Pierluigi Rizziato, ovvero l'orgoglio di essere un mestrino Doc

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INTERVISTE PERSONAGGI

Pierluigi Rizziato, ovvero l’orgoglio di essere un mestrino “doc”

Rizziato Giardino

Pierluigi Rizziato era a Mestre e sedeva in prima fila quando la città di terraferma era una delle “capitali” nazionali della musica beat. Quando la squadra di basket militava in serie A. Quando sono sorte le prime radio private ed i quotidiani locali. Nato -ovviamente- a Mestre  nel 1947, dove ha sempre vissuto. La mestrinità di Pierluigi (Gigi per gli amici) è un elemento centrale della sua vita, studi universitari padovani a parte. Il suo baricentro mestrino ha origine dall’adolescenza, con l’organizzazione di eventi musicali ai tempi del Big Club, il Piper locale, dove hanno mossi i primi passi  artisti come Patty Pravo, Orme, Guido Toffoletti ed Uragani,  e con la collaborazione per la rivista Tuttamusica TV.
Per la palla a spicchi, seguendo per lo più il Basket Club Mestre, ha collaborato con il Guerin Sportivo e Superbasket. Da qui il passaggio ai quotidiani, con Il Giornale di Vicenza, La Nuova Venezia e, dal 1882 al 2002, al Gazzettino, dove ha chiuso la carriera come capocronista nella redazione di Rovigo. 
Diverse le sue pubblicazioni, come La spiaggia di Mestre; Mestre Venezia baci abbracci bisticci e tradimenti ed una Storia di Chioggia.  

Iniziamo con l’informazione: calo di utenti, credibilità e posti di lavoro: ti pare un mondo in dissolvimento? 

  L’informazione non mi sembra un fenomeno in dissolvimento. È sicuramente in atto un trasferimento dell’attenzione dell’utenza verso altri media, che innegabilmente penalizza quelli maggiormente tradizionali, come la carta stampata. Oggi si va per fasce d’eta. Gli over 60 sono ancora in parte indirizzati verso i quotidiani, ma seguono anche l’informazione, attraverso i telegiornali e i talk show serali. Ma anche su alcuni canali mirati, come Rai News 24 o SkyTg 24, che trasmettono notizie 24 ore su 24. Più cala l’età e più l’attenzione si sposta verso i vari social, utilizzabili attraverso il pc o sullo smartphone, sempre a portata di mano, o meglio, sempre in mano. In questi casi spesso l’informazione si mischia alla comunicazione spicciola, frastagliandosi e disperdendosi in mille rivoli e spesso squalificandosi. In questo contesto i quotidiani dovrebbero, oggi più che mai, essere garanzia di qualità informativa e di autorevolezza, anche nelle loro versioni on line.

Gigi Rizziato con la macchina fotografica
Rizziato in versione fotografo

Il basket, altra tua passione. Lo rivedi un Mestre di nuovo in serie A e che ricordi hai dei tempi del presidente Celada?

Il basket ha rappresentato forse il vertice di un periodo di grande effervescenza dello sport mestrino, che fino ad allora bene o male era focalizzato sulle vicende della Mestrina Calcio (poi Calcio Mestre), che seppe cogliere alcune belle soddisfazioni in serie C. A partire dagli anni Settanta in poi hanno avuto modo di distinguersi in campo nazionale non solo il basket, ma anche altre discipline, la scherma ad esempio, con il Circolo Scherma Mestre, che faceva incetta di medaglie in ogni competizione internazionale. Pieraldo Celada è stato colui che ha salvato il basket Mestre da una precoce retrocessione e gli ha regalato un’altra manciata di anni ai massimi livelli. Sotto l’aspetto professionale, ricordo le prime corrispondenze con il Guerin sportivo.
Alla domenica, terminata la partita, correvo a casa a battere sulla macchina da scrivere il resoconto della partita e quindi mi recavo alla stazione per affidare il testo in una busta chiusa, il famoso “fuorisacco”, ad un addetto del treno per Milano in modo che già la mattina successiva fosse in redazione per la stampa. Successivamente con Superbasket  si ricorreva al telefono,  in questo caso utilizzando l’altrettanto famosa “rovesciata”, che si chiedeva al centralino della Sip ed era carico del destinatario. Di quel periodo ricordo con piacere l’amicizia sincera con alcuni  dei protagonisti, come Augusto Giomo, l’allenatore della promozione, lo stesso presidente Celada e con alcuni di quegli spilungoni, come Gianfranco Dalla Costa, Renato Villalta, Carl Maier, Dulaine Harris e Rick Darnell. Il Basket Mestre ha tutte le carte in regola per risalire ai massimi vertici, non credo manchi molto tempo.

Ami il rock degli anni Sessanta, sei sempre convinto che dopo abbiano smesso di fare buona musica?  

