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Ca’ Foscari e il Ghetto oggi, a 80 anni dalle leggi del regime fascista

Ca' Foscari regime fascista ghetto

Foto di copertina: Archivio storico dell’Università Cà Foscari, Venezia

1938 – il regime fascista e Venezia

L’Università Ca’ Foscari dopo esser riuscita negli anni Venti a mantenere le distanze dal regime fascista -anche grazie ad alcuni docenti antifascisti– è costretta a conformarsi alle direttive del sistema. Venezia d’altronde non era nuova ad una sorta di segregazione razziale, come dimostra il Ghetto Ebraico.

Ca' Foscari regime fascista ghetto

Copertina della rivista “Difesa della razza”

Ca’ Foscari apre le porte all’archivio

A 80 anni dall’emanazione delle leggi liberticide Ca’ Foscari apre il proprio archivio storico: ricorda la sua collaborazione con il regime, ma allo stesso tempo esorta a collettive riflessioni e prese di coscienza.

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Programma a CFZ

“La Difesa della razza”

Fu la rivista “La difesa della razza” (1938-1943) di Talesio Interlandi a divulgare la superiorità della razza ariana, ponendo tale ideologia su basi scientifiche inesistenti.
Da quel momento in poi il razzismo si radicalizza in cultura di massa, mass media ed educazione: il divergente diveniva un bersaglio da annientare politicamente, socialmente e fisicamente.

«Il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti, se veramente vogliamo che in Italia ci sia, e sia viva in tutti, la coscienza della razza. Il razzismo nostro deve essere quello della carne e dei muscoli; e dello spirito, sì, ma in quanto alberga in questi determinati corpi, i quali vivono in questo determinato Paese; Non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo: l’attestato del sangue». (1942 Giorgio Almirante, segretario di redazione de «La Difesa della Razza»)

Mette i brividi pensare che nemmeno un secolo fa per i giornalisti divulgare pensieri simili era un diritto e un dovere in quanto cittadini italiani.

Ci sono tre nomi che devono essere ricordati

A dirla tutta, dovrebbe essere ricordato ciascuno dei 246 ebrei veneziani deportati. Ma per questi è stata edificata una lapide che per sempre ricorderà i loro nomi in Campo del Ghetto Nuovo.

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Gino Luzzatto in una foto d’epoca

1938 = Cinque illustri docenti ebrei vennero espulsi dall’università Ca’ Foscari, tra cui Gino Luzzatto, uno storico di fama nazionale. Anche il rettore Lanzillo aveva capito l’insensatezza della cosa: congedò uno dei più grandi vanti dell’Università con una lettera imbarazzata. Piena di rammarico e ammirazione.
Gino Luzzatto divenne in seguito il primo rettore del dopoguerra.
La docente Olga Blumenthal. Venne deportata a Ravensbruck all’età di 71 anni, sola e malata. Non fece più ritorno.

Siamo nel settembre del ’43

L’occupazione tedesca di Mestre e Venezia dà avvio alla soluzione finale.
Gli arresti e le deportazioni avvennero tra il 1943 e il 1945. Durante la persecuzione nazifascista la vita nel ghetto ebraico continuò, non senza pericoli, ma soprattutto non senza gli aiuti della Chiesa e dei non-ebrei spinti dal senso di comune umanità.
Giuseppe Jona scelse di rimanere a Venezia come riferimento per chi non voleva o non poteva fuggire. Quando le autorità tedesche pretesero la lista degli ebrei rimasti in città, si suicidò per non consegnargliela.
E’ ricordato oggi in una targa del Campo del Ghetto di Venezia come “maestro di rettitudine e bontà” per aver aiutato la comunità ebraica “nell’ora tristissima della persecuzione”, offrendo “i tesori dell’anima sua grande”.

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Il Ghetto Novo visto dall’alto

Il Ghetto ebraico a Venezia

Dalla Stazione di Santa Lucia proseguite per Strada Nova. Dopo il Ponte delle Guglie girate a sinistra. Sulla destra si apre un sottoportego, nonché l’ingresso del Ghetto.
In passato questa zona ospitava le fonderie della città: ghetto deriva dalla parola veneziana “géto” cioè fondere. Era qui che venivano forgiati i piccoli cannoni delle navi veneziane.

Nel 1300 venne espropriata alle famiglie che vi abitavano per essere concessa agli ebrei, permettendo loro di integrarsi nella vita cittadina. Nonostante questo è fin da prima dell’anno Mille che si registra la presenza di alcune comunità. È tale presenza ad aver reso quello veneziano il ghetto ebraico più antico d’Europa.

Già dal ‘500 si stabilirono divieti per il ghetto. Si decise che gli ebrei non sarebbero potuti uscire né di notte né durante le festività cristiane. 

La zona del ghetto già a quel tempo si presentava come al giorno d’oggi: una piccola isola, circondata da canali, a cui si accedeva solo tramite due ponti.

Si divide in tre zone: ghetto vecchio, nuovo e nuovissimo.
Il nuovo è in realtà il più antico, dove si stabilirono le prime comunità. La sua piazza principale ospita le sinagoghe originarie (che assomigliano in tutto e per tutto alle abitazioni, non immaginatevi guglie o torri di alcun tipo) e il museo ebraico.

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Campo del Ghetto Nuovo

 Andare in rosso!

Nel ghetto vennero istituiti tre Banchi di Pegno: il Rosso, Verde e Nero, per via del colore delle ricevute che venivano consegnate ai clienti. Solo il Rosso è stato restaurato e aperto ai visitatori.

A Venezia si dice che il termine bancario “andare in rosso” derivi proprio da questo antico Banco di Pegni!

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Il Banco Rosso, l’unico sopravvissuto dei tre

Lo sapevi che..

Gli ebrei a Venezia rappresentavano una preziosa fonte di guadagno. Mercanti scaltrissimi, erano gli unici a poter prestare denaro in pegno, pratica vietata ai cristiani perché si trattava di guadagnare interessi dal tempo.

E per la religione cristiana il tempo apparteneva solo a Dio, non poteva diventare fonte di guadagno.

Ca’ Foscari e il Ghetto oggi, a 80 anni dalle leggi del regime fascista ultima modifica: 2018-01-24T11:36:33+01:00 da Olimpia Peroni

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