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Aperta a Venezia la Biennale Arte “Stranieri ovunque”

Biennale Arte Centrale

Colori, suoni, odori: in estremissima sintesi si potrebbe raccontare con queste tre parole l’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia aperta, fino al prossimo 24 novembre, nei due tradizionali spazi dei Giardini e dell’Arsenale. A cominciare dal Padiglione Centrale dei Giardini la cui facciata per questa occasione è diventata un monumentale e coloratissimo murale realizzato da un team di artisti brasiliani. Questo il biglietto da visita, che si rincorre poi di Padiglione in Padiglione, di spazio in spazio, approfondendo con differenti declinazioni il titolo di questa sessantesima edizione: Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere. Che si ripete in ben 53 lingue diverse, occidentali e non (fra cui diversi idiomi indigenti, alcuni dei quali di fatto estinti), nell’installazione di colorate sculture al neon sospese sull’acqua delle Gaggiandre all’Arsenale.

Neon Gaggiandre

Stranieri ovunque perché, come sottolinea il curatore di questa Biennale Arte, Adriano Pedrosa, gli artisti hanno sempre viaggiato e si sono sempre spostati. Divenendo essi stessi “Stranieri, immigrati, espatriati diasporici, émigrés, esiliati e rifugiati”. Ma anche stranieri nella propria terra, come spesso è successo agli artisti indigeni, queer, outsider, folk o popular. E la cui produzione è il fulcro di questa sessantesima edizione che, allargando i confini della parola “stranieri”, ne fa anche una dimensione dell’anima. A cominciare dal Padiglione Italia, all’Arsenale, dove si fondono esperienza visiva, tattile e sonora. Due qui/To Hear, questo il titolo. Sono spazi dove, nelle intenzioni del curatore Massimo Bartolini, un mega intreccio di tubi sonori, canne d’organo, invita all’ascolto come stimolo all’introspezione.

Padiglione Italia

Tanti collegamenti con l’attualità della cronaca in questa Biennale Arte. Il Padiglione di Israele è chiuso perché l’artista e le curatrici hanno deciso di non aprire fino alla liberazione degli ostaggi. Tutto è pronto all’interno, dove scorrono le immagini dei video che si intravvedono dalle pareti di vetro. Un cartello bianco scritto in nero spiega il perché della chiusura.

Padiglione Israele

Nel Padiglione della Polonia protagonista è la guerra in Ucraina, grazie all’installazione audiovisiva del collettivo ucraino Open Group. Si tratta di una specie di karaoke, un’opera interattiva, realizzato con i suoni della guerra, quelli fissati nella memoria dei protagonisti, rifugiati civili, di questo racconto. Il Padiglione della Russia, chiuso dall’inizio del conflitto nel 2022, quest’anno è stato riaperto per ospitare lo Stato Plurinazionale della Bolivia. L’allestimento intreccia narrazioni diverse dei popoli delle Ande. Una polifonia di opere espressioni di tante culture differenti, perché nell’essere stranieri e plurinazionali si può essere un unico popolo che conosce il rispetto reciproco.

Padiglione Centrale

Nel Padiglione Centrale gli approfondimenti legati al tema di questa edizione sono importanti. A cominciare dalla sala dedicata alla diaspora di artisti italiani che hanno viaggiato e si sono trasferiti all’estero. Integrandosi in quelle culture (africane, asiatiche, latino americane, ma anche europee e statunitensi) dove hanno costruito le loro carriere.

Padiglione Venezuela

Multicolor il Padiglione del Venezuela, con un’ambientazione cromatica che invita il visitatore a partecipare al completamento dell’opera durante sessioni di street art collettiva. Suoni, luci, movimenti, odori animano il Padiglione del Giappone.

Padiglione Francia

Quello della Francia propone sequenze musicali e stimolazioni evocando presenze mitologiche. Per restare ai solitamente più gettonati dal pubblico, coinvolgente è il Padiglione della Gran Bretagna, con otto diverse opere multischermo (ispirate ai Cantos di Ezra Pound) che raccontano di migrazioni, memoria, ingiustizia razziale, ambiente, e un sottofondo di suoni registrati all’esterno del Padiglione e poi rielaborati.

Padiglione Gran Bretagna

Coloratissimo e gioioso il Padiglione degli Stati Uniti, ricco di arte indigena e di tante identità culturali.

Padiglione Stati Uniti

Esperienza visiva, olfattiva e acustica nel Padiglione della Germania, scenario di un presente catastrofico, narrazione di epoche passate, con un terzo progetto nell’isola della Certosa. Merita una segnalazione il Padiglione dell’Egitto, dove una narrazione musicale molto coinvolgente, Drama 1882, riesamina la narrativa tradizionale della guerra coloniale occidentale.

Arsenale Biennale

Artisti indigeni, folk, queer, sono ampiamente presenti nelle Corderie dell’Arsenale, dove l’artigianato e le tradizioni “giocano” con i colori e i materiali. In particolare il tessile, ma non solo. Una policromia artistica che si conferma essere uno dei tratti caratteristici di questa Biennale, con 90 partecipazioni a cui si aggiungono trenta Eventi Collaterali.

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Quest’anno il Leone d’Oro per la migliore Partecipazione Nazionale è andato all’Australia. Un Padiglione di grande impatto dove Archie Moore ha lavorato per mesi per disegnare a mano con il gesso un monumentale albero genealogico della First Nation. “Questa installazione – ha motivato la giuria – si distingue per la sua forte estetica, il suo lirismo e la sua invocazione per una perdita condivisa di un passato occluso“.

Padiglione Venezia

Pillole di una Biennale tutta da scoprire. Passeggiando fra gli spazi dell’Arsenale e quelli dei Giardini, sono da indagare e ricercare anche i tanti significati di quel Stranieri ovunque evocato dal titolo. Perché “Ovunque ci si trovi – spiega il curatore Adriano Pedrosa si incontreranno sempre degli stranieri: sono/siamo dappertutto”. In particolare nella città della Biennale, Venezia, il cui Padiglione, ai Giardini, parla di viaggi e di sapere attraverso una multidisciplinarietà di linguaggi artistici.

Aperta a Venezia la Biennale Arte “Stranieri ovunque” ultima modifica: 2024-04-22T19:29:44+02:00 da Cristina Campolonghi

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