Luigi Martinovich, detto “Capotina” è stato un gondoliere famoso nell’ambiente veneziano. Della sua numerosa famiglia (tutti gondolieri) era stato l’unico ad aver trasferito l’amore per la sua città dalla professione remiera all’arte di indorador, con un talento non comune nel dipingere e ricoprire le sculture lignee di fogli d’oro e d’argento che poi diventavano parte integrante di quel capolavoro artigianale, tecnologico ed artistico che si chiama gondola.
Luigi era nato a Venezia nel 1931 e vi morì nel 2023. Il cognome Martinovich connotava un’origine familiare montenegrina. Aveva passione per ogni tipo di artigianato, attraverso la lavorazione del legno, del metallo e l’entusiasmo per la tecnologia. Era un persona dalla grande curiosità e creatività. Giunto alla pensione e con l’avanzare dell’età, aveva continuato a rimanere nell’ambiente dei gondolieri eseguendo su commissione moltissimi lavori, continuando con successo un mestiere veneziano ormai divenuto raro. Lavorava più per la passione che per un reale guadagno e il suo laboratorio in soffitta era pieno di attrezzi e utensili. Dalla sua finestra si poteva ammirare un’incantevole veduta sui tetti di Venezia.
La singolare vena artistica di Luigi
Aveva continuato a creare ed indorare i vari tipi di cimieri (o “simieri” in veneziano), i tipici fregi posti dietro i sedili delle gondole, che rappresentano il tratto distintivo del gondoliere, le sculture dalla caratteristica forma geometrica, poste come apertura delle portelle dove viene tenuto il necessario per pulire l’imbarcazione, come la paletta per raccogliere l’acqua piovana (sessola), la spugna e altri attrezzi. Inoltre intagliava anche i caratteristici pettini posti sulla parte anteriore della gondola (prora o prua) che rappresentano i sestieri di Venezia: San Marco, San Polo, Santa Croce, Castello, Dorsoduro, Cannaregio, più il cappello del Doge (nella parte superiore) e il canal Grande (in quella inferiore).
Quell’arte di saper ascoltare Venezia
“Capotina” era divenuto in breve un punto di riferimento tra i colleghi gondolieri, data l’eccellente manualità e precisione che aveva acquisito nel corso degli anni, grazie anche all’esperienza diretta lavorando presso gli squeri (le officine-cantiere per la costruzione e manutenzione delle gondole), e la conoscenza storica di ogni minimo dettaglio. La sua biblioteca casalinga era ricca di volumi con immagini ed aneddoti su Venezia ed era stato anche immortalato sulla copertina di un libro del celebre fotografo Fulvio Roiter.
Luigi Martinovich aveva numerose qualità riconosciute dalla sua famiglia e dagli amici, ma colpiva la sua capacità di ascoltare, un dettaglio essenziale, soprattutto in considerazione del fatto che era stato incoraggiato a fotografare ogni opera per documentare la sua attività. L’aveva fatto e di recente aveva raccolto le sue foto in due bellissimi album e ne aveva addirittura condivise alcune in rete, rendendosi conto dell’importanza culturale dei suoi lavori.
Un patrimonio artistico da salvaguardare
La grandezza di Venezia sta anche nella sapiente commistione di numerose culture da Occidente ad Oriente, e Luigi Martinovich, da buon veneziano, aveva questo dono di mescolare colori e immagini, passato e presente nelle sue opere. Ora tutti i cimieri che ha realizzato sono sparsi per la città, orgoglio dei tanti proprietari delle gondole. E’ possibile osservarli casualmente sul canal Grande, in un rio o in una cavana, ma non potrete mai vederli tutti insieme se non nel sito web a lui dedicato, https://capotina01.wordpress.com/2024/02/18/omaggio-a-capotina/ .
