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STORIA, ARTE E CULTURA

La quinta edizione del Venice Open Stage saluta Venezia

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La quinta edizione del Venice Open Stage si è conclusa qualche giorno fa. Dovremmo essere tristi, cosa ci sarebbe di buono? Cos’è questo entusiasmo? Domanda lecita, me la farