Alcune delle sue opere sono fra le più amate dell’ultimo ventennio. E se attualmente nel mondo ci sono in contemporanea almeno trenta, quaranta mostre dedicate a questo artista, quella che si apre oggi all’M9 di Mestre vuole in qualche modo musealizzare, per la prima volta, la Street Art di Banksy. Banksy. Painting Walls, all’ M9 Museo del ‘900 fino al 2 giugno prossimo, è una mostra che è stata definita “speciale”. Perché, oltre a far conoscere direttamente e non attraverso foto e immagini, la mano dell’artista, vuole anche raccontare il processo di sacralizzazione dell’arte di Banksy, che parte dalla contestazione del mercato dell’arte per arrivare a realizzare opere ad hoc per il mercato dell’arte. I suoi muri raggiungono ormai quotazioni di vari milioni di euro. La sua produzione è gestita da uno staff che supporta Banksy per la realizzazione di opere in molti casi addirittura su commissione.
Parabola di un artista di contrasti e contraddizioni. Perché non solo Banksy ma ormai tutti gli artisti della Street Art fanno mostre nelle gallerie, in totale contrapposizione con lo spirito che aveva fatto nascere questa forma artistica. Come spiega la curatrice della mostra Sabina de Gregori: “Non si tratta più dell’idea romantica, ma del tutto estinta, dei graffiti come arte di ribellione che si muove nell’illegalità. Banksy sa esattamente se il muro dove andrà a dipingere è di un privato o meno, e conosce benissimo il destino del suo pezzo”. Ciò non toglie, aggiunge, che “I graffiti possono essere, e sono ancora, la voce e lo specchio del nostro tempo”, perché “Il percorso degli street artist è compiuto nella loro forma ma non nella loro sostanza”.
In mostra i muri originali dell’artista
Sono oltre settanta le opere di Banksy esposte all’M9 di Mestre. Al centro i tre muri originali Season’s greetings, Robot/Computer Boy e Heart Boy, provenienti da una collezione privata e realizzati fra il 2009 e il 2018. Sono lo strappo in versione attuale degli antichi affreschi, solo che questi sono muri veri e propri che sul retro portano ancora le tracce (per esempio una presa elettrica) degli interni che delimitavano.
Raccontano, ed è qui il valore che li lega profondamente alla Street Art, i temi del presente, la crisi del mondo occidentale ma anche la speranza di una realtà diversa. Parlano, attraverso le immagini di tre adolescenti, di inquinamento, del rapporto tra l’uomo e la macchina, della necessità di pace e di amore. I tre muri dialogano a distanza con Migrant Child, il murales che Banksy ha realizzato cinque anni fa a Venezia e di cui è stato recentemente annunciato il restauro.
Dialogano con Banksy gli street artist e writers del Veneto
In mostra anche tante serigrafie (attività parallela, per Banksy, a quella dei muri dipinti) come Bomb Love, immagine di una ragazzina che abbraccia una bomba che potrebbe far pensare ad un peluche. O la pioggia arancione di Nola Orange, omaggio alla città di New Orleans travolta dall’uragano Katrina.
E Toxic Mary, che dissacra l’iconografia tradizionale perché questa Madonna con bambino allatta il suo piccolo con del veleno. Parallela a questa, M9 ospita la mostra Dialoghi Urbani. Street art vs museo, una retrospettiva sugli street artist e writers attivi in Veneto. In dialogo con Banksy, le opere di una ventina di artisti operativi dagli anni ’90 ad oggi. Si accompagnerà ad una serie di live painting per dodici sabati dal 2 marzo all’1 giugno. Gli street artist esposti – e non solo – si esibiranno sui muri esterni di M9 con opere uniche ma effimere perché ogni settimana un nuovo artista ricoprirà il lavoro della settimana precedente. La mostra è prodotta e organizzata da MetaMorfosi Eventi in collaborazione con M9, con il sostegno di Banca Ifis.
