Massimo Priviero, la voce rock che arriva dal litorale veneziano!

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Massimo Priviero, una voce rock inconfondibile che arriva dal litorale veneziano!

Un foto di Massimo Priviero di Fernando Bassi

Massimo Priviero & il rock, un sodalizio di successo che parte da Jesolo! Nato nel litorale veneziano nel 1960, 4 anni di conservatorio (solfeggio), il liceo classico, poi una laurea in storia contemporanea all’università veneziana Ca’Foscari. Da giovane ha fatto qualche supplenza, ma alla carriera di insegnante si è ben presto sostituita quella di musicista a tempo pieno. Ha curato anche delle produzioni discografiche, come quella recente per il cantautore vicentino Sergio Borsato.
Milanese di adozione dalla fine degli anni Ottanta, ha diversi album al suo attivo, il primo dei quali, inciso a Londra, è “San Valentino” del 1988. Il secondo, “Nessuna resa mai”, è prodotto da Little Steven, chitarrista della E Street Band di Bruce Springsteen. Altro album significativo “Rock & poems” del 2007, che è invece un omaggio alle canzoni e ai musicisti del passato, per lo più americani, che più ha amato e che, grazie alla sua voce inconfondibile e “graffiante” trovano nuova vita.
Al suo rock d’autore lo scrittore padovano Matteo Strukul ha dedicato un bel libro-biografia, dal titolo “Nessuna resa mai: la strada, il rock e la poesia di Massimo Priviero”. Si è dedicato anche al teatro, lavorando con scrittori come Roberto Curatolo, Daniele Biacchessi o il regista (e cantautore) sandonatese Giovanni Giusto. Dire che è il rocker solista più significativo del Veneziano può essere soggettivo e senza dubbio conoscerlo di persona o attraverso la sua musica aiuta a rafforzare questa convinzione! 

La storica rivista musicale Buscadero ha definito Massimo Priviero “la voce più bella e più vera del rock d’autore italiano”. Da dove arriva il segreto di questa voce?

Da un lato è un dono di Gesù, diciamo così, e dall’altro è lavoro, studio e saper tirar fuori tutte le potenzialità che esistono nella mia vocalità, che spero di avere. Penso che sia soprattutto nell’energia, nella quantità di emotività, oltre che sulle  corde vocali e sull’estensione. Questo è sicuramente un mio tratto caratteristico. E molto spesso che quello che scrivo, suono e canto si traduce in questa voce nei concerti: è una mia dote e un regalo che il destino mi ha fatto. Quindi la gente che viene a sentirmi nei live, sente che c’è questo legame tra ciò che sono e quello che scrivo e canto e quindi questo arriva molto forte emotivamente.        

Forse perchè il tuo album “Nessuna resa mai” fu prodotto da Steven Van Zandt o per l’italica mania di trovare paragoni, ti fu appioppata l’etichetta di Bruce Springsteen italiano, ti dava fastidio o ti riconoscevi?  

Da quell’album sono passati trent’anni, all’epoca da un lato era inevitabile e gratificante, ma dall’altro era una rottura di palle. A trent’anni lo capisci meno, ma con il passare del tempo mi viene più da dire che è la solita necessità che si ha per semplificare un po’ la comprensione di un artista, che all’epoca era quasi nuovo, con due soli album fatti. La critica e i giornalisti avevano bisogno di metterti un’etichetta addosso. Però meglio che ti definiscano lo Springsteen italiano piuttosto che il nuovo Pupo, detto con tutto il rispetto.      

Priviero in tour (da una foto di Ferdinando Bassi)
La foto per la locandina di un tour (by Ferdinando Bassi)

In effetti anche la tua produzione discografica è piuttosto varia, hai partecipato anche a un album folk, dei Luf, fatto canti alpini e più di recente “Essenziale” era un album praticamente acustico…

Sì, probabilmente ho sempre avuto una doppia anima, quella tra virgolette più rock, energetica, d’impatto sonoro e quella più acustica, scarna, essenziale. Ovviamente negli anni quest’ultima è andata sempre più prendendo forma.  

Ho letto che hai inciso anche alcuni album di gospel con lo pseudonimo di Tommy Eden, come mai? 

 Certo! E’ stato più o meno vent’anni fa e ne ho venduti una valanga! Ad un certo punto era imbarazzante perché per un anno sono stato, sotto mentite spoglie, l’artista che vendeva più dischi di gospel in italia. Una cosa divertente, perché fu una specie di sfida che mi lanciò una casa discografica. Alla fine di album gospel ne ho fatti  sei o sette, rifacendo i classici e scrivendo qualche gospel.
Fu una cosa divertente e poi mi piace la musica gospel, anche se le riletture erano fatte a mio modo e in chiave rock. Questo mi ha anche permesso per qualche anno di rallentare la mia produzione “italiana” e ciò, anche da un punto di vista professionale, mi ha generato delle entrate economiche che mi hanno permesso di essere più sereno nelle mie cose. Tenendo presente che la mia discografica conta 16 album e, con tutti gli altri, in una trentina d’anni sono comunque arrivato a mezzo milione di dischi venduti. Adesso i numeri sono molto più piccoli e non sono più la misura di un artista.              

La musica sta attraversando un momento di rivoluzioni tecnologiche, non più con supporto fisico, ma  scaricabile dalla Rete, come lo vivi da artista?

