Lo spettacolo di Teatrez "Cessi pubblici" a Teatro Ca' Foscari!

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“Cessi pubblici” a teatro a Ca’ Foscari!

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“Cessi pubblici” direttamente dalla Cina

Venerdì 2 e sabato 3 marzo ore 20.30 presso il Teatro Ca’ Foscari a Santa Marta, la compagnia Teatraz presenta “Cesuo” (Bagni pubblici), del più famoso drammaturgo della Cina: Guo Shixing. L’opera è stata tradotta dal regista Sergio Basso e battezzata “Cessi pubblici“.

Prima di darsi alla scrittura teatrale l’oggi 65enne Guo Shixing era un giornalista critico teatrale. Poi è capitato uno di quei momenti che capitano di rado nella vita delle persone: s’è stufato. Si trovava per lavoro ad una rassegna teatrale su Shakespeare e ne è rimasto folgorato. Ha deciso di voler fare quella cosa lì, e oggi in Cina sanno tutti che è il migliore a farla. Capito? Da prendere appunti, tra il dire e il fare non c’è sempre di mezzo il mare.

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La compagnia Teatraz in “Cessi pubblici”

“Cesuo” è un’opera legata alle gravi conseguenze che la fioritura economica della Cina ha provocato nei singoli cittadini, causando loro un quotidiano disagio esistenziale.
In “Cessi pubblici” Sergio Basso prende le distanze dagli aspetti esotizzanti e propri della Cina per universalizzare il messaggio, conscio che tale condizione umana non ha cittadinanza e non conosce confini. E’ nella testa e nel cuore di tutti. Ne parlano anche Pirandello e Svevo, giusto per fare due nomi a caso.

Quindi “Cessi pubblici” mette in scena i cambiamenti della società degli anni ’70, ’80 e ’90 attraverso i cambiamenti vissuti dai bagni pubblici di Pechino. I bagni pubblici. Non a caso Guo Shixing è stato definito “L’Aristofane moderno venuto dall’Oriente“. Poi insomma non sto qua a scrivere chi fosse Aristofane però sappiate che in antica Grecia ci sapeva fare con satira e commedia.

Perchè proprio i cessi pubblici?

E’ Guo Shixing a spiegarcelo:

L’idea è nata da una mostra allestita a Pechino, che percorreva la storia dei bagni dall’antica Roma e prima, fino ai modelli tedeschi più all’avanguardia di oggi. Pensai così di scrivere un’opera che raccontasse i cambiamenti dei bagni in Cina, nell’arco di trent’anni, passando dai bagni condivisi da tutti a quelli individuali di lusso.

E con queste parole ci dà qualche altro indizio sul disagio esistenziale odierno: l’inconciliabilità tra collettività e individualismo.

Vi siete mai chiesti come erano i bagni pechinesi negli anni ’70?

Le case non avevano un bagno al proprio interno.

Gli unici bagni erano quelli pubblici nelle strade. Alcune strade ne avevano solo uno. La domanda sorge spontanea “E se ti scappava di notte?”. In quel caso -e so che farete fatica a crederci ma non era un caso così raro- se la cavavano utilizzando un catino. La mattina dopo tutti in fila per strada ad aspettare il proprio turno per svuotarlo. Negli anni Settanta, inoltre, non c’erano scompartimenti chiusi, né nello spazio per le donne né in quello degli uomini. Tutti guardavano il proprio vicino di latrina.

Negli anni Ottanta la situazione era cambiata: la gestione dei bagni pubblici era un vero lavoro. In ognuno c’era una donna o un uomo che vendeva i biglietti a chi voleva usufruirne, e ci viveva proprio. Ci lasciava i figli a fare i compiti e ci cucinava pure (immaginatevi il profumo).
La vera rivoluzione dei bagni pubblici è avvenuta negli anni Novanta: mai nessun bagno a Pechino aveva conosciuto tanto lusso. Per loro era quasi come in un albergo a cinque stelle: ognuno aveva il suo scompartimento privato, c’era lo sciacquone, e così via.

“I bagni pubblici sono sempre più lussuosi, ma le persone sono sempre più confuse. Parlo dei bagni pubblici per chiederci se la civiltà moderna ci renda davvero felici.”

Invito tutti ad assistere allo spettacolo di un drammaturgo tanto geniale da esser riuscito a metaforizzare l’aspetto più tragico dell’esistenza negli scompartimenti del bagno pubblico.

“Cessi pubblici” a teatro a Ca’ Foscari! ultima modifica: 2018-03-01T15:21:10+01:00 da Olimpia Peroni

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