Don Gianni Fazzini, ovvero l'inesauribile forza del bene - itVenezia

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INTERVISTE PERSONAGGI

Don Gianni Fazzini, ovvero l’inesauribile forza del bene

Fazzini Fo

A detta di chi ha incrociato almeno una volta don Gianni Fazzini, il ritratto che ne emerge è sempre quello di un uomo dall’umanità speciale. Forse ancora prima che un uomo di Dio. Quando vi viene incontro vi sorride, a prescindere che la pensiate come lui. E poi non è solo un sacerdote, ma un vulcano di idee in continua evoluzione. Anche oggi che non è più giovanissimo, essendo nato nel 1937. Dopo il liceo classico ha frequentato l’Istituto religioso dei Cavanis di Venezia, entrando poi in seminario e studiando teologia alla Salute. E’ stato ordinato sacerdote nel 1961, sta quindi per arrivare il sessantesimo anniversario dell’inizio del suo particolarissimo lavoro.

L'esterno della parrocchiale dell'Annunziata
La chiesa di Campalto che fu parrochia di don Gianni (foto Luca Fincato)

Fra le molteplici esperienze nel corso degli anni, è stato varie volte parroco, a Campalto, Ca’Noghera ed Altino, promotore dei Bilanci di Giustizia, della Mag di Venezia. Grande amico di Beppe Grillo (prima che fondasse un partito), che ha più volte partecipato ad eventi sul territorio, come il progetto “Cambieresti”, che ha visto 50 famiglie coinvolte per un anno cercando di cambiare i propri costumi. Il tutto culminato con una serata memorabile al palasport di Mestre. Inoltre è stato tra i fondatori della Banca Etica ed ha costituito la Pastorale degli Stili di Vita della Diocesi di Venezia. 

Quanto importante è stata agli inizi, la sua esperienza come prete-operaio, a Campalto?

Sì, è stata assolutamente molto importante, perchè è nata negli anni Settanta dalla realtà del quartiere Cep (ora Laguna), dove ci siamo resi conto, insieme con don Gianni Manziega, che ci veniva chiesto di tutto. Noi eravamo quelli che potevamo fare le lettere di raccomandazione per le assunzioni. Avevamo tempo per poter attendere ai bambini e forse potevamo anche dare soldi a chi ne aveva bisogno.
A noi interessava presentare il Vangelo ed abbiamo capito che per fare questo passo dovevamo essere come loro. Così ho lavorato per un’impresa di pulizie ai palazzi della società telefonica a Mestre, perchè a quarant’anni non avevo molte altre scelte ed è stato un periodo molto interessante.

La parrocchiale dell'Annunziata da dentro
L’interno della chiesa del villaggio Laguna (foto Luca Fincato)

L’esperienza lavorativa mi ha fatto capire quanto siano importante l’economia e lo stesso lavoro, perchè avevamo deciso di mantenerci con la nostra paga, rinunciando alla nostra parte dell’otto per mille. La mia idea era che bisognasse curare il lavoro, quindi mi sono impegnato nelle cooperative, lanciando la Gea e la Qualità.

E per quanto riguarda l’impegno nel sociale, con i ruoli nella Curia di Venezia?

La cosa interessante è che tutto è nato dall’esperienza, dovendomi mantenere con quello che prendevo nelle mie quattro ore di lavoro alla mattina. Ho capito che il bilancio familiare è una cosa seria e da lì, nel 1993, insieme con degli economisti, abbiamo pensato che era fondamentale lavorarci sopra.
Il tema dell’economia è affrontato spingendo le persone ad agire come facevano una volta i nostri vecchi, con un bilancio delle uscite e delle entrate. Ed avendo innanzitutto chiaro dove vanno i soldi, perchè così si capisce come mai non vanno come vorremmo noi, vedi la pubblicità, le offerte speciali eccetera. La cosa curiosa è stata che in questi vent’anni ci sono state mille famiglie in tutt’Italia che abbiamo seguito in questa esperienza fino alla sua conclusione, nel 2013.

