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Il teatro del Lido di Venezia: sogno di una notte di fine estate

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Era settembre 2011 e l’estate stava lentamente abbandonando il Lido di Venezia. Il chiasso glamour della 68 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica infiammava i suoi luoghi storici: il Casinò, l’Excelsior, le spiagge e il Viale. I grandi alberghi liberty dai nomi altisonanti e decadenti erano esposti ai soliti quattro commenti dei biennalisti.

«Sai, quello è il des Bains, hai presente Morte a Venezia?». Il novanta percento di loro non aveva mai letto Morte a Venezia. Un buon sessanta percento non sapeva nemmeno l’autore fosse Thomas Mann. Però raccontare che quello era il des Bains faceva scena, su questo siamo tutti d’accordo. Oggi il des Bains è chiuso, ha pure preso fuoco, al Lido rimangono solo spettri e Cinema, con la C maiuscola. Solo loro possono salvare l’isola, loro e la sagra di Malamocco.

Quella fine estate, durante la Mostra, successe che gli occupanti del Teatro Valle di Roma si misero in contatto con Venezia. Pare ci fosse un ospedale abbandonato sull’isola Lido con un teatro. Sembrava fosse in mano ai soliti speculatori italioti, che volevano abbattere tutto e creare l’ennesimo resort.

Un teatro in un ospedale? Era una presa in giro? No, era verità: l’ex Ospedale al mare del Lido, avveniristica struttura sanitaria nata per curare i malati con la talassoterapia, disponeva di un ricreatorio noto come Teatro Marinoni.

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I volontari al lavoro durante la ristrutturazione del teatro Marinoni

Storia di una riappropriazione artistica al Lido di Venezia

Dissero di tutto quando si entrò nel teatro, in primis che era uno show per sfruttare la Mostra del Cinema. Detrattori perspicaci, a cosa sarebbe servito occupare a caso un teatro in un ospedale abbandonato su un’isola?

Era chiaro che la mossa era principalmente mediatica. L’unico modo in cui si poteva interessare  dei giornalisti attenti solo ai vestiti delle star.

Il Teatro Valle è stato occupato nel giugno del 2011, il Marinoni a settembre, erano fratelli, solo che uno è in centro a Roma, l’altro al Lido di Venezia. Per forza di cose andava fatto durante la Mostra quando, per due settimane, i riflettori di tutto il mondo puntavano lì e aspettavano solo storie come questa.

Ricordo che vennero tutti al Marinoni. Una sera mi ritrovai con un amico a parlare con il regista Mario Martone ed il critico Enrico Ghezzi. Eravamo nel cortile del teatro, tra le mani dei bicchieri di plastica pieni di vinaccia da sagra. Stavamo lì tranquilli, noi due, Martone e Ghezzi a parlare un po’ di cinema, un po’ di argomenti a caso. Aspettavamo quell’orso di Pippo Delbono, un grande del teatro italiano. Anche lui aveva deciso, insieme a molti altri, di regalare un po’ della sua arte a quell’edificio fatiscente, simbolo dello stato in cui versava (e versa) la cultura in Italia.

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Il teatro occupato Valle, a Roma

Manifesto del Teatro Marinoni

«Siamo lavoratrici e lavoratori dello spettacolo e della cultura. Il 14 giugno abbiamo occupato il Teatro Valle di Roma, simbolo del drammatico stato dell’arte in Italia per salvarlo da un futuro incerto a rischio di privatizzazione. Senza sigle e attraverso forme di autorganizzazione rivendichiamo i nostri diritti. Ci occupiamo di ciò che è nostro, riappropriandoci del nostro tempo e dei nostri spazi. A poche centinaia di metri dal Mostra Internazionale del Cinema di Venezia abbiamo occupato, insieme ai Lavoratori dell’Arte e il S.a.L.E. Docks, il Teatro Marinoni – gioiello liberty della laguna – uno spazio abbandonato al centro di una speculazione edilizia (…)».

Il Marinoni è ancora lì, chi se ne occupa oggi ha anche ospitato il palco del Venice Open Stage durante l’inverno. Il teatro aiuta il teatro. Cosa ne sarà in futuro ancora non lo sappiamo. Quello che è certo è che nessuno ha ancora abbattuto quell’edificio e noi ci siamo tutti affezionati a lui. «La bellezza non può attendere».

Il teatro del Lido di Venezia: sogno di una notte di fine estate ultima modifica: 2017-06-19T08:02:12+02:00 da David Angeli

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