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Le vigne di Venezia – Come il vino ha fatto storia

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Il Venetorum Angulus

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X Regio – Venetia et Istria

Nel Venetorum Angulus, dove un antico popolo di stirpe troiana venerava la dea Reitia, da sempre si coltivava la vite. Già nel VI a.C. gli eneti scrivevano nella loro lingua e la corroborata amicitia con i romani risaliva alle comuni origini. Venezia non era ancora sorta e vedrà la luce molto più tardi nell’anno 421 d.C. Nel 7 d.C., il primo imperatore romano Augusto denominò questa regione X Regio. Venne poi aggiunto il toponimo di Venetia et Histria per via dei veneti e degli histri che ci vivevano.

Il vino della Venetia et Histria

Nel medioevo i vini della Venetia erano rinomati dalla Persia alla Germania, ma la presenza della vite nel territorio veneto ha radici ancor più remote. Sui Colli Euganei sono stati rinvenuti dei vinaccioli risalenti all’età del ferro, mentre nel veronese e nel polesine i reperti sono riferibili addirittura all’età del bronzo. Con il transito dell’esercito romano diretto ad Aquileia per la via Annia, lungo l’ex litoraneo veneto, si hanno le prime testimonianze della produzione vinicola nella Venetia et Histria. Plinio il Vecchio con la sua “Naturalis Historia”, narra come Livia moglie di Augusto fosse un’estimatrice del Pucinum. Facendone un uso esclusivo e quotidiano, Livia raggiunse la bella età di 86 anni. Tale longevità fu attribuita alle proprietà medicinali di questo vino triestino dal colore “nerissimo”.

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Le vigne dei monaci veneziani

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Vigneto a San Francesco della Vigna

La vigna era coltivata ovunque a Venezia tanto che alcuni toponimi delineano gli antichi insediamenti di questi vigneti, come ad esempio l’isola delle Vignole (o delle Sette Vigne) a pochi minuti da Murano o il complesso di San Francesco della Vigna.

Grazie ai monaci che con le loro uve producevano vini da santificare ed altri per i refettori, conventi ed abbazie hanno tramandato sia le antiche vigne, che la tradizione della produzione del vino. Le profonde radici di queste vigne sono negli orti dei frati dei Servi di Maria a Sant’Elena, dai carmelitani scalzi vicino alla stazione ferroviaria a pochi passi dal Canal Grande, dalle clarisse della Giudecca, dalle Carmelitane Scalze a Cannaregio, dai frati dell’isola di San Francesco del Deserto e a di San Francesco della Vigna. Nel silenzio del cimitero di Murano veniva coltivata una pergola, mentre altre tre furono abbandonate da un anziano frate in quel di San Michele.

Le vigne delle isole

La produzione vitivinicola si è sviluppata non solo nei conventi, ma anche nelle antiche casate e presso privati cittadini. Sant’Erasmo, Torcello, Mazzorbo, Le Vignole, San Lazzaro degli Armeni e Pellestrina, sono le principali isole dove veniva coltivata la vigna.

Il commercio della Serenissima

Nel Trecento Venezia dominava gran parte delle coste orientali del Mar Adriatico ed era presente in molte isole dal Peloponneso fino a Cipro. Alla fine del XIV secolo la flotta veneziana era composta da 3000 navi e poteva contare su circa 17.000 marinai. La città lagunare aveva il quasi completo dominio commerciale nel bacino orientale del Mediterraneo.

Le mude

Erano delle rotte commerciali che venivano periodicamente percorse da carovane di galee, a volte scortate da imbarcazioni armate. Una di queste linee di collegamento marittimo era la muda della Fiandra le cui tappe erano Southampton, Londra e Bruges.

Le grandi gelate

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Venice Frozen Lagoon 1708 – Gabriele Bella

Grazie anche alla “piccola età glaciale” che va da circa il 1300 al 1800, la coltivazione della vite arretrò progressivamente. Le gelate colpirono la laguna di Venezia più volte nel corso degli anni. Il ghiaccio a volte spesso fino a 20 cm, coprì il Po, l’Adige e parte dell’Adriatico fino a parecchie miglia dalla costa. Sulla laguna e sul Canal Grande i cavalli trainavano i carri con i viveri, mentre le imbarcazioni erano bloccate nella morsa del ghiaccio. Qualche doge organizzò dei grandi giochi sul ghiaccio, ma il forte gelo distrusse quasi tutte le viti, gli olivi e gli altri alberi da frutto.

Le crisi della vinificazione nella Venetia

La viticoltura nella Venetia conobbe fasi di decadenza non legate al solo clima. Con l’editto del 92 d.C., Tito Flavio Domiziano ordinò l’espianto di tutte le viti. Ma ciò ebbe seguito solo in parte e Marco Aurelio Probo nel 281 d.C. rilanciò la coltivazione della vite. Con le invasioni barbariche, per mano di Attila nel 452 cadde Aquileia. Le popolazioni si rifugiarono nelle isole della laguna e fu per questo che ebbe origine la città Venezia. Successivamente Attila distrusse anche Concordia e in questo caso parte della popolazione fuggì nelle paludi dove edificò Caorle. Subirono la stessa sorte anche le città di Altino, Padova, Vicenza, Verona e Bergamo. Le vigne rimasero quindi abbandonate nell’entroterra veneto.

