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LO SAPEVI CHE

Propaganda politica e brogli al tempo della Serenissima

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Assieme ad alcune scritte inneggianti a San Marco e alla rinata Repubblica, risalenti al 1848, lungo i marmi e le colonne delle Procuratie Nuove ne campeggiano altre davvero singolari. Sono scritte di propaganda politica e risalgono al tempo della Serenissima. “W Marco Giustiniani”, compare scritto in rosso con tanto di corno dogale sulle colonne di fronte al Caffè Chioggia (in Piazzetta), all’altezza dei civici 13 e 13A e, poco distante, all’angolo delle Procuratie sul lato del campanile. Un altro bel corno dogale rosso con la data 1588 (quell’anno era doge Pasquale Cicogna, e la scritta più che all’elezione si riferirebbe alla posa della prima pietra del Ponte di Rialto) appare disegnato all’altezza dell’anagrafico 18.

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La scritta inneggiante a Marco Giustiniani

Messaggi di propaganda politica dal passato

Non era infrequente comunque, nel corso dei ballottaggi e contro-ballottaggi per l’elezione di un doge (operazione complessa per evitare brogli o compravendite spudorate di voti), che i sostenitori di questa o di quell’altra fazione si esprimessero in questa maniera. Alla fine del Seicento (con precisione il 1676, anno in cui morì Nicolò Sagredo), la storia racconta di un’altra iscrizione che comparve in un corridoio del cortile esterno di Palazzo Ducale, in prossimità della Porta della Carta. “WW Zan Batta Nani K E Pr Mer” (viva viva Giovan Battista Nani cavaliere e procuratore per merito). Anch’essa è sormontata dal corno dogale e ben visibile ancora oggi. Alla fine, però, risultò eletto Alvise Contarini. In compenso, la scritta è ammirabile ancor oggi.

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La scritta è ancora ben visibile vicino alla Porta della Carta

Quanto a Marco Giustiniani, divenne doge nel 1684 (per quattro anni). Per lui, i manifesti elettorali ante litteram evidentemente funzionarono. A Santa Giustina un ulteriore pittogramma inneggia ad Andrea Gritti, eletto nel 1523, mentre in Naranzaria compare il nome di Niccolò Contarini, eletto nel 1630 (morirà l’anno successivo) poco prima dell’imperversare della peste che porterà all’edificazione della chiesa della Salute.

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La scritta rivolta a Nicolò Contarini in Naranzeria

La repubblica Serenissima e i brogli elettorali

L’elezione era abbastanza complessa, ma ciò non significa che non si combinassero degli “inciuci”. In italiano si chiama infatti “broglio” ogni intrigo che sia legato a una elezione in maniera scorretta. Pochi sanno che la derivazione della parola è tutta veneziana. Deriva da Brolio (o anche Brolo), l’antico giardino alberato e frondoso che anticamente correva attorno ai portici di Palazzo Ducale.

Qui si sono sommati, nei secoli, intrighi, umiliazioni e promesse fra i candidati a qualche ufficio elettivo tra i rappresentanti del Maggior Consiglio. Questi si presentavano ai colleghi in atto supplichevole, calando stola, ossia ponendo sul braccio il bàtolo, componente dell’abbigliamento che in genere si portava sulla spalla. Rendevano in questo modo palese a chi gli stava davanti la loro disponibilità a contraccambiare un voto favorevole. Atti che avvenivano pubblicamente, appunto, nel Brolio, e che tra i veneziani erano definiti anche brogio e brogiar.

Propaganda politica e brogli al tempo della Serenissima ultima modifica: 2017-12-13T11:15:39+01:00 da Alberto Toso Fei

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