Non è stato però sempre facile vedere riconosciuto dalla Chiesa il suo impegno…

La cosa incredibile è successa nel momento in cui l’allora sindaco di Venezia Massimo Cacciari mi aveva invitato ad inaugurare la sede di Mestre del Casinò, in quanto parroco di Ca’Noghera. Avevo scritto una lettera pubblica in cui dicevo che secondo me non era quello il modo per incrementare le casse comunali. Allora il patriarca Angelo Scola mi chiamò obbligandomi dare le dimissioni da parroco. Per un anno sono stato ospitato da una famiglia del luogo, perchè non avevo dove andare. Poi, un certo giorno, nel 2002, Scola mi chiamò dicendomi di aver capito che avevo delle idee e chiedendomi di allestire in curia l’Ufficio pastorale per gli stili di vita.

Un intenso primissimo piano di don Gianni
Primo piano di Gianni Fazzini (foto: Collaborazione Pastorale Altinate)

Gli dissi che forse non si rendeva conto del rischio che correva e posi solo una condizione, quella di avere anche una comunità dove fare il prete. Così sono tornato anche a fare il parroco ad Altino, dove oggi, per raggiunti limiti di età, sono il cappellano di don Giampiero Lauro, parroco di Quarto d’Altino. Con lui ho creato una bella collaborazione, contribuendo alla creazione della cooperativa Qualità alle Vie di Altino. Qui ci sono il ristorante, lo spazio eventi e tante iniziative che danno lavoro a persone svantaggiate, anche con il ramo pulizie.                       

Cosa rappresenta per lei dopo tutti questi anni il sacerdozio e come vive il pontificato di papa Francesco?

Quello che mi interessa in questo momento è soprattutto continuare a cercare come offrire il messaggio di Gesù di Nazareth. Questo è quello di cui il mondo ha bisogno. Per quanto riguarda papa Francesco vedo che è una figura incredibilmente attuale, perchè mette al centro la riscoperta dello spessore e della forza del messaggio di Gesù.

Da dove deriva la grande apertura mentale di Don Gianni Fazzini anche verso chi non la pensa come lui?

Credo che mi sia stato dato dal mio rapporto con le donne. Ho avuto il dono di avere accanto a me delle donne brave, belle, meravigliose, a cominciare dal periodo a Campalto, dove ho incontrato donne di una profondità, di una solennità, di una vivacità enormi. Penso che questo sia stato il più gran regalo che io abbia avuto nella mia vita, anche se è strano che a dirlo sia un prete. 

Come valuta i cambiamenti in atto nella Terraferma veneziana, rispetto al passato?

Credo che il grande problema di Mestre sia quello culturale. Purtroppo non basta il museo M9 a fare la cultura. Molto modestamente credo che anche il lavoro che stiamo facendo con l’associazione La Carta di Altino, sulla parte archeologica, sia utile per riscoprire ad Altino le radici di Venezia. Radici che qui ebbero economia e cultura veneta splendide e floride.   

Come valuta i cambiamenti in atto nella Terraferma veneziana, rispetto al passato?

Non è proprio un sogno nel cassetto, ma vorrei fare un presidio che riproponga la “Laudato sii”, la seconda enciclica di papa Francesco. Abbiamo un documento di una forza morale, ma anche profetica, che guarda avanti, al futuro. Ed è lì, nel cassetto. Noi vorremmo tirarla fuori ed abbiamo costituito questo presidio. Vorrei che questo documento, che ha cinque anni, ma che i cristiani italiani non conoscono, diventi motivo di futuro e di speranza, soprattutto in questo momento.

Don Gianni Fazzini, ovvero l’inesauribile forza del bene ultima modifica: 2020-06-05T10:41:28+02:00 da Gigi Fincato

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