Era stato promesso a Papa Francesco lo scorso 28 aprile, in occasione della sua visita a Venezia, e la promessa è stata mantenuta. Negli spazi della Casa San Giuseppe alle Muneghette, la casa della carità nel centro storico veneziano, sono stati ultimati e inaugurati i lavori di adeguamento della struttura che ha allargato le sue capacità ricettive e di accoglienza. A cominciare da Casa Betlemme. Sette mono o bilocali destinati a donne fragili e in difficoltà, o a nuclei monoparentali con difficoltà abitative, economiche e lavorative. Indispensabile e utile anche per facilitare il reinserimento delle donne che sono state in carcere. A casa Betlemme si affianca Casa San Giovanni Paolo II, area riservata a gruppi giovanili che potranno temporaneamente vivere proposte di formazione alla carità o al servizio proprio in questi spazi.
E’ stata inoltre risistemata Casa Santa Bakhita (aperta lo scorso 14 febbraio) per l’accoglienza di donne con difficoltà abitativa o senza casa. La disponibilità sarà di otto posti letto stabili che si potranno integrare in caso di necessità. Aperto anche un piccolo Laboratorio per il confezionamento di ostie, da distribuire poi alle parrocchie del veneziano per la celebrazione dell’Eucarestia. Il Laboratorio non è nato con questa finalità principale, ma soprattutto con l’idea di coinvolgere i diversamente abili. Dando un valore effettivo alla loro presenza in questa struttura, dove saranno non solo “aiutati” ma anche “impegnati”.
I numeri drammatici della povertà
Ultima, ma non ultima anzi di fondamentale importanza per il contributo che la vede impegnata in prima linea tutti i giorni dell’anno, la Mensa Betania, aperta sia a pranzo che a cena. Nel 2022 ha fornito 2230 pranzi e 1774 cene. Nel 2023 i pranzi sono diventati 3027 e le cene 2165. Quest’anno (fino al 31 ottobre) i pranzi sono già 3534, le cene 3837. Una parabola in salita specchio di tempi difficili, dove la forbice sociale si apre ogni giorno di più. Da una parte i pochi grandi ricchi. Dall’altra una povertà in costante aumento, ed un’erosine continua di quella che viene considerata la classe media. Ce lo ricordano i dati nazionali della Caritas. Le persone vulnerabili accompagnate dai servizi caritas in rete nel 2023 sono state 269.689, più 41,6 per cento dal 2015 a oggi. Più 42 per cento dal 2014 al 2023 le famiglie in stato di povertà assoluta. Ai massimi storici (13,8 %) la povertà tra i minori, con un binomio sempre più stretto tra povertà economica e povertà educativa.
Il Patriarca: “Si tratta di un dono alla Chiesa e alla Città”
“Questa “Casa della Carità” – ha detto il Patriarca Francesco Moraglia presente all’inaugurazione di Casa San Giuseppe – ci ricorda che la nostra società è fatta sì di successi e conquiste ma anche di tante sofferenze, squilibri e ingiustizie sociali. Questi spazi ci consentiranno di crescere, come Chiesa, in modo sempre più concreto”. Una concretezza che consentirà di supportare quanto già sta facendo l’amministrazione comunale su questo fronte. E che è stata in gran parte (oltre a donazioni private) possibile grazie al contributo derivante dai fondi dell’otto per mille. L’investimento complessivo è stato di 350 mila euro. “Si tratta del dono – ha aggiunto il Patriarca – alla Chiesa e alla Città”.
I 90 volontari di Casa San Giuseppe: la vera ricchezza di questo progetto
All’inaugurazione erano presenti anche l’attuale direttore della Caritas Stefano Enzo, e quello che sarà il futuro nuovo direttore Franco Sensini. Hanno ricordato come oggi l’aumento della povertà non rappresenti solo un abbassamento del reddito ma anche del benessere in generale, della qualità di vita a 360 gradi. Fondamentale il ruolo dei volontari nella Casa San Giuseppe, un “esercito” di 90 persone, di cui 70 sono una presenza stabile nei diversi periodi dell’anno. Rappresentano la vera ricchezza di questo progetto. Nato in spazi, l’ex convento delle Muneghette, che storicamente hanno sempre avuto in qualche modo fini assistenziali.
La chiesa veneziana non si ferma qui. In vista del Giubileo sono in cantiere e in corso di realizzazione altri due progetti. Un primo alla Tana all’Arsenale, dove c’era una mensa e che a breve darà spazio al mondo maschile che vive situazioni di difficoltà. Un secondo a Campalto, progetto in questo caso destinato soprattutto al reinserimento degli ex carcerati.