Gigi Masin, un mix di successo in tutte le sue declinazioni musicali

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Gigi Masin, un mix(er) di successo in tutte le sue declinazioni musicali

Ph Gigi Masin by Le Trabendo

Le atmosfere di Gigi Masin, intrise di minimalismo contemporaneo, umanizzano l’elettronica dei sintetizzatori e piacciono molto, al punto che il musicista veneziano ha saputo conquistarsi uno spazio importante anche fuori dai confini nazionali. Nato a Venezia nel 1955, una vita lavorativa trascorsa nel settore delle telecomunicazioni. Parallelamente nel mondo della musica, un inizio come apprezzato dj nelle emittenti locali (radio Venezia e Novaradio), grazie alla sua conoscenza della musica e ad una voce inconfondibile. Successivamente ha composto musiche per spettacoli teatrali e documentari televisivi, lavorando anche per la Rai.
Il suo primo disco, Wind del 1986, autoprodotto, è diventato col tempo un vero e proprio oggetto di culto. L’album fu rimasterizzato e ristampato nel 2015 per la sua etichetta “The bear in the moon”.  Il nome di Gigi Masin cominciò a circolare sempre di più quando alcuni suoi brani furono campionati, cioè rielaborati ed utilizzati, da alcuni musicisti e soprattutto dalla cantautrice islandese Björk, con “It’s in our hands” del 2002. Il brano era compreso in ”Les Nouvelles Musiques De Chambre 2”, realizzato con il batterista inglese Charles Hayward nel 2002.
Significativa anche la sua collaborazione con il gruppo mantovano Tempelhof, che ha originato due ottimi album, Hoshi, nel 2014 e Tsuki nel 2016. Un fortunato incontro tra il rock del gruppo e l’ambient del tastierista veneziano. Nel 2014 Gigi Masin formò, con lo scozzese Jonny Nash e l’olandese Marco Sterk i Gaussian Curve. Il trio realizzò due pregevoli album, Clouds (2014) e The Distance (2017). Il suo ultimo album in studio da solista (Vahinè) risale invece al 2022.

Dirti che sei difficilmente classificabile è farti un complimento per l’originalità, ma a doverti proprio definire, che termini ti piacciono di più, ambient, minimal, new age?

Ho amici carissimi che ascoltano la stessa musica da quarant’anni, il che è un male trasversale della cultura italiana in ogni campo, la tipica nostalgia degli anni ‘belli’. Le definizioni per me non hanno molto significato, poi esci dal nostro paese ed è tutta un’altra faccenda. Si parla di musica ‘tout court’ ed etichettare un musicista è come mettergli delle catene ai piedi. Mi occupo anche di musica antica, di jazz, di cinema… mi sa che non ne verremo fuori facilmente. Chiunque è libero di considerarmi come meglio preferisce, comunque!

Masin Livea Foligno (Ph Dancity Festival)
Gigi Masin in uno spettacolo a Foligno (Ph Dancity Festival))

Anni ai microfoni delle più note radio locali hanno contribuito anche ad affinare conoscenze e gusti musicali e cosa ricordi più piacevolmente di quel periodo?

Ascoltare e fare radio era gioia vera… Lo è stato per noi che abbiamo vissuto un periodo incantato, irripetibile. Come altri ho speso una vera fortuna alla ricerca di dischi e di musicisti che non bastavano mai alla mia ‘fame’ di musica. Ecco, io separerei il piacere della ricerca e della conoscenza, che veniva dal dilapidare ogni risparmio per la musica, con il vivere la radio, dove avremo condiviso il risultato delle nostre dispendiose ricerche. Sono molto orgoglioso di aver fatto conoscere belle cose e bei suoni.

Come musicista hai iniziato ad essere conosciuto con il disco auto-prodotto Wind, oggetto poi diventato raro, di culto e costoso, come andò?

Non conosco musicisti che non abbiano sognato una volta di realizzare un loro disco. Allora pensavo fosse un ‘sacro’ dovere di ogni amante della musica il tentare di esprimersi e trovare un linguaggio personale. Così al tempo mi ero illuso di aver realizzato un mio primo ed unico disco, qualcosa di singolare sia nel tempo che nelle intenzioni. Invece si è dimostrato essere un sorprendente inizio, la radice di un albero ben più imponente che continua tutt’oggi a crescere. Spero e credo che la passione e la determinazione che sono servite per realizzare quel lontano disco si siano poi infilate tra le note, dato che continuano tutt’ora a girare per il mondo senza mai fermarsi.

Masin Album

A proposito, che ne pensi della moda del collezionismo, delle quotazioni a volte alte e della rivincita del vecchio vinile?

