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Il veneziano: una lingua serenissima

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Quello che oggi viene definito dialetto veneziano, venessian ad essere più precisi, per secoli è stata la lingua ufficiale dei territori in cui veniva parlato. Si tratta di un idioma che può essere in tutto e per tutto considerato come una lingua standard. Ai tempi della Serenissima se ne faceva infatti uso per le trattative commerciali, la burocrazia e soprattutto per la letteratura e l’arte. Questo gli ha conferito un valore aggiunto dalla notevole importanza. Attualmente il veneziano è parlato a Venezia e nei territori lagunari ad essa adiacenti, dell’entroterra e dintorni. Varianti del veneziano sono diffuse in tutto il Veneto. Da Mestre a Caorle, con differenti peculiarità a seconda della zona di appartenenza.

Il pellestrino, il chioggiotto, il dialetto di Burano e della laguna nord presentano caratteristiche specifiche che apportano ulteriore ricchezza alla forma standard. La regione Veneto, in collaborazione con un gruppo di linguisti e di storici, ha elaborato una proposta di traslitterazione. E’ denominata Grafia Veneta Unitaria (GVU). Il fine è quello di creare omogeneità grafica nella scrittura del dialetto veneziano e delle sue varianti.

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Un manoscritto originale in veneziano

Una storia coloniale

Il veneziano nacque dallo sviluppo del latino volgare e dalla sua interazione con le lingue autoctone dei territori nei quali la Serenissima si espanse. Non essendo mai stato ufficializzato, le regole grammaticali erano assenti e le varianti proliferavano. Con l’Illuminismo si assistette ad una standardizzazione del veneziano, che iniziò a subire influssi sempre più marcati da parte della lingua italiana. Possiamo dire che la storia del dialetto veneziano calca quella dello stato di cui era la lingua ufficiale, ovvero della Serenissima.

Quello che è interessante notare è come questa lingua si sia diffusa nei territori controllati e appartenenti alla Serenissima. Da un lato questo incontro linguistico ha lasciato delle evidenti tracce nelle lingue d’arrivo. Dall’altro ha apportato ulteriore ricchezza a quella di partenza. Questo fenomeno è definito come veneto coloniale ed indica appunto le numerose varietà di veneziano diffuse al di fuori del Veneto. Per lo più si tratta dei territori del Friuli e della costa adriatica, fino alla Dalmazia. Si tratta di varianti che sono molto interessanti. Sono infatti il lascito vivente di quell’incrocio di popoli e civiltà che rappresentava la Serenissima.

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Un ritratto di Andrea Zanzotto

Il veneziano: una lingua letteraria

Il veneziano rappresenta un fenomeno linguistico interessante. Possiamo considerarlo a buon diritto non solo come un dialetto, ma come una vera e propria lingua da tutelare e studiare. Il lascito letterario scritto in veneziano infatti è notevole e rappresenta una fonte di ricchezza. Tra tutti citiamo il commediografo Carlo Goldoni che per la stesura delle sue opere utilizzò proprio la lingua veneta. Questa produzione era un intervento a tutto tondo sulla realtà cittadina del tempo, rappresentava lo spaccato sociale di riferimento. L’uso del veneziano rendeva le commedie ancora più vicine a quanto rappresentato. Nella contemporaneità il dialetto veneziano resta lingua letteraria come dimostra la produzione di grandi intellettuali del nostro tempo.

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Marco Paolini

L’attore Marco Paolini ha dedicato al Veneto e alla sua fisionomia l’opera “Bestiario veneto: parole mate”. Attraverso l’uso del dialetto Paolini ci incalza in un viaggio alla scoperta della regione, tra i suoi pregi e i suoi difetti. Un grande poeta che ha contribuito ad arricchire la produzione in dialetto veneto è stato Andrea Zanzotto. Ricordiamo la sua raccolta “Filò”. Si tratta di un testo strutturato in due parti. In esso si mescolano diverse varianti del dialetto veneto. L’effetto è ludico e liberatorio e rende l’opera un grande lavoro. Il veneziano insomma è una lingua dialettale. Tra le sue parole ancora oggi riusciamo a scorgere l’antico splendore dello stato di cui è stato per secoli la lingua ufficiale.

Il veneziano: una lingua serenissima ultima modifica: 2017-04-26T11:13:57+02:00 da Eva Zilio

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