Gualtiero Bertelli, ottant’anni all’insegna della musica popolare

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Gualtiero Bertelli, ottant’anni all’insegna della musica popolare veneta

Bertelli a La7

Dagli anni Sessanta Gualtiero Bertelli è uno degli storici portabandiera della musica popolare veneziana. Nato a Venezia nel 1944 da una famiglia operaia della Giudecca, si è  diplomato alle magistrale, insegnando poi alle elementari, ma studiando anche musica e suonando in gruppo di musica leggera. Tra i fondatori del Canzoniere Popolare Veneto, con il fratello Tiziano, Luisa Ronchini, Rosanna Trolese ed Alberto D’Amico. Il suo maggior successo è la struggente, romantica e impegnata Nina ti te ricordi, ripresa anche da Francesco de Gregori e Giovanna Marini. Altra canzone importante, Vedrai come è bello del 1966, che nell’interpretazione di Bruno Lauzi, fu sigla di Turno C, programma Rai sul mondo  del lavoro. Negli anni Ottanta ha fatto anche politica attiva come assessore alla cultura e all’istruzione del Comune di Mira. Ha fondato con Beppa Casarin la Compagnia  delle acque e collaborato con gli scrittori Gian Antonio Stella e Edoardo Pittalis per diversi spettacoli.   

Possiamo avere una definizione di musica popolare, secondo Gualtiero Bertelli?

Quando si parla di musica popolare non si può negare che una canzone come “Marieta monta in gondola” (1954) sia popolare. Oppure pensiamo ad autori che si rifanno in qualche modo a tematiche popolaresche. Né si può negare che “Volare” di Modugno sia popolare, nel senso che il mondo intero la conosce. In questa accezione è difficile fare delle distinzioni. La lingua inglese ha due termini per indicare la musica popolare, che ci dicono esattamente cos’è popolare e sono Folk e Popular. Quest’ultima è la musica conosciuta da  molta gente, popolare nel senso delle canzonette che cantano tutti, come quelle note in tutto il mondo, mentre folk è una canzone che è nata e si è sviluppata nella realtà locale e che poi si è diffusa (non importa se molto o poco), per cui può anche essere che sono popolari anche le canzoni cantate da un piccolo nucleo di persone, come da un paese.
Alla base c’è quindi anche un’attività di ricerca e raccolta, che fa lo studioso di etnomusicologia per permettere alla gente di conoscere cose fino a ieri sconosciute ai più, ma non per questo non popolari. Pensiamo ai canti delle impiraresse veneziane, un gruppo abbastanza ristretto, le cui canzoni erano legate agli scioperi d’inizio Novecento, che oggi sono diventate di conoscenza comune, grazie al lavoro di ricerca e di riproposta. Ma non è che quando non erano note non fossero popolari, erano anzi popolarissime, nel senso di folk. Invece una canzone d’autore non è popolare finché non ha un’ampia dimensione economica, di diffusione e di conoscenza.

Bertelli Album
La cover di un album del 1977 di Bertelli

Quindi non è poi così facile definire una canzone?

La massa di canzoni che oggi definiamo pop è gigantesca, mentre le canzoni di un secolo fa, a parte quelle del regime fascista, si conoscevano (come quelle di Petrolini) perchè  si potevano sentire nei caffè-concerto o in certi teatri, ma poi tutto finiva lì, perchè il numero dei consumatori era limitato. I canti degli alpini nella prima guerra mondiale si diffusero per tutta l’Italia diventando popolari perché cantate dagli stessi soldati una volta a casa.
La Canzone del Piave è sicuramente popolare, ma la distinzione non è sempre facile da fare, perchè certe cose sono sia popolari, in quanto nate da una condizione, ma anche pop: molte canzoni d’autore diventano cioè popolari in quanto fatte proprie da gruppi, zone o regioni. C’è però anche un confine condiviso, che fa sì che una canzone possa essere l’una e l’altra cosa insieme. E’ anche interessante capire quali sono le canzoni di origine popolare che sono diventate pop, cioè fatte proprie dal grande pubblico dei consumatori, grazie all’arrivo dei dischi, della radio, della tv e di internet, che fa in parte sovrapporre i vari generi.                                     

Qual è stata l’importanza del Canzoniere Popolare Veneto e dei vari canzonieri locali  che si sono sviluppati dagli anni Sessanta in Italia?

