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I bei tempi del vetro di Murano alla Biennale di Venezia

Vetro Murano 19

Una finestra sul mondo del vetro alla Biennale, capitolo in parte trascurato ma fondamentale per il vetro di Murano del Novecento. Un progetto espositivo assolutamente sorprendente a cominciare dall’allestimento, agli oggetti mai visti prima, vetri completamente inaspettati. Si presenta così il nuovo capitolo de LE STANZE DEL VETRO, nell’isola di San Giorgio a Venezia. Con una mostra, “1912-1930 Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia” (aperta fino al 24 novembre) che non solo per il tema ma anche per l’allestimento quest’anno è assolutamente nuova.

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Si parte a rovescio per quel che riguarda gli spazi. Dove gli altri progetti espostivi finivano, qui si comincia, raccontando il mondo del vetro con un filmato in bianco e nero sulla società dell’epoca. Ed è solo l’inizio della storia di questo singolare periodo del vetro muranese. Che in quegli anni si approccia alla prestigiosa manifestazione veneziana non attraverso le vetrerie ma grazie agli artisti. Le loro opere, realizzate con un materiale così fragile e particolare, trovano spazio alla Biennale affiancandosi ad altre arti all’epoca più considerate. Sono gli artisti che dettano il gusto, e sono tanti gli artisti che cominciano a cimentarsi con il vetro. In un mondo, oggi si stenta a crederci, in cui la Biennale aveva un suo ufficio vendite. E quando un’opera d’arte veniva acquistata, ne arrivava un’altra, dando agli spazi e all’esposizione un volto in continuo movimento.

Vetro Murano 2

Sono 135 le opere in mostra. Una carrellata a partire da Hans Stoltenberg Lerche, l’artista norvegese che applicava cordoli e filamenti a caldo e “disegnava” con le polveri policrome. Vittorio Zecchin e Teodoro Wolf Ferrari nel 1914 presentano lavori a murrine, o ferro e vetro (Umberto Bellotto), segno di sperimentazioni alla ricerca di nuovi linguaggi. La modernità dei soffiati monocromi ispirati ai modelli rinascimentali che escono dalle fornaci di Giacomo Cappellin e Paolo Venini si alternano ai nuovi vetri trasparenti presentati nel 1926 dalle vetrerie nate dalla divisione di Cappellin e Venini. Nasce quasi per caso il vetro pulegoso, lo troviamo nei manufatti presentati alla Biennale del 1928.

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Pillole di una mostra – deux ex machina dell’allestimento Marino Barovier – tutta da vedere. Con le sue serie di animali e piante in vetro trasparente policromo (Vetreria Artistica Barovier). I vetri incamiciati e il vetro mescolato, gli acquari di Napoleone Martinuzzi. La mostra è accompagnata da un catalogo (a cura di Marino Barovier e Carla Sonego) che parla del vetro anche attraverso foto d’epoca, disegni e materiale documentario.

(crediti foto: Enrico Fiorese)

I bei tempi del vetro di Murano alla Biennale di Venezia ultima modifica: 2024-08-01T10:45:47+02:00 da Cristina Campolonghi

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