Andrea Manzo, ovvero del come prendere sportivamente la Musica

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CULTURA INTERVISTE

Andrea Manzo, ovvero del come prendere sportivamente la Musica

Andy Manzo e la sua Fender

Poliedricità. Una caratteristica importante per un artista. Lo è anche per Andrea Manzo. Nato a Venezia nel 1962, Andy (così è noto nell’ambiente musicale) è laureato in lingue a Ca’ Foscari, musicista con il gruppo ska Fahrenheit 451 e precedentemente con altri gruppi, come Muran Buran, Sybyl Vane, Definitive Gaze ed anche con Porfirio Rubirosa and his band. E’ a tutti gli effetti anche un “addetto ai lavori” in veste di organizzatore – produttore. Attivo pure come giornalista con la carta stampata, nell’emittenza radiotelevisiva locale, per vari uffici stampa ed infine anche guida turistica. Una curiosità: il nostro Andrea Manzo Manzo non c’entra proprio per niente con il suo omonimo ex calciatore del Milan e già allenatore del Venezia Calcio…

Con i Fahrenheit 451 e altri gruppi, sei parte della comunità musicale veneziana, cosa e chi vedi all’orizzonte fra le “nuove leve”?

Onestamente non conosco moltissimo la nuova scena, in realtà vedo un ritorno di tantissime band che tornano insieme dopo molti anni. Noi abbiamo riformato i Fahrenheit 451 per celebrare i trent’anni dell’uscita del videoclip di “Uccidiamo il chiaro di luna”, ma ad esempio sono tornati insieme anche i Tacabanda. Credo che la nostra generazione avesse una passione per la musica, sia come produzione che come fruizione, che adesso fatico a trovare nelle nuove leve.

Cover di un cd del gruppo di Andrea Manzo
La copertina dell’album Greetins from Marghera dei Fahrenheit 451

Quanto è difficile organizzatore eventi e vivere di musica in una città così particolare come Venezia (anzi due città, con Mestre)?

Credo che vivere di musica in Italia sia difficile ovunque, a maggior ragione se proponi musica propria e non cover. Poi a Venezia centro storico ovviamente le cose si fanno più complicate per questione logistiche e di spazi. Nei cinquant’anni in cui suono mi sarò esibito a Venezia una quarantina di volte, a qualche festival o per il carnevale. Non esiste un club che proponga musica dal vivo (intendo non in acustico), anche perché dopo trenta secondi qualcuno chiamerebbe i vigili. Devo dire che anche in terraferma comunque non ci sono più tanti locali, come poteva essere negli anni Ottanta e Novanta. 

Per l’Andrea Manzo giornalista com’è stato scrivere delle sette note  e occuparsi di critica musicale?

In realtà ora mi occupo soprattutto di sport e per quanto riguarda la musica sono per lo più interviste. Agli inizi della carriera di giornalista però mi sono occupato di critica musicale e, essendo anche musicista, cercavo di non essere troppo drastico nelle critiche, perché so quanto lavoro e passione c’è dietro.

Manzo Carnevale
Andrea Manzo sul palco del Carnevale di Venezia in piazza san Marco

Invece in qualità di musicista, hai collaborato con artisti veneziani come Sir Oliver Skardi e Porfirio Rubirosa, cosa ricordi con maggior soddisfazione?

Ovviamente è stato un piacere collaborare con entrambi, sia in studio che dal vivo. Se penso ai concerti con Skardy, abbiamo avuto la possibilità di suonare in tanti posti davanti ad un bel pubblico, ma probabilmente il ricordo più importante è quello che avvenne dopo un concerto in cui aprimmo la serata per i Wailers, la band di Bob Marley, che ci invitò nel finale sul palco per una jam session. Con Porfirio ogni concerto era una sorpresa e resta memorabile la volta in cui suonammo a Varsavia in Polonia, perché a fine concerto ci toglievamo i vestiti e inscenavamo un incontro di wrestling e una delle persone tra il pubblico si è tolto la camicia e voleva fare a pugni e ho dovuto spiegare che era solo una messa in scena.
Ma il concerto che non potrò mai dimenticare fu il 13 febbraio del 1999: con i Fahrenheit 451 dovevamo suonare in piazza San Marco per il carnevale, ma alla mattina andai all’ospedale perché doveva nascere mia figlia Matilda. Ci mise un po’, perché è nata alle 20.47. Dopo aver assistito al parto e aver baciato entrambe, mio suocero mi ha portato in auto a piazzale Roma, quindi ho preso un taxi acqueo e sono arrivato a San Marco dove mi aspettavano quindicimila persone. Due cose già incredibili prese singolarmente, vissute nel giro di mezz’ora sono state da andare fuori di testa.

Le tecnologie e internet rendono la musica sempre più “liquida”, che pro e contro vedi nel futuro di chi vive in questo mondo?

Non sono avverso alla tecnologia; ad esempio uso l’IPad per registrarmi alcune tracce di chitarra, ma non posso che essere legato ad un periodo “analogico”, sia nella produzione della musica (uso una Fender Stratocaster del 1975 e ho un amplificatore valvolare) sia nell’ascolto, perché la bellezza di avere tra le mani un vinile è imbattibile. Credo che la differenza sostanziale sia che ora è tutto a portata di mano, tutto è accessibile e questo in qualche modo toglie il gusto di ricercare, di sperimentare, di faticare per raggiungere un obiettivo”.

Andrea Manzo, ovvero del come prendere sportivamente la Musica ultima modifica: 2023-12-19T09:54:32+01:00 da Gigi Fincato

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