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“Il seme dell’abbraccio”: la poesia performativa della Salvagnini

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“Il seme dell’abbraccio”: dalla carta all’album digitale

Signore e signori vi presento l’ultimissima novità di poesia firmata interamente da veneziani!
La giovane poetessa di Venezia Silvia Salvagnini non si è limitata a pubblicare la sua raccolta “Il seme dell’abbraccio: poesie per una rinascita” (edito Bompiani), ma ci ha costruito sopra un album digitale dove è lei stessa a dare voce ai suoi versi, con Nico de Giosa alle musiche e Alessandra Trevisan al canto.

Poesia: donne, amore e violenza

L’eclettismo affamato dell’autrice trova pane nel suo progetto. La raccolta, e così anche l’album, è da leggere come un romanzo poetico di donne, amore e violenza, senza però mai scadere in stereotipi e retoriche comuni.
Poi, sarò sincera, amo leggere poesia ma non quando mi viene letta da altri: probabile reazioni ad anni scolastici dove voci stanche e didattiche di professori hanno fatto violenza ai versi di Catullo, Petrarca o Sbarbaro -che non avevano pretesa alcuna se non quella di essere letti con dolcezza-.
C’è da capire quindi la mia preoccupazione nel dover cimentarmi in un ascolto di questo tipo.

Ho aspettato le 19:30 e sono andata a Punta della Dogana. Seduta con i piedi a penzoloni, cuffie e play.

poesia

Copertina dell’album digitale

La musica, le voci

Parte la prima traccia: Gelatine (che vanta come Art Director: Edoardo Merotto). Fin dal primo secondo il ritmo esplode potente e alienante e stona con tutto quel tramonto che ho davanti agli occhi. Mi chiedo subito come sia possibile pronunciare poesie con un sottofondo tanto dominante. Poi cala, parte la voce, parte il canto, poi si rialza, poi voce e poi canto, avanti e indietro come un’onda, fino ad un climax da brividi.

I suoi versi hanno questa caratteristica che nella poesia amo: sono versi in divenire, versi che potrebbero continuare all’infinito come una lista di pensieri. Sempre gli stessi ma sempre diversi. Ne resto estasiata.
Le musiche elettroniche di de Giosa parlano quanto un discorso verbale e convivono in perfetto sodalizio con la voce carezzevole e accattivante della Salvagnini e con l’eco emotiva della Trevisan.
Poi c’è questa cosa che mi manda letteralmente fuori di testa: la Salvagnini è capace di pronunciare parole di per sè impoetiche (gelatine, call center, sistemi di botta) e renderle degne di titolo.
Magari me li avessero letti così Catullo, Petrarca e Sbarbaro.

La mia preferita?

L’amore dei bambini“. E’ una poesia che fa da dichiarazione sentimentale dell’autrice. Non vuole vivere mattine “come quando digrignavi i denti quella volta che ero incinta di cinque mesi e eri pieno di MD e non eri pieno di me“, in cui il rapporto tra due si fonda sulla dinamica elementare del “controllo dell’altro” (da: Rave al call center).
Quello che vuole è l’amore dei bambini

“che mi lascia di nascosto un fiore nel quaderno, che si sta nudi nella vasca a fare il bagno”

gesti ingenui e di quotidiana tenerezza che assumono un valore esistenziale se immersi tra le mura atroci e soffocanti della violenza domestica.

L’album è prodotto da Milk – Minds in a lovely karma e distribuito da Pirames International. Per ascoltarlo clicca su:
Per aggiornamenti e notizie sui concerti, seguite la pagina Silvia Salvagnini.
“Il seme dell’abbraccio”: la poesia performativa della Salvagnini ultima modifica: 2018-05-04T15:32:58+02:00 da Olimpia Peroni

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