L’isola di Monemvasia

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Monenmvasia nel Peloponneso

Il controllo del commercio dei vini provenienti dalla Grecia si rivelò fondamentale per la Serenissima. Monemvasia, ovvero “Porto con una sola entrata”, è una cittadina arroccata in una piccola isola lunga circa un chilometro e larga 300 metri. È collegata con il Peloponneso grazie ad una stradina di circa 200 metri. Quest’isola divenne così importante da donare il proprio nome al Malvasia. Grazie al dominio marittimo di Venezia, questo vino divenne in breve tempo molto richiesto in tutta Europa. La Serenissima occupò quest’isola nel 1204 nel corso della quarta crociata. Ma altre Malvasie venivano coltivate anche a Creta (Candia), l’isola che Venezia perse nel 1669 e che cadde nelle mani dell’Imperatore Ottomano.

Arrivano li Turchi

Il fatto che i Turchi avessero conquistato prima Cipro (nell’agosto del 1571) e poi Creta (nel 1669, dopo un lunghissimo assedio durato 23 anni), determinò i Veneziani a estendere la coltivazione di queste uve in altre regioni mediterranee, l’Istria e la Dalmazia in particolare, che si trovavano sulle rotte navali dei mercanti Veneti. Ma anche nel sud d’Italia e nell’entroterra veneto e friulano.

La Malvasia

In realtà si dovrebbe dire le Malvasie, in quanto così venivano chiamati anche altri vini provenienti dal bacino del Mediterraneo. Se ne consumavano e commercializzavano due tipologie: la versione “dolce” e la “garba” cioè “secca” e la mescita avveniva in locali che prendevano il nome di “Malvasia”. Il termine di Malvasia è applicato ad una moltitudine di vitigni, tanto che nella Venetia venivano coltivate almeno cinque varietà di questa uva. Ora ne abbiamo di molti tipi anche geneticamente diversi, impiegati per la produzione di vini dolci e aromatici.

I dazi sul vino e l’evasione fiscale

Con una delibera del Senato del 2 luglio 1342, La Repubblica di Venezia disponeva che:

“Siccome il vino di Monobasia all’esportazione paga 10 ducati per ogni anfora, il vino di Creta solo 6, e molta Malvasia vien fatta venire da Creta ed è esportata a Venezia pagando il dazio del vino di Creta e da questo Comune subisce un forte danno; visto che la Malvasia di Monobasia può essere trasportata pure come Malvasia di Creta, dato che non è possibile distinguere l’una dall’altra, per evitare quest’abuso si delibera che d’ora innanzi qualunque vino malvasia, di qualsiasi provenienza paghi all’esportazione per Venezia libbre 8 su ogni anfora….”.

La salinità del terreno

Prima del VI secolo, il fiume Brenta percorreva l’attuale Canal Grande e la Piave sfociava non molto lontana da Venezia. Le isole della laguna avevano una salinità molto più bassa dell’attuale. Nel corso degli anni è aumentata notevolmente anche a causa delle alte maree, una fra tutte l’“Aqua Granda” del 1966 che rovinò molti vigneti e che fece abbandonare gli orti delle isole. Ma negli anni successivi la vite fu reintrodotta.

Il vino di Noè

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Ebbrezza di Noe – Palazzo Ducale

L’Armenia vanta una tra le più antiche tradizioni vinicole al mondo. Siamo nella terra dell’arca di Noè, dove la cultura del vino risale a circa 6100 a.C. La bibbia descrive Noè che dopo il diluvio si ubriacò e giacque scoperto all’interno della sua tenda. Il figlio Cam lo vide e lo derise, allora i due fratelli Sem e Iafet presero un mantello, se lo misero tutti e due sulle spalle e camminando a ritroso coprirono il padre scoperto. Quando Noè si risvegliò dall’ebbrezza, seppe quanto gli aveva fatto il figlio minore e ne maledette i discendenti.

Dal ponte della Paglia possiamo vedere la rappresentazione dell’episodio di Noè in un bassorilievo della facciata del Palazzo Ducale. All’interno della Basilica di San Marco, si possono invece ammirare gli splendidi mosaici che rappresentano le varie scene dell’episodio che vide coinvolto il patriarca biblico.

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Ebbrezza di Noè – Basilica di San Marco

Le vigne di Venezia – Come il vino ha fatto storia ultima modifica: 2018-12-14T15:45:20+01:00 da Franco Corè
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Le vigne di Venezia
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La vigna era coltivata ovunque a Venezia, tanto che alcuni toponimi delineano gli antichi insediamenti di questi vigneti, come ad esempio l’isola delle Vignole o delle Sette Vigne a pochi minuti da Murano o il complesso di San Francesco della Vigna.

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