E’ frustrante da un lato e dall’altro è un discorso di come si sa usare la tecnologia e anche l’intelligenza artificiale, se può essere una forma di comunicazione. Dipende da quanto la si sa usare, può permettere di arrivare dove prima non era immaginabile, ma dall’altro è anche parecchio mortificante perchè, lo si voglia o no, tende ad appiattire tutto. Una canzone che dura quattro minuti può essere un capolavoro di Bob Dylan o una canzonetta di Sanremo. E poi cosa facciamo, misuriamo quanti views e quanti clic ha avuto?

A proposito, com’è il rapporto di Massimo Priviero con i media digitali, quanto sei “social”?

Sono parecchio scarso su questo. Ho una persona che si occupa dei miei social, che posta quello che dico io, ma uso i social tendenzialmente per comunicare quello che faccio, se c’è un concerto o un disco in uscita o rimandi ad approfondimenti al mio sito ufficiale. Ma è un uso minimalista. E’ ovvio che serve, ma è più che altro una forma  di comunicazione sulle cose che faccio.       

La cover della racolta  "Poetika"
La copertina di una raccolta del 2000 (Foto di Fabio Nosotti)

Prima hai citato Sanremo, segui il panorama italiano e chi apprezzi tra le nuove leve? 

Non do giudizi perchè seguo poco o niente e quindi non ho metri per poter giudicare. Sono sempre stato poco inseribile nella musica italiana d’autore, anche se sono stato un paio di volte ospite al Club Tenco di Sanremo, che è la rassegna più importante per la musica autorale. Conosco poco la musica d’autore, per quanto abbia amato molto Fabrizio de Andrè, ma non ho competenze, se non per dire che trovo le nuove leve che ci sono in giro, mi dispiace dirlo, per lo più dei “cantautorelli”.       

Invece chi segue Massimo Priviero del rock internazionale odierno?

Negli ultimi anni ci sono delle cose splendide che sono uscite. Artisti rispettabilissimi che mi sono piaciuti molto. A parte i grandi riferimenti come Dylan, Young e Springsteen, che rimangono dei grandi maestri, tra i più recenti aggiungerei Nick Cave. O giovani che hanno fatto da ponte tra la musica folk e il pop, come Ed Sheeran, che stimo molto come artista, perché vedo delle radici folk e delle cose che pochi trentenni hanno. In generale mi piacciono gli artisti che escono in maniera molto essenziale, chi riesce ad andare sul palco solo con chitarra e voce (o pianoforte e voce) e ad emozionare la gente con della poesia da comunicare. Senza fare troppi nomi, questi sono artisti che mi danno molto e che rispetto molto. Per quanto riguarda i festival non li seguo; la musica pop propriamente detta non la conosco e ho una pessima opinione dei talent show.

Ti sei dedicato anche al teatro, dove hai portato il tuo talento di rocker autorale…

Ho fatto delle cose, diciamo tra musica e teatro o anche teatro impegnato, però sono stati binari paralleli piacevoli, diversificazioni del mio modo di stare sul palco, di raccontare. Essendo poi un amante della storia, a parte gli studi, ho sempre cercato di farmi coinvolgere in situazioni dove conta la storia del nostro paese, con alcune canzoni che ho scritto (per lo spettacolo “Dall’Adige al Don”) sulla storia della ritirata dei soldati italiani dalla  Russia. L’ho fatto con grande amore e piacere.                       

Massimo Priviero e la sua chitarra (foto Sergio Piana)
Priviero in concerto fotografato da Sergio Piana

Invece con la scrittura come è andata che ti sei cimentato nel 2021 con l’autobiografico “Amore e rabbia”? 

Sì, è andata anche molto bene, anzi mi stanno chiedendo quando scrivo il seguito. Amore e rabbia era una sorta di autobiografia, dove ritornavo anche a casa e riprendevo da lì il filo della mia vita e delle mie origini, che sono sulla costa veneziana di Jesolo.

Qual è il tuo rapporto con la tua città e con la vicina (e se vogliamo molto musicale) Venezia?

Venezia rimane la più bella città del mondo. Se penso ai miei anni giovanili, allora non me ne rendevo conto, ma ogni mattina partivo all’alba da Jesolo, lasciavo la macchina a punta Sabbioni e prendevo il vaporetto fino a San Marco, per attraversare a piedi Venezia fino a Ca’Foscari. Quando avevo vent’anni mi sembrava che ci fosse solo tanta fastidiosa umidità, ma andando avanti mi sono reso conto quanto fosse bello -un sogno- andare all’università in questo modo. Per me Venezia è inimmaginabilmente bella. Per quanto riguarda Jesolo, ho un legame che non si è mai spezzato, anche se in trent’anni la città è diventata troppo di moda per i miei gusti e la cosa non mi fa impazzire. Lì ho ancora mia madre e mia sorella e oggi tre mesi ci sto qualche giorno e ogni paio d’anni  vado pure a suonarci.                       

Infine, attualmente a cosa sta lavorando Massimo Priviero e cosa vorrebbe realizzare che ancora non ha fatto?

C’è l’album con cui stiamo in studio adesso, che uscirà in autunno. Poi probabilmente, siccome non mi vedo rincoglionire su un palco, prima che accada, in futuro mi piacerebbe scrivere, non necessariamente cose legate alla mia vita. Come pensiero, scrivere mi piace molto e spero di riuscire in futuro ad essere legato alla scrittura, magari cambierò idea, ma oggi la penso così.  

Massimo Priviero, una voce rock inconfondibile che arriva dal litorale veneziano! ultima modifica: 2024-03-11T14:43:55+01:00 da Gigi Fincato

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