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Paolo Puppa: 150 anni di Pirandello (e Svevo a Murano)

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150 anni dalla nascita di Luigi Pirandello, 19/11 Ateneo Veneto

Il veneziano Paolo Puppa, docente di storia del teatro e dello spettacolo alla Ca’ Foscari e vincitore di numerosi premi in ambito letterale e teatrale, delizia il proprio pubblico con la lettura espressiva di due novelle pirandelliane e di uno brillante estratto di “Lettere impossibili“, in cui ha composto una lettera immaginaria di Svevo per Pirandello.

Quando incontrai la figlia di Svevo, mi disse che Pirandello era una vera carogna.

Pirandello ebbe una moglie che progressivamente impazzì in modo irreversibile e spietato:
provate ad immaginarvi una donna che nei momenti di ordinaria quotidianità si precipita in camera da letto convinta che il marito e la figlia abbiano un rapporto incestuoso.
Il tema della gelosia è alla base delle due novelle lette da Paolo Puppa.

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Paolo Puppa legge Pirandello

Tu ridi” (1912)

Racconta la vita di Anselmo, impiegato di mezza età dal magro stipendio che deve provvedere a sè, alla moglie isterica e alle cinque nipoti lasciategli in eredità dal figlio morto e dalla nuora fuggita.
E ci terrei a precisare che la nipote preferita è rachitica e le sue condizioni peggiorano di giorno in giorno.
Fino ad allora la sua esistenza nichilista è stata tenuta in piedi dal suo super-io, dai doveri e dalla responsabilità.
Ma appare uno spiraglio di luce: una notte la moglie lo sveglia con grida isteriche, sentendolo ridere nel sonno. Lei dà di matto, convinta che il marito la stia serenamente tradendo nei sogni. Anselmo è felice, ma di una felicità esitante:

“esser lieto, almeno in sogno, e non poterlo sapere”

infatti non ha alcuna memoria dei motivi del riso.
D’un tratto però ha una reminiscenza improvvisa, e gli appare chiara davanti agli occhi la visione dei sui sogni ridenti: fino ad allora aveva sognato di vedere il suo direttore sodomizzare un collega di lavoro con un bastone da passeggio.
La Provvidenza toglie l’ultimo velo dimostrandogli di cosa è fatta la sua felicità: umiliazione e scempio.
La finestra che lasciava intravedere uno spiraglio di luce viene pesantemente chiusa, la situazione è senza alternative, è la figurata condanna a morte de protagonista.

“Effetti d’un sogno interrotto” (1936)

Scritta pochi mesi prima di morire a 69 anni.
La vicenda è anch’essa incentrata sulla gelosia, sospesa in una dimensione onirica, dove sogno e realtà si mescolano per mezzo di un quadro sensuale che rappresenta la moglie defunta di uno dei due dal seno scoperto: il fatto che tale quadro sia appeso nel salone del protagonista, scatena una feroce e cieca gelosia nel vedovo.

From Svevo to Pirandello, Puppa e le “Lettere impossibili”

Dopo l’interpretazione delle due novelle, Puppa ci offre una lettura della sua opera “Lettere impossibili“: l’immaginaria lettera che Svevo avrebbe mandato a Pirandello, e dalla quale Svevo non otterrà la risposta voluta, ma una di forma e da parte di un attore veneto della compagnia pirandelliana, Camillo Pilotto.
Puppa ci disegna uno Svevo impacciato e dimesso nei confronti di Pirandello. Egli infatti soffre per l’insuccesso delle sue opere e soprattutto per lo sprezzo con il quale Pirandello gli si era rivolto ad una festa. Infatti egli gli aveva chiesto cosa ne pensasse di “La coscienza di Zeno”:

Pirandello rispose “Perché? Anche lei scrive adesso?”

Svevo ipotizza che Pirandello sia invidioso della sua vita privata felice e promettente e lo invita a diventare suo amico per condividere lui le ricchezze di una vita serena, mentre Pirandello quelle di una vita di successo.

Nel leggere la risposta di Pilotto, Puppa fa valere le sue origini sfoderando un irresistibile accento veneto che suscita nel pubblico la reazione desiderata: riso misto a compassione per il povero Italo Svevo, che è formalmente congedato in ingenui ringraziamenti, ma soprattutto, gli viene augurato una buona fortuna per la sua impresa di produzioni di vernici.

LO SAPEVI CHE..?

Italo Svevo ha vissuto 16 anni a Murano, lavorando come direttore della filiale della fabbrica chimica di vernici, proprietà dei suoceri veneziani.

La bellezza dell’incontro è stata nell’umanizzare certe figure letterarie spogliate dalle loro vesti di autori scolastici studiati nei libri di scuola: Pirandello e Svevo appaiono più umani che mai, il primo nella sua insofferenza e nel suo essere “carogna” (a detta di Letizia Schmitz), il secondo nella sua goffaggine e timidezza.

Paolo Puppa: 150 anni di Pirandello (e Svevo a Murano) ultima modifica: 2017-11-24T09:50:09+01:00 da Olimpia Peroni

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