasione della festa della Sensa, riscuotendo grande successo.

Fu però con Dedalo e Icaro (anch’essi al museo Correr), che nel 1779 venne ufficialmente riconosciuto a Canova il talento tramite la nomina a membro dell’Accademia Veneziana. Gli fu pure offerta una cattedra per insegnare, ma egli preferì continuare la sua carriera artistica trasferendosi a Roma. Qui gli vennero commissionate svariate opere da tutta Italia ed Europa. Tra le più celebri ricordiamo Teseo sul Minotauro, Amore e Psiche, Maddalena penitente, Perseo trionfante, Paolina Bonaparte e le Tre Grazie. Ed è grazie a Canova che le opere trafugate da Napoleone ci vennero restituite nel 1815.

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Tomba con il cuore di Antonio Canova, nella chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari.

Il corpo a Possagno, il cuore a Venezia.

A causa delle acute fitte allo stomaco dovute da una grave dissenteria, Antonio Canova decise di tornare a Possagno nel 1822. Purtroppo però morì poco dopo a Venezia in casa di un caro amico, che viveva vicino a piazza San Marco. La salma dello scultore divenne subito soggetto di contesa tra Possagno e Venezia, un litigio che trovò una bizzarra soluzione: la divisione dei resti in tre parti. Il corpo, simbolo della vita terrena, venne riconsegnato alla città natia di Possagno e ancora oggi è conservato nel Tempio Canoviano, progettato dall’artista stesso. La mano invece, artefice delle grandi opere, venne esposta all’Accademia delle Belle Arti di Venezia in memoria del suo grande talento. Nel 2008 però fu riportata a Possagno e riunita definitivamente al corpo.

Ciò che ancora oggi rimane a Venezia è il cuore, dimora dell’anima e simbolo dell’amore che Canova provava per questa città. Attualmente è custodito nella chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari, in un maestoso monumento funebre piramidale decorato da figure emblematiche. Soffermandosi davanti alla tomba, si viene avvolti da un’atmosfera misteriosa: la porta socchiusa circondata dalle statue, ci fa venir voglia di sbirciare dentro per vedere la reliquia. Alcuni dicono che in realtà il cuore si nasconda dietro ad uno spesso muro, altri che sia stato spostato in un luogo più sicuro, altri ancora che lì non c’è mai stato. Quale sarà la vera versione?

Quando Canova lasciò il cuore alla Serenissima ultima modifica: 2017-10-09T14:03:05+02:00 da Valentina Cagnin

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