Si e no. Nel senso che se c’è qualcuno che fa buona musica sono sempre quelli di allora, ancora oggi in attività, Rolling Stones, Bob Dylan e Van Morrison, ad esempio. Non c’è bisogno di sottolineare che molte straordinarie canzoni, fra le più belle di tutti i tempi, italiane e straniere, sono state prodotte fra il 1963 e il 1970. Sono stati anni caratterizzati dalla musica beat, quella dei complessi. Anni in cui anche Mestre seppe ricavarsi una significativa particina: c’erano complessi di valore, produttori discografici, organizzatori di eventi e alcuni locali dove fare ottima musica, fra questi il mitico Big Club ai Quattro Cantoni (attuale pizzeria Ae Oche). Non per niente Mestre allora si meritò l’appellativo di “Liverpool italiana“. A quel periodo ho dedicato un prezioso libretto “Mestre, gli anni beat”, con un racconto fedele degli avvenimenti dell’epoca e belle immagini fotografiche.

lo scrittore Pierluigi Rizziato con un suo libro
Pierluigi Rizziato con la sua Storia di Mestre (Ph L.Fincato)

Per quanto riguarda Pierluigi Rizziato scrittore, cosa bolle in pentola?

Dopo quel volumetto ho pubblicato due racconti, entrambi con Mestre in primo piano, e “Storia di Mestre dalle origini ai giorni nostri”, tutti libri che mi hanno dato belle soddisfazioni.  Recentemente mi è successo un curioso episodio, sicuramente strano, che mi ha dato lo spunto per scrivere una sorta di libro “giallo” ambientato a Venezia. Un “giallo” leggero comunque, leggendolo si ride, si sorride e si riscopre la Venezia verace del secolo scorso.

Venezia si sta svuotando di abitanti e riempiendo di turisti, che rischi vedi?

Venezia non si sta spopolando ora di abitanti, ne ha già persi a migliaia, a partire dagli anni Sessanta. E poi è stata un’emorragia continua. L’esistenza stessa del Comune unico con Mestre ne è stata una causa primaria, perché ha consentito a Venezia di dirottare tanti veneziani nelle nuove case di  Marghera, viale San Marco, Campalto al Cep (ora Villaggio Laguna) ed al Rione Pertini, anziché pensare ad una politica della casa a Venezia, per Venezia e per la permanenza dei veneziani in laguna e non in terraferma. Era sicuramente più costoso, più difficile e più problematico, ma era una sfida da vincere.

Il plastico di Mestre fatto dagli studenti dell'istituto Berna
Un modello plastico della Mestre medievale

Mestre e Venezia per il momento ancora unite, divorzio impossibile o matrimonio di convenienza?

Il matrimonio fra le due città, forzatamente e subdolamente istituito nel 1926 per interessi esclusivamente veneziani, a Mestre ha fatto solo danni irreparabili. Basti pensare al cosiddetto “sacco di Mestre”, fra gli anni Cinquanta e Settanta, in cui si è abbattuto l’abbattibile, parlo di case con cortile, ville e aree verdi di pregio assoluto, per costruire solo brutti palazzoni e fare di Mestre un anonimo dormitorio per le famiglie degli operai di Porto Marghera.

Visti i recenti cambiamenti in atto nell’offerta alberghiera e non, in che misura Mestre può avere una  vocazione turistico-ricettiva che non sia solo all’ombra di Venezìa?

Mestre in passato aveva una sua propria minima attrazione turistica. Lo dimostra la pubblicazione di tutta una serie di vecchie cartoline che ritraevano la città nei suoi angoli più caratteristici. E fino ad anni recenti aveva una serie di manifestazioni di richiamo, che attiravano molte persone da fuori città: il Carnevale di Mestre, il Settembre mestrino, le Notti bianche, la Piazza dei sapori, MestrEuropa, le bancarelle natalizie dal primo dicembre al 5 gennaio. Ora non ci restano che il benemerito Festival della Politica e la serata ad agosto del Festival show. Mi pare davvero troppo poco rispetto a quello che fanno tante città, anche più piccole, vicine a Mestre, vedi ad esempio Treviso o Mirano.
Difficile dire se il complesso dell’M9 basterà a rilanciare Mestre sotto l’aspetto culturale e non solo. Specie se la sua apertura non coinciderà con un parallelo, qualificato e qualificante riordino dell’arredo urbano di tutta l’area centrale cittadina, dalla stazione a viale Garibaldi, da via Circonvallazione a San Giuliano, a partire da via Piave, via Cappuccina, Corso del Popolo e le strade che le collegano. Una città, insomma, che si presenti gradevole, pulita, curata, accogliente e attrattiva.            

Pierluigi Rizziato, ovvero l’orgoglio di essere un mestrino “doc” ultima modifica: 2022-02-13T08:30:00+01:00 da Gigi Fincato

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