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“ Personal structures – Open borders ”, quando l’arte unisce il mondo

Personal structures – Open borders

In questi giorni si è aperta la mostra “ Personal structures – Open borders ” a Venezia. Organizzata dal Centro Europeo di Cultura ( ECC ) questa esposizione si sviluppa in tre diverse sedi. Palazzo Bembo, Palazzo Mora e Giardini della Marinaressa e raccoglie opere di artisti provenienti da oltre 50 paesi. Alcuni di questi artisti sono famosi, altri meno conosciuti, ma nel complesso la qualità delle opere è molto alta. Molti i medium messi in campo. Si trovano infatti sculture, disegni su carta, dipinti su tela, foto e video installazioni.

Personal structures – Open borders è un grande esercizio di apertura

L’intera mostra è concepita come un forum aperto, una discussione incentrata sull’apertura delle frontiere. Si tratta di frontiere fisiche, simboleggiate dalle diverse nazionalità degli stessi artisti. Ma si tratta anche e soprattutto delle frontiere mentali che esistono dentro agli esseri umani. Ed ecco che qui intervengono le “Strutture personali”. Queste strutture sono il modo attraverso cui noi percepiamo il mondo e che ci permettono di comunicare con gli altri. L’esposizione è quindi un invito a superare le barriere delle differenze culturali e geografiche. Una sorta di “Uscire dallo specifico per affrontare le contaminazioni”, come diceva Tai Missoni.

Personal structures – Open borders

Il terzo piano di palazzo Mora

L’esposizione di palazzo Mora

Notevole è l’esposizione ospitata nel palazzo Mora, in strada Nova. Il grande palazzo ospita nei suoi tre piani un gran numero di opere d’arte. Ma è soprattutto la disposizione di esse nello spazio a colpire. Se nel primo piano troviamo grandi spazi in cui la successione di opere è chiara e definita, nel secondo piano gli spazi delle singole sale si restringono, come salendo su una piramide ideale. Al terzo piano, dove gli spazi sono più ristretti e confusi, la ricerca artistica delle opere si fonde con la ricerca del visitatore. Si crea quindi un rapporto simbiotico tra opere e pubblico.

Marina Moreno, l’artista che danza con le immagini

Tra tutte le opere spicca “In between spaces and time” di Marina Moreno. L’artista italo-inglese ha presentato una video installazione proprio nel terzo piano di palazzo Mora. Si tratta di un percorso che si svolge su diversi schermi, in successione. Qui le riprese sono strettamente connesse al linguaggio del corpo. La danza, i movimenti, sono associati irrimediabilmente con lo scorrere del tempo, creando una sensazione di attesa inquieta. Rumori, colori e movimenti si uniscono assieme dando forma a un’esperienza sensoriale che suggerisce molteplici stati d’animo.

Personal structures – Open borders

Immagini tratte dall’installazione di Marina Moreno

Personal structures – Open borders ” apre la strada alla Biennale

“ Personal structures – Open borders ” precede di poco l’apertura della Biennale dell’Arte a Venezia. In questo caso però non si tratta di un’esposizione gregaria. Si potrebbe invece parlare di una mostra apri-pista. Se infatti la Biennale ha all’interno del suo DNA una vocazione internazionale, l’ECC rafforza e stimola la discussione sull’arte come linguaggio universale. Una sorta di ponte che può congiungere culture molto lontane tra esse. Un messaggio che arriva direttamente alla mente e al cuore di ogni essere umano.

“ Personal structures – Open borders ”, quando l’arte unisce il mondo ultima modifica: 2017-05-13T15:47:34+02:00 da Andrea Castello

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