Io non direi collezionismo, perché cercare dischi ed acquistarli è una cosa normalissima che, dopo qualche momento di oblio, dovuto all’arrivo dei cd e della musica digitale, è ora un mercato mondiale, che le nuove generazioni hanno scoperto ed imposto. Adesso i dischi si stampano e si ristampano, ovunque nel mondo, con grande naturalezza, come accadeva la bellezza di 50 o 60 anni fa. Il fascino della copertina, la qualità del suono, l’oggetto in se stesso, unico e magico, non ha paragone, non ha trovato un avversario nel digitale, bensì un sorprendente alleato. Il ritorno del vinile è stato un atto mondiale di cultura, ma come spesso accade in questo paese, viene raccontato come una cosa buffa e strana.

Tornando alla tua carriera musicale, la svolta è avvenuta con il campionamento da parte di Bjork di un tuo brano; ci racconti la storia, che mi pare riguardi anche un gruppo tedesco?

Esatto, un trio tedesco (To Rococo Rot) aveva campionato un mio brano e se n’era allegramente impossessato, conquistando anche la curiosità da parte di Bjork. La quale, però, una volta scoperto l’arcano, non ha dato ai tedeschi quel riconoscimento pieno ed assoluto in cui contavano, anzi direi che quella loro ‘arroganza sonora’ gli si è ritorta contro. Non che Bjork abbia dimostrato un senso di giustizia appassionato, per carità, ma sono convinto che spesso la verità fa dei giri lunghi e peregrini, talvolta ritorna a casa da vincitrice.

Sei diventato musicista a tempo pieno e hai ottenuto le maggiori soddisfazioni in età adulta… la caparbietà che premia il talento?

La fortuna, il destino, una montagna di testardaggine, avere rispetto ed amore per le cose belle che portiamo dentro, rispetto per chi ti scrive e ti ascolta, ti racconta di sé con parole che sempre commuovono e che, alla fine, sono il più bel regalo per me. Il mio pensiero va sempre a chi non è stato fortunato come me, seppure in questo paese mai e poi mai vieni ricordato per aver realizzato un sogno.

Masin Bianconero Tel Aviv Ph Anna Semenova
Un primo piano di Gigi Masin (Ph Anna Semenova)

Quanto conta la tecnologia in quello che fai e come vivi i cambiamenti in atto nella musica, che hanno minimizzando i numeri delle vendite?

I dischi si vendono, eccome! In questo campo il nostro paese è alla deriva. Ovvio che i supporti digitali hanno imposto un modo diverso e nuovo di gestire ed acquistare la musica, ma mentre il mercato del cd è ancora forte in Giappone e Stati Uniti, i dischi se la vedono alla grande con il digitale, soprattutto in Europa. La tecnologia è un mezzo utile, ma suonare è la vita, ogni supporto va usato con anima e metodo, mai cedere o rinunciare alla propria fantasia.

Nel Veneziano non suoni molto, forse sei d’accordo con chi dice che da noi “gli artisti locali, da Vivaldi in poi, non vengono mai riconosciuti a dovere”?

Per una città la cui importanza nella storia della musica e del teatro è incommensurabile, è un onore ed un privilegio non suonare finché prevarrà l’affidare a pochi questo tesoro immenso. Ovvio, non essendo più la capitale europea dell’arte, ma forse un outlet per turisti, capisco che bellezza e qualità sono termini desueti e non più necessari. Ho suonato per i francesi al loro padiglione della Biennale d’Arte, per i russi alle Zattere, ma avere successo in questa città spesso non ti viene affatto perdonato.

E qual è il tuo rapporto con Venezia, che musicisti locali segui e vai a concerti?

Non vado a concerti, se non sono in giro per il mondo a suonare amo stare con i miei figli e le persone care. Ci sono musicisti che ammiro (Enrico Coniglio in primis) ma sto in disparte, non disturbo. Amo la mia città, in modo immeritato l’essere considerato nel mondo come ‘musicista veneziano’ è un onore ed un privilegio. Sto però distante da quella atmosfera in cui tutti sono amici e tutti parlano male alle spalle degli altri, il che è molto ‘lagunare’.

Infine, a cosa sta lavorando Gigi Masin e cosa gli piacerebbe realizzare che non ha ancora fatto?

Tante belle cose di musica, collaborazioni, concerti e nuovi progetti, ma la cosa che non ho ancora fatto (e so che mai mi faranno fare) è suonare in piazza San Marco, come ogni buon veneziano sogna e davvero si meriterebbe. Oppure un bel festival di musica in laguna, tra il cielo e l’acqua… impossibile! 

Gigi Masin, un mix(er) di successo in tutte le sue declinazioni musicali ultima modifica: 2024-04-02T17:06:04+02:00 da Gigi Fincato

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