Claudio Donà racconta Caligola, concerti e produzioni musicali

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INTERVISTE PERSONAGGI

Caligola, quarant’anni di musica a Venezia

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Un marchio che è sinonimo di musica di qualità a Venezia, Caligola. Spesso accomunato ad un nome, quello di Claudio Donà. Una vita per il jazz, anche senza averlo praticamente suonato. Vissuto però con sincera intensità come giornalista, organizzatore di concerti e discografico. Veneziano, classe 1954. La musica ce l’ha nel Dna, come molti in famiglia. Per esempio come il fratello Massimo che, oltre ad essere un filosofo di primo piano (insegna all’università), è considerato uno dei trombettisti jazz più quotati in Italia. Claudio invece è da poco in pensione. Dopo una vita passata a lavorare in banca, con la passione per la musica, coltivata fin dagli anni settanta, partendo dal rock e passando, da giovane spettatore, per Umbria Jazz.

A forza di andare ai concerti ti sei trovato ad organizzarli con un’associazione il cui nome per molti è sinonimo di musica, Caligola…

Sì, il circolo nasce in quegli anni (allora non c’ero ancora). Il primo concerto fu quello di Paolo Conte al cinema San Marco di Mestre nel 1980. Al tempo era uno dei luoghi cittadini della musica, con i suoi mille posti a sedere ed il palco molto stretto. Vennero organizzati anche concerti di artisti del calibro di Weather Report, Jorma Kaukonen, Sonny Terry e Browne McGee. Arrivai nel 1982 per un live di Chet Becher a Spinea. Subito mi coinvolsero in varie iniziative. Di quei tempi sono rimasti il presidente, Valerio Bonicelli, che viene del nucleo veneziano, l’associazione Tartaruga, che si fuse con Caligola nel 1984 e c’è anche il vicepresidente Raffaello Patron.

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Claudio Sede

Claudio Donà davanti alla sede mestrina di Caligola

Cosa vi rimane di tutti questi anni di attività culturale?

Abbiamo organizzato oltre 1100 concerti. Per fortuna abbiamo costituito un archivio in excel. Abbiamo poi nella nostra sede di via Filzi un buon archivio con le registrazioni in vari formati audio, comprese bobine e cassette, di molti concerti che siamo riusciti a registrare. Questo nonostante una volta fosse proibito e soprattutto gli artisti americani controllavano che non mettessimo dei registratori dietro ai mixer per fare dei “bootleg”.

Ed è da qui che avete poi iniziato anche a produrre musica, a diventare un’etichetta discografica?

Certo, la label Caligola Records è nata ufficialmente nel 1994. Quindi in questo periodo festeggiamo i 25 anni e andiamo verso i 40 dell’associazione. L’etichetta è nata da un incrocio con la mia passione per la pubblicistica jazz. Ho collaborato con la storica rivista Musica Jazz e con il quotidiano Il Gazzettino. Questo mi ha portato poi a produrre materiali di musicisti di area veneta. Cominciando da un nastro della Keptorchestra (dove c’erano anche Marcello Tonolo, Maurizio Caldura e Pietro Tonolo) con Steve Lacy come ospite, diventato il nostro primo cd. Abbiamo prodotto Joe Lovano, sempre ospite della Keptorchestra. Più di recente abbiamo anche scoperto una giovane clarinettista del conservatorio di Rovigo, Zoe Pia. Insomma in questi anni abbiamo fatto 250 album.

Caligola

La cover del primo cd di Caligola Recors

Un accenno a qualche artista del nordest che avete contribuito a valorizzare?

Sicuramente il già citato Marcello Tonolo, il pianista Marco Ponchiroli, il friulano Claudio Coianiz. Molti vengono proprio dai conservatori, dove qualche anno fa sono nati i dipartimenti di jazz e oggi suonano ed insegnano, un riconoscimento istituzionale importante per questa musica. Personalmente collaboro per il jazz proprio con il conservatorio di Rovigo, dove c’è anche un triennio dedicato al pop, che ha superato numericamente gli allievi del jazz.

Ci aiuti a capire questo momento particolare, da un lato il ritorno dei vinili e dall’altro il calo generale delle vendite: far musica non rende più?

Noi siamo partiti nel periodo del massimo fulgore del cd e da una decina d’anni stiamo subendo la musica digitale, con la possibilità di scaricare tutto da internet. Questo ha ucciso i supporti tradizionali, soprattutto il cd, anche se c’è un ritorno del vinile, che è comunque un fenomeno di nicchia, che non può ridare fiato ad un mercato ormai asfittico, nonostante anche molti giovani siano arrivati ad ascoltare la musica tramite i vinili, soprattutto con i dischi storici. I musicisti ancora oggi comunicano con i cd, che si vendono molto online, mentre i negozi sono sempre meno. Il mercato della musica digitale ha sostituito numericamente alla grande il mercato fisico, ma purtroppo quello che ci viene riconosciuto dai trust che hanno in mano il mercato, come Google, non è ancora equo rispetto agli incassi che loro ottengono dagli introiti pubblicitari. Infine da considerare il fenomeno della crescita dello streaming, cioè avere una “libreria” sempre a disposizione con un abbonamento, e la diminuzione della quota del download, lo scaricare la musica.

Caligola, quarant’anni di musica a Venezia ultima modifica: 2019-05-16T14:40:23+02:00 da Gigi Fincato

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