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Le cortigiane veneziane, una forma di emancipazione?

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In una città cosmopolita e attiva come era Venezia ai tempi della Serenissima trovò terreno fertile il fenomeno delle cortigiane. La Repubblica non era solo il cuore pulsante di una fiorente attività commerciale, ma anche centro di passaggio per pellegrini, gente in movimento, forestieri di ogni sorta. Molti erano coloro i quali si recavano in laguna per l’elevato numero di reliquie preziose. Altrettanti quelli che arrivavano sulla scia delle rotte orientali per la compravendita di beni di lusso. In questo ambiente, prettamente maschile, fioriva il fenomeno della prostituzione. Come gran parte delle attività non solo era controllata dal governo cittadino ma anche sfruttata come strumento per mantenere l’ordine pubblico.

Il numero di cortigiane presenti nella città era elevatissimo. Secondo il censimento del 1509 se ne contavano 11.164. Di cortigiane vi erano due categorie. Da un lato le cortigiane di basso rango, le “cortigiane di lume”, rilegate a case malsane e frequentate dai ceti più bassi della popolazione. Dall’altro quelle di alto rango dette anche “cortigiane honeste”. Erano donne molto belle e molto istruite,muse di artisti, a volte loro stesse artiste. Grazie alle loro spiccate doti sociali erano al fianco degli uomini più facoltosi. Venivano invidiate dalle altre donne poiché più libere ed emancipate, sebbene la loro vita subisse gli alterni della sorte legati alla professione.

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Secondo un censimento del 1509, a Venezia si contavano 11.164 cortigiane

LE CORTIGIANE VENEZIANE: UNO SPACCATO DELLA SOCIETA’

Le attività delle cortigiane erano strettamente regolamentate dalla Repubblica di Venezia. Il luoghi entro cui erano libere di svolgere la loro attività erano due. Il quartiere detto “il Castelletto”, vicino a Rialto, e il Rio Terà delle Carampane. Dal ponte che è noto come Ponte delle Tette si affacciavano a seni scoperti per attirare la clientela. Era loro proibito di adescare gli uomini al di fuori di queste zone e durante le feste sacre. Potevano stare fuori solo fino al suono della terza campana serale. Non potevano frequentare le osterie e era loro concesso di girare per la città solamente il sabato.

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Il ponte delle Tette

Le cortigiane che sgarravano erano punite con pene che variavano dalle 10 alle 15 frustrate. Generalmente le case erano gestite da delle matrone anziane che si occupavano anche del pagamento delle tasse e della contabilità. Il mestiere era estremamente redditizio per le casse statali e per questo attentamente controllato. Faceva anche da deterrente al fenomeno dell’omosessualità e per questo veniva incentivato. La prostituzione era vista come strumento diversivo per il controllo della morale e per l’incentivo del turismo.

CORTIGIANE D’ECCEZIONE: VERONICA FRANCO

Una delle cortigiane veneziane più conosciute ed ammirate fu senza dubbio Veronica Franco. La donna, nata a Venezia nel 1546 da una famiglia borghese, era nota per la sua bellezza e la sua cultura. E’ famosa soprattutto per i versi che seppe scrivere, raccolti in svariati volumi. Fu amata da alcune delle personalità più influenti del tempo tra cui si enumera anche Enrico Valois, figlio di Caterina de Medici.

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Un ritratto di Veronica Franco

Ma non è il novero dei suoi amanti a farne lo spessore, quanto piuttosto il suo essere stata un’eroina del suo tempo. Veronica Franco seppe proporre un’ideale diverso di donna e di femminilità, che difese per tutta la vita. Citando le sue parole: « Se siamo armate e addestrate siamo in grado di convincere gli uomini che anche noi abbiamo mani, piedi e un cuore come il loro. Anche se siamo delicate e tenere, ci sono uomini delicati che possono essere anche forti e uomini volgari e violenti che sono dei codardi. Le donne non hanno ancora capito che dovrebbero comportarsi così, in questo modo riuscirebbero a combattere fino alla morte. Per dimostrare che ciò è vero, sarò la prima ad agire, ergendomi a modello

Le cortigiane veneziane, una forma di emancipazione? ultima modifica: 2018-05-28T10:08:34+02:00 da Eva Zilio

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