Continuiamo a raccontarvi i percorsi lontani dal turismo, le storie di una Venezia che vive (non sopravvive). Questa settimana è la volta delle Pipapop records, giovane etichetta indipendente fondata nel 2016. Una storia di libertà espressiva al di fuori delle logiche di massa del mercato italiano musicale. Abbiamo incontrato Jacopo Mazzer, uno dei fondatori. E ci permettiamo pure di consigliarvi di ascoltare questo!
Pipapop: la nascita del progetto
Pipapop nasce dall’idea e dal sodalizio di sei persone, musicisti e amici soprattutto. Alessandro Antonel (alias Capitano Merletti), Marco Zuccaro (alias Charles Wallace), Manuel Baldassarre, Emma Grace e Victor Antoniciuc (membri dei Cosmic Bloom) e me, Jacopo Mazzer (alias Dnezzar). “Tutto è scaturito inizialmente da una forte esigenza artistica. Mantenere il pieno controllo delle nostre produzioni per poterle poi seguire con la massima attenzione e passione necessarie ad una corretta fruizione. E promuovendole grazie all’esperienza sul campo maturata in questi anni. Poi, come dire, ci abbiamo preso gusto e durante l’anno abbiamo organizzato anche delle “Pipapop Night”, eventi musicali per diffondere il nome dell’etichetta e aprirci a nuove collaborazioni artistiche, sperimentando anche nuove strategie.
Il nome dell’etichetta si riferisce alla serie di poster e litografie create nel 1968 dall’artista, illustratore, pittore e collezionista tedesco Lothar-Günther Buchheim a nome Pi-Pa Pop, personaggio alquanto bizzarro che girava con una benda da pirata sull’occhio.“
Come decidete se pubblicare o meno un disco? Quali sono le linee delle vostre scelte artistiche?
A noi interessa soprattutto la qualità artistica della produzione o del progetto musicale, lasciando la libertà espressiva totalmente nelle mani del creatore. Se ci fidiamo della persona e del musicista, anche il materiale da esso partorito non potrà che essere ottimo e seguire la nostra filosofia. Non produrremmo o pubblicheremmo mai musicisti che si accontentano.
Qual è la difficoltà più grande che avete incontrato nella scena musicale?
Credo che tutto si ricolleghi allo stesso discorso, purtroppo o per fortuna: libertà espressiva e qualità.
Personalmente ad oggi vedo rari esempi in grado di rimanere emancipati dal contesto discografico richiesto dal pubblico o dai dettami organizzativi del settore.
La qualità è diventata un optional. Intesa non solo come mero dato tecnico ma soprattutto come tempo, livello d’immersione e ricerca nel progetto in cui si dovrebbero deporre tutte le proprie energie e cose da dire. Ciò che ho visto pubblicato finora per Pipapop ha avuto un lungo periodo d’incubazione, gestazione ed assimilazione prima di venire rilasciato al pubblico. Non importa quanto ci si metta a fare un disco, l’importante è farlo nel tempo che serve.
Quali sono gli artisti pubblicati quest’anno e se ci puoi fare delle anticipazioni sulle prossime uscite.
Come primo anno di attività (il catalogo è stato inaugurato nell’autunno 2017 con il mio Ep “Freischwimmer”) abbiamo voluto concentrarci esclusivamente su noi stessi e i progetti dei quali facciamo parte, collaborazioni e split compresi.
Dopo il debutto di Dnezzar c’è stata Emma Grace con il suo evocativo disco solista “Backgrounds”, poi Capitano Merletti con il suo secondo album “Shortwaves from the U.F.O. Channel” e all’inizio dell’estate abbiamo chiuso col botto con “Charles Wallace and His Friends from Outer Space”.
Tutti avevamo del materiale pronto per la pubblicazione, o in fase di chiusura. Volevamo essere sicuri di dare un’impronta ben decisa all’etichetta, fin da subito.
Verso la fine di quest’anno inizieremo invece a diffondere anche produzioni di musicisti, diciamo così, “esterni”, scelti accuratamente in quanto anime in linea con la nostra idea di musica.