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MISTERI E LEGGENDE

La maledizione del vecchio prete, presenze nella notte

Non era passato che poco tempo dalla sua nomina in parrocchia dell’ Anzolo Rafael, che don Beniamino, un giovane prete, dovette fare i conti con il secondo problema dal suo insediamento, come aiutante del parroco. Ogni mattina, appena varcata la soglia della sacrestia, tutto era sottosopra. Le tonache, i paramenti sacri, perfino calici e ampolle venivano spostati. Ma apparentemente non veniva portato via nulla.

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La chiesa San Raffaele Arcangelo

La morte improvvisa del vecchio prete

Era il giugno del 1720. Il primo problema si era verificato pochi giorni prima quando il vecchio prete, don Pietro, era morto improvvisamente, lasciando al giovane vicario – fresco di seminario – le incombenze quotidiane dell’antichissima chiesa e parrocchia. Innalzata nel 416, la chiesa era stata costruita per adempiere, così diceva la tradizione, a un voto di Adriana, moglie di Genusio Ruteno, signore di Padova.

Le cose si trascinarono così per circa una settimana, dopodiché il nuovo prete ne parlò al sacrestano, per stabilire il da farsi. “Qua c’è qualche furbacchione che si intrufola di nascosto per vedere se ci sono soldi o altro di prezioso da rubare. Ci fermeremo qui, stanotte”. E così fecero. Si nascosero dentro uno dei grandi armadi della stanza, lasciando una fessura che permettesse loro di vedere cosa accadesse senza essere osservati.

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Un’inquietante presenza nella notte

Una presenza nella notte

Al primissimo albeggiare, ecco che una figura apparve nella chiesa. Era don Pietro, il prete morto! Entrato in sacrestia e infilatesi vesti e paramenti in silenzio, lo spettro del religioso uscì col calice in mano e iniziò a dire messa in chiesa, da solo. “Qua bisogna chiedergli che cosa fa, e se ha bisogno di qualcosa”, bisbigliò sbalordito il pretino al sacrestano. Ma quest’ultimo, tremante come una foglia, rifiutò di lasciare il suo nascondiglio. Lentamente, il giovane andò a sedersi su una panca delle prime file.

Non appena, secondo liturgia, arrivò il momento di rispondere per l’assemblea dei fedeli, don Beniamino prese il coraggio a quattro mani, e lo fece ad alta voce: “Amen!”. “Bravo – gli disse il vecchio prete girandosi – era proprio di questo che avevo bisogno. Quando sono morto, mi mancavano da celebrare sette messe che mi erano già state commissionate per le anime del Purgatorio. Adesso devo esaurire il mio compito. Così ti prego di venire qui per sette giorni, a rispondermi per sette volte”. Il suo desiderio fu esaudito, e l’anima del vecchio prete, riappacificata con se stessa, poté finalmente riposare in pace.

La maledizione del vecchio prete, presenze nella notte ultima modifica: 2017-10-16T12:55:48+02:00 da Alberto Toso Fei

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