Serena Bertolucci, la sfida mestrina della direttrice del museo M9

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Serena Bertolucci, la sfida mestrina della direttrice del museo M9

Serena Bertolucci e Banksy

Da una repubblica marinara all’altra, Serena Bertolucci è approdata all’inizio del 2024 al timone della più importante istituzione museale mestrina, dopo aver diretto per 5 anni il genovese palazzo Ducale. Nata a Camogli (Genova) nel 1969, laureata lettere e con un diploma post-laurea in storia dell’arte, ha iniziato come collaboratrice scientifica della Soprintendenza per i Beni Artistici della Liguria, (ministero dei Beni Culturali). Si è poi occupata di catalogazione di opere d’arte, dirigendo anche importanti strutture museali in Liguria. 
La Fondazione di Venezia, di cui fa parte l’M9, punta molto su di lei per il rilancio dello spazio nel cuore della terraferma, che oltre a importanti esposizioni temporanee di artisti contemporanei (Emilio Vedova prima e Banksy ora) deve anche cercare di rivitalizzare la parte permanente, dedicata alla storia del Novecento. Già dal suo arrivo si è fatta conoscere, oltre che per la professionalità, anche per il rapporto diretto con addetti ai lavori e utenti e ha anche in programma di condurre lei stessa delle visite guidate

Intanto come è andato per Serena Bertolucci l’allestimento della mostra su Banksy?

C’è stato poco tempo per lavorare intorno alla divulgazione, ma siamo riusciti ad avere una grande presa sul territorio. L’idea che sta alla base della collaborazione con Metamorfosi Eventi (che ha prodotto la mostra) è di fare un’operazione culturale condivisa con la popolazione, anche perché Banksy ha il privilegio di essere considerato “uno dei recinti sicuri”, cioè una zona in cui le persone entrano senza temere il rapporto con l’opera d’arte. Una di quelle figure che non destano timore ad avvicinarsi. Speriamo di sfruttare questa capacità di arrivare profondamente alla coscienza delle persone per fare un passo in avanti.  Far capire che il patrimonio è condiviso e che i luoghi della cultura come l’M9 sono un’occasione per il territorio di crescere. Speriamo di dimostrarlo davvero, con tutte queste attività.

Bansky Vernice
Il primo giorno di apertura dell’esposizione su Banksy al museo M9

Ci sono anche molti street artist che lavoreranno qui durante la mostra… 

Abbiamo avuto un’adesione molto forte di artisti che hanno risposto, scoprendo che diversi street artists sono di queste parti, di Mestre, Padova, Treviso, veramente un movimento importante. Li abbiamo scelti a seconda dei loro linguaggi: questa mostra ne ha diversi, dall’astratto al figurativo, intanto per farli entrare nel museo, perché l’altra idea è quella che la mostra deve lasciare qualcosa. In più li abbiamo scelti per vivere fuori, per lavorare qui (ogni sabato, da marzo). Mi piacerebbe che anche l’esterno dell’M9 fosse sempre vivo e abitato dall’arte come adesso e come sarà grazie a tutti gli streets artists che hanno accettato di partecipare: fino al primo giugno, tutti i sabati avremo artisti che dipingeranno all’aperto. Alla fine ne verrà fuori anche un documentario.
E’ importantissimo proprio perché altrimenti la mostra non fa “disseminazione”, non appartiene al territorio, come invece dovrebbe essere. E come invece apparterrà grazie ad una serie di iniziative e di conferenze. Avremo anche Giulio Sapelli (economista e storico) che verrà appositamente per riflettere intorno al capitalismo, uno dei temi chiave delle opere di Banksy e tante altre iniziative, come pedalate urbane, visite guidate gratuite, grazie alla collaborazione con l’Accademia di Venezia.                

La Mostra di  Banksy arriva proprio all’ inizio del suo lavoro all’M9, come mai l’ha voluta?

Perché mi sembrava l’argomento giusto per portare avanti tutta una serie di azioni. Questa non è solo una mostra, c’è anche un legame con Venezia, c’è la possibilità di lavorare con il territorio, di intraprendere iniziative sulla rivitalizzazione urbana. Quindi l’argomento era giusto e mi aiutava perchè molto “accogliente”. E’ il ponte perfetto per fare delle riflessioni. Nella natura di M9 non c’è di fare una mostra e basta, ma di creare dei movimenti culturali, un’onda. Quindi questa  mostra l’ho voluta (e devo ringraziare Metamorfosi per i tempi stretti di allestimento) perché era la chiave giusta per aprire tutta questa serie di porte, quindi fare avvicinare le persone, fare le performance fuori dal museo, cioè un uso che non ha più le pareti fisiche, ma va finalmente verso la città. 

M9 Ingresso
L’esterno del mueso M9 di Mestre

 Viene da palazzo ducale a Genova, anch’essa Repubblica marinara, che altri punti di contatto ci sono con la sua precedente esperienza?

Una cosa bellissima che mi ha insegnato Renzo Piano è che le città d’acqua, come Genova e Venezia, hanno un’atmosfera particolare, una luce che, rispetto ad altre, le contraddistingue in modo determinante. Questo vuol dire anche avere una forte propensione alla conoscenza, all’orizzonte, solo che qualche volta ce lo dimentichiamo, magari perché ci accontentiamo di quello che abbiamo. In queste città vedo proprio questa “vocazione all’orizzonte”, che può essere anche fondamentale per la cultura. A volte, quando si opera in un posto troppo bello ci si accontenta , ci si basta…

A proposito di bellezza, che idea si è fatta finora di Mestre?

La conoscevo già bene, perché ci ho abitato per un periodo perché mio padre, che era marittimo, era stato male e fu ricoverato a lungo e salvato all’ospedale Umberto primo di Mestre. Tra le varie opportunità lavorative che avevo, ho scelta proprio questa con il cuore,  mi sentivo di saldare un debito con Mestre, non con Venezia. L’ho scelta anche con la testa perchè secondo me questo luogo ha un sacco di potenzialità. Più che una sfida culturale è il mio lavoro, sono profondamente convinta che la cultura sia un motore di crescita, di formazione e si possano fare tantissima cose. E’ un laboratorio di integrazione, nuova idee per la città, nuova concezione del turismo, formazione della cittadinanza, futuro. Mestre è il luogo perfetto per essere un punto di riferimento sul territorio nazionale per queste tematiche.

Oltre alle visite di abitanti e scuole, come si può ampliare l’utenza della parte permanente dell’M9, visto anche l’aumento dei posti letto per turisti a Mestre?

Lo annuncerò tra poco, ma posso anticipare che ho un progetto molto interessante. Il problema è che i musei multimediali hanno anche bisogno di qualcosa che interrompa la concentrazione (questo è venuto da studi recenti): oggi l’attenzione dei nostri ragazzi arriva ad 8 secondi! Quindi se si deve comunicare dati e informazioni bisogna sapersi regolare. Presenteremo un progetto che andrà anche ad incidere su questo fattore.

Serena Bertolucci, la sfida mestrina della direttrice del museo M9 ultima modifica: 2024-03-01T12:42:09+01:00 da Gigi Fincato

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