Il Canzoniere Popolare Veneto ha fatto parte di un movimento, siamo stati tra i primi gruppi locali che si sono formati all’insegna del canto sociale e della ricerca, attraverso studiosi e musicisti. Erano gli anni Sessanta, ma già dalla seconda metà degli anni Cinquanta era nato a Torino Cantacronache, il primo gruppo con l’obiettivo di fare canzoni diverse, che dicessero basta alle canzoni di consumo tipo Sanremo per raccontare la vita attraverso canzoni sociali provenienti da tutt’Italia. Tra i fondatori Italo Calvino e Sergio Liberovici, marito della cantante Margot e padre del regista Andrea. Anni dopo a Milano nacque il Nuovo Canzoniere Italiano, promosso dalle Edizioni Avanti, con “mission” la ricerca del canto sociale e relativa promozione dell’attività sul territorio nazionale. In questo contesti si muoveva anche il gruppo del Veneto.

Bertelli La7 Bis
Gualtiero Berrtelli ospite del programma tv L’Infedele di Gad Lerner

A quel tempo Bertelli non era ancora un cantautore…

All’epoca suonavo la fisarmonica nelle sale da ballo veneziane e poi ho pensato di scrivere delle canzoni mie per raccontare la realtà. Contemporaneamente, vicino a San Polo, era stata aperta dagli anarchici la libreria Internazionale, dove si trovavano i dischi di musica popolare, e che era frequentata anche dalla cantante Luisa Ronchini, con una voce notevole. Con lei nel 1964 abbiamo fondato un gruppo (il Canzoniere Popolare Veneto) per fare ricerca sulla canzone veneziana e poi veneta e per fare concerti in giro. Dopo qualche mese sono arrivati anche Alberto D’amico (anche lui con una voce notevole) e altri. Questa storia l’ho poi raccontata nel 2014 nel libro “Venezia e la fisarmonica”.
Poi abbiamo anche inciso dischi solisti con repertori nostri, mentre con  il gruppo si cantavano canzoni di altri, ma soprattutto tradizionali, raccolte da noi. Nel 1967 organizzammo anche una rassegna musicale a Venezia “L’altra Italia”, dove proponemmo per la prima volta lo spettacolo “Tera e aqua”, da cui è tratto il disco “Addio Venezia addio”, che per la prima volta raccontava la realtà di Venezia attraverso la canzone.   

Successivamente c’è stato anche un altro gruppo importante, la “Compagnia delle acque”, come andò?

Nel 2002 ero andato alla presentazione del giornalista e scrittore Gian Antonio Stella, che aveva fatto il libro  L’Orda, sull’emigrazione italiana, con la cantante Beppa Casarin e il suo gruppo, presentando sette canzoni su questi temi. La cosa è piaciuta e da lì sono nati un tour ed un disco “Quando emigranti…” a nome “Compagnia delle acque”. Anche in questo caso abbiamo trovato materiali e scritto canzoni per realizzare questo ed altri album.

Bertelli Libro
La copertina del libro autobiografico di Bertelli

Ancora più di recente hai collaborato con un altro giornalista e scrittore, Edoardo Pittalis…  

Con lui ci siamo incontrati proprio mentre suonavo con Stella. Abbiamo pensato di fare qualcosa insieme e abbiamo provato a una conferenza di Pittalis, che da lì è proseguita e continua tuttora. Ultime, negli anni del Covid “La Serenissima e le epidemie”,  poi “La marcia su Roma” e  “La montagna nel bicchiere” sulla tragedia del Vajont, sempre con il chitarrista Cimo Nogarin

Un’ultima domanda a Gualtiero Bertelli: “Vedrai come è bello” era una canzone di protesta piena di ironia, perché oggi se ne scrivono sempre meno? 

I “veci”, se non muoiono, reggono ancora. Di giovani ce ne sono tanti di interessanti, ma si confondono con la canzonetta, nel senso che non sono più caratterizzati come potevano essere Francesco Guccini, Ivan della Mea o Francesco De Gregori e Giovanna Marini, i quali, riprendendo nel 2002 la mia Nina, hanno contribuito a rilanciami, anche se in misura minore rispetto al passato. Erano altri tempi, oggi è tutto più complicato, anche fare concerti o vendere dischi. Questi ultimi sono diventati praticamente solo dei biglietti da visita. A proposito, sta per uscire il mio nuovo album, intitolato “Tutto come se”!          

Gualtiero Bertelli, ottant’anni all’insegna della musica popolare veneta ultima modifica: 2024-04-27T10:15:15+02:00 da Gigi Fincato

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