Lo spunto nasce anche dall’originale location di Punta della Dogana. A pochi passi dalla Basilica della Madonna della Salute e della splendida, quanto antica, icona della Vergine. Spunto che è anche relazione con Venezia, unica città occidentale fortemente legata alla forma di immagine rappresentata dall’icona, e in stretto rapporto con l’Oriente bizantino.
Si intitola proprio “Icônes“ la mostra tematica appena aperta a Punta della Dogana. Oltre ottanta opere provenienti in particolare dalla Pinault Collection, alcune delle quali normalmente collocate nelle residenze del collezionista francese. Perché una delle idee motore di questa rassegna è quella di condividere con il pubblico opere che invitano alla meditazione, in un momento storico spesso lontano dalla pratica meditativa. E perché l’icona è un’opera che ci porta in un’altra realtà, quella della trascendenza.
In mostra oltre 80 opere tra pittura, video, suono e installazioni
Sono le icone degli artisti del nostro tempo quelle ospitate a Punta della Dogana, capaci, come le icone del passato, di dare l’idea di una presenza, tra apparizione e sparizione, tra luce ed ombra. Capaci comunque di generare un’emozione. Che l’icona sia un’immagine o una somiglianza, come vorrebbe l’etimologia di questa parola. Che si riferisca alla pittura religiosa, seconda l’idea più diffusa. Che si associ, nell’accezione più recente, all’idea di un particolare modello o di una figura emblematica. Tra figurazione e astrazione, “Icônes“ si muove rappresentando tutte le dimensioni dell’immagine nel contesto artistico contemporaneo: pittura, video, suono e installazioni. Come quella di Lygia Pape nella prima sala, spettacolare e fortemente attrattiva.
Stimoli e suggestioni emanano dall’opera di Camille Norment, dove il suono diventa espressione di energia, udita e percepita. Un monumento dedicato all’umanità e alla sua crescita spirituale è The Golden Tower di James Lee Byars, monolite cilindrico rivestito da foglie d’oro che irradiano luce.
Iconica, è proprio il caso di dirlo, La Nona Ora di Maurizio Cattelan nel Torrino. Statua di cera di papa Giovanni Paolo II abbattuto da una meteorite. La Nona Ora è l’ultima ora di Cristo, allegoria, spiegano i curatori “del peso della funzione ecclesiastica”.
Nella torretta dell’antica Dogana da Mar trova spazio un’opera, di Kimsooya, impressionante, straniante e di grande fascino. Si cammina su un pavimento di specchi che provocano uno sdoppiamento del volume interno della torre. I riflessi e le rifrazioni creano straordinari giochi di luce e di colori sulle superfici che si fanno esse stesse opera d’arte. Si cammina, e si guarda, accompagnati e immersi in una polifonia di mandala con tre canti di civiltà e orizzonti culturali diversi: tibetani, islamici e gregoriani.
“Icônes” e Il legame con Venezia luogo di incontro tra Oriente e Occidente
Sono solo alcune suggestioni di un progetto espositivo che nel suo percorso parla il linguaggio della meditazione, della contemplazione, del raccoglimento. Legandosi alla particolarità ispirata da Venezia come luogo di incontro tra Oriente e Occidente e quindi con molteplici orizzonti culturali. Ma in rapporto anche con l’arte della Russia ortodossa e le influenze di spiritualità che vengono dall’Asia, dall’Africa, dal Brasile, dagli Stati Uniti. La mostra, aperta fino al prossimo 26 novembre, è a cura di Emma Lavigne, direttrice generale della Pinault Collection, e Bruno Racine, direttore e amministratore delegato di Palazzo Grassi-Punta della Dogana. Il catalogo “Icônes“ è pubblicato da Marsilio Editore.
(crediti foto in evidenza: Federica Farci)
