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CULTURA STORIA, ARTE E CULTURA

La Via Querinissima, da nord a sud l’itinerario del baccalà (e non solo)

Rr La Via Querinissima

Il veneziano Pietro Querini non avrebbe mai pensato, partendo da Candia il 25 aprile del 1431 con la sua Cocca Querina carica di 800 barili di Malvasia, spezie, cera, allume di rocca, legname e altra mercanzia, che il suo porto di approdo non sarebbe stata Venezia, come previsto, ma l’isola di Sandøya nell’arcipelago delle Lofoten, ben oltre il Circolo Polare Artico. E mai avrebbe pensato che, quasi sei secoli dopo, il percorso per mare e per terra di quel suo viaggio avventuroso, dovuto ad un drammatico naufragio, avrebbe potuto diventare uno degli itinerari culturali del Consiglio d’Europa. La “Via Querinissima, dal mito alla storia”, se verrà certificata, potrebbe essere il fil rouge che unisce l’Europa da nord a sud, dal Nordland fino all’Italia.

Presentata la candidatura a itinerario culturale del Consiglio d’Europa

La Via Querinissima si propone come un unicum fra i tanti itinerari (45 certificati di cui 29 passano per il nostro Paese) del Consiglio d’Europa, felice incrocio di tematiche che vanno dalla storia, all’arte, all’enogastronomia che potrebbe avere un’importante ricaduta economica su tutti i territori interessati. Ma vuole essere anche un messaggio culturale di pace, perché in pace Pietro Querini era arrivato in quelle isole così lontane da Venezia. E in pace era stato accolto. Salvato dai pescatori dell’isola di Røst che lo ospitarono – insieme ai 16 uomini del suo equipaggio sopravvissuti (erano 68) con lui al naufragio – nel loro villaggio. Vi rimase tre mesi e undici giorni prima di intraprendere la via del ritorno a Venezia.

Logo Via Querissima

Cosa ebbe di particolare per i naufraghi veneziani questo soggiorno alle Lofoten? Nell’isola di Røst i veneziani scoprirono gli usi e i costumi di quella comunità che con spirito solidale li aveva accolti. E tra le altre cose videro, per la prima volta, un pesce essiccato all’aria. Duro come il legno, tanto che i norvegesi lo chiamavano “stokkfish”, “pesce bastone”. Non era altro che quello che nel Veneto, ancora oggi, si chiama baccalà.  Un’avventura che potrebbe sembrare una leggenda, se non fosse che di quel naufragio esistono due relazioni distinte, una dello stesso Querini, l’altra di due ufficiali di bordo sopravvissuti. E i cui echi sono arrivati anche nelle carte nautiche dell’epoca. Nell’atlante di Andrea Bianco che nel 1436 segnala proprio la parola “stocfis” nella zona delle Lofoten. E nel famoso mappamondo (1457-1459) di fra’ Mauro che scrive: “Questa provincia di Norvegia scorse mister Piero Querini come e noto”.

Sulla rotta del baccalà: dal Circolo Polare Artico al Mediterraneo tra storia, arte e enogastronomia

Una storia curiosa e affascinante. A cui la certificazione a itinerario culturale del Consiglio d’Europa darebbe attualità, rendendola nota nel solo a Venezia dove forse molti già la conoscono, ma in tutta Europa, dal Circolo Polare Artico al Mediterraneo. Confermando, fra l’altro, la capacità del mare di essere “ponte”, non elemento di separazione ma di collegamento. Un mezzo di integrazione fra diverse culture. L’associazione culturale internazionale “Via Querinissima, dal mito alla storia”, costituita da alcuni mesi ma risultato di un processo avviato una decina di anni fa, nasce da un accordo bilaterale di amicizia tra la Municipalità di Røst in Norvegia e il Comune di Sandrigo in provincia di Vicenza. Cui ha fatto seguito un accordo di collaborazione culturale ed economica tra la regione del Nordland in Norvegia e il Veneto. Da nord a sud la via Querinissima ambisce a tracciare la rotta, percorsa da Pietro Querini, via mare e via terra. Promuovendo un turismo culturale lento, consapevole, sostenibile ed enogastronomico. 

La Via Querinissima, da nord a sud l’itinerario del baccalà (e non solo) ultima modifica: 2022-12-10T10:49:39+01:00 da Cristina Campolonghi

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