Intervista esclusiva con il gruppo veneziano dei Ruins

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Ritratti veneziani – Ruins story, incontro con il gruppo rock

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I Ruins, sono tornati, anzi non se n’erano mai andati, si erano solo dedicati ad altre attività artistiche, ma non solo. Di recente lo storico gruppo della terraferma veneziana è stato inserito in una compilation delle più interessanti band New Wave degli anni Ottanta. Ma soprattutto l’album 391 volume 6 Veneto, è stato oggetto di riscoperta da parte dell’etichetta australiana Mothball e della belga Stroom, che hanno pubblicato su vinile due antologie dei Ruins intitolate rispettivamente New record e Occasional Visits. Per l’occasione abbiamo incontrato i due componenti storici, Alessandro Pizzin, che li fondò nel 1979, e Piergiuseppe Ciranna.

L’intervista ai Ruins

Nel corso degli anni nei Ruins si sono alternati molti musicisti, ma la formazione definitiva arrivò alla fine degli anni Settanta, è così?

(Pizzin) Sì, il vero cambio significativo è stato nel 1979 con l’arrivo di Piergiuseppe Ciranna e Riccardo Scivales. All’inizio si parla di musica d’improvvisazione, interamente strumentale, elettrica e senza compromessi. Finito l’impulso giovanile iniziale si è costruita una nuova dimensione, con una maggior attenzione nei confronti di progetti decodificabili, cioè brani anche cantati, nati da elaborazioni di Piergiuseppe riviste insieme, che ha dato origine al duo elettronico Ruins.   

(Ciranna) Aggiungerei che questa fase di transizione è stata particolare perché continuava comunque l’esigenza di sperimentare e di avere libertà creativa assoluta. Poi Sandro, recuperando un brano precedente e dandogli una veste più comunicativa, usando la batteria elettronica, ha fatto partire negli anni Ottanta il nostro nuovo approccio con la dimensione del suono di quel periodo, abbastanza glaciale nelle ritmiche Questo brano rivisitato, Elegant Shoutnel quale avevamo introdotto il cantato,  è stato poi la miccia per raggiungere nel tempo una buona notorietà, oltre all’introduzione della voce.

La mia passione per David Bowie mi ha influenzato nel modo di cantare, perché a volte mi rifaccio ad alcuni suoi insegnamenti. Il brano Short wave entrò in una storica compilation di gruppi mestrini, Samples only, e diventò il nostro primo singolo. Arrivò una grande risonanza, il pezzo era molto programmato nelle radio e si poteva ballare, abbiamo avuto recensioni sulla stampa nazionale ed ha attirato su di noi le attenzioni al di fuori dei confini locali. Successivamente abbiamo ampliato la formazione, che chiamiamo “combo”, abbiamo ripreso i brani riportandoli ad una dimensione di gruppo, con un suono molto funky.

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I Ruins in studio di registrazione

Avete lavorato per etichette indipendenti e non,  come è andata?

(Pizzin) Abbiamo avuto rapporti con le più importanti etichette indipendenti dell’epoca, iniziando dalla Suono, significative quasi come le majors. Poi siamo arrivati alla Cgd. Ed eravamo con il più grosso editore italiano, il mestrino Tony Tasinato. Tutto questo ci ha aiutato  ad arrivare anche a varie trasmissioni televisive.

Oltre alla musica, per il successo dei Ruins sono stati importanti anche i video?

(Ciranna) Dopo aver realizzato dei video indipendenti autoprodotti nel 1982/3, che si possono vedere in internet, girati con pochi mezzi, ma pieni di creatività, abbiamo fatto altri video. Ci hanno dato soddisfazioni a livello di risonanza nella successiva riedizione in duo, dal 1984, nuovamente orientata all’elettronica. Abbiamo poi pubblicato un Ep, con Fire come brano di apertura, di cui realizzammo due video, che ci diedero grandi soddisfazioni. Uno ricevette anche un riconoscimento in una rassegna di video d’arte nel 1985 a Sidney. Entrambi ebbero una programmazione in altissima rotazione su Videomusic e Dj Television. Fu il primo video italiano trasmesso in stereofonia. Brano e video sono stati l’apice della nostra notorietà.

(Pizzin) Un aneddoto sul premio australiano, che veniva dato ad artisti multimediali europei. Contemporaneamente a noi fu premiata un’altra realtà veneziana, la Homework Tape Production, il cui cantante, Fabio Koryu Calabrò (con il quale continuo a collaborare),  approdò successivamente proprio dei Ruins, contemporaneamente a Filippo Monaro. Poi nel 1992 si chiuse temporaneamente la parentesi Ruins, che si è riaperta negli anni Duemila con una nuova tappa della nostra evoluzione. Nel frattempo negli anni Novanta ho fatto il produttore musicale, per esempio di Gigi Masin. Ho scritto molta musica per colonne sonore, come quella per il film Emila Galotti e, con lo pseudonimo di Alieno De Bootes, ho anche una mia produzione elettronico-sperimentale individuale.

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Un’immagine dei Ruins degli anni Ottanta

Non è però frutto del caso che dopo tanti anni chi ha davvero qualcosa da dire musicalmente abbia l’opportunità di potersi riproporre oggi…

(Ciranna) Avevamo preso strade diverse, io avevo addirittura abbandonato la musica attiva, poi ci siamo ritrovati ed è successo che nel 2010 la prestigiosa etichetta di New York Minimal Wave ci ha contattato per pubblicare Art Dance, un’antologia delle nostre cose, uscita come vinile, che ha riportato all’attenzione dei cultori di questo periodo musicale il nome dei Ruins. Rimettere mano alle cose vecchie ci ha fatto venire voglia di produrre del nuovo materiale, a partire dal 2013, scrivendo nuovi pezzi e siamo in dirittura d’arrivo per pubblicare questo materiale nuovo. Nel frattempo sono uscite altre due antologie, New Record ed Occasional visits, che attingono alla nostra produzione degli anni ottanta. La cosa positiva è che con Sandro costituiamo ancora una coppia musicale ideale, la nostra comunicazione è basata sulla stima reciproca e questa è una grande fortuna.

Infine c’è la possibilità di rivedervi dal vivo, come è accaduto due anni fa?

(Pizzin) Per preparare un concerto ci vuole energia e  tempo. Noi siamo abbastanza pignoli e perfezionisti, ma sono comunque il primo ad essere molto curioso quando penso all’idea di cosa potrebbe succedere, perchè l’ultima volta che abbiamo suonato live risaliva appunto ad alcuni anni fa, in occasione della presentazione della riedizione dell’album Samples only.

Ritratti veneziani – Ruins story, incontro con il gruppo rock ultima modifica: 2019-03-20T21:21:49+01:00 da Gigi Fincato

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