La Biennale Architettura 2021, nella sede dell’arsenale, quest’anno offre l’idea di una soluzione abitativa fuori dal pianeta Terra. Si tratta del “Moon Village“, un villaggio lunare. L’idea nasce da un concept di insediamento lunare, sviluppato dall’Agenzia Spaziale Europea, insieme al celebrato studio Skidmore, Owings & Merrill, che si compone di moduli gonfiabili.
I moduli abitativi lunari
Il villaggio lunare si compone di grandi moduli abitativi, che sfruttano una tecnologia particolare: un guscio strutturale gonfiabile. I moduli sono posti sul bordo del cratere Shackleton, vicino al Polo Sud della Luna. Lì la luce diurna è quasi continua per tutta la durata di un anno lunare, condizione necessaria per poter accumulare l’energia solare per l’alimentazione dell’insediamento. Altro elemento vitale imprenscindibile è il ghiaccio. I depositi d’acqua devono essere abbastanza vicini per estrarre aria respirabile. In più se ne ricava propellente per razzi per il trasporto e le attività industriali.
Il Moon Village è composto da unità modulari contraddistinte da una struttura semi-rigida gonfiabile che permette di agevolare il trasporto dalla Terra alla Luna, comprimendo le dimensioni dei moduli durante il viaggio, per poi gonfiarli sul posto. Le strutture abitabili che comporranno il villaggio avranno una dimensione di fino a 390 metri cubi di volume abitabile con una suddivisione a quattro piani. La struttura portante è perimetrale, in modo tale da massimizzare lo spazio utilizzabile all’interno, e costituisce una sorta di scheletro per il guscio gonfiabile. Nonostante questi accorgimenti i moduli, completi di tutta la strumentazione, avranno una massa di circa 58 tonnellate, il che al momento li rende fuori dalla portata degli attuali sistemi di lancio, ma compatibile con il progetto Starship di SpaceX.
Lo Spazio alla Biennale di Venezia
Ma dietro a un progetto “lunare”, per la corsa alla conquista dello spazio sussistono relazioni e conseguenze anche per chi rimane sulla Terra. Da sempre la ricerca aerospaziale ha avuto esiti anche sugli sviluppi tecnologici della vita quotidiana sul nostro pianeta. Basti pensare ad esempio al GPS, gli apparecchi cordless oppure perfino alle suole delle scarpe da ginnastica. Non è la prima volta che la Biennale di Venezia si occupa dello spazio: nelle ultime edizioni, sia dell’Arte che dell’Architettura, si sono viste opere e lavori dedicate a questo campo. Come sottolinea lo studio di architettura SOM, uno degli aspetti più interessanti di questa collaborazione è appunto lo sviluppo di ragionamenti e pratiche che possono avere dei riflessi innovativi sull’architettura civile.
Un’importante riflessione contemporanea pone l’accento sulla gestione delle risorse e la limitazione al minimo di sprechi all’interno delle unità abitative. Il progetto interagisce con più aspetti relazioni; calcoli, geometrie, spazi, strutture e materiali in una situazione estrema come quella spaziale. Una visione forse anticipatrice di ciò che l’architettura potrebbe essere in un prossimo domani, e allo stesso tempo un interrogarsi su come vivremo nei prossimi anni. Il tema centrale della Biennale di Architettura 2021, che s’intitola “How will we live together?”, pensata dal curatore Hashim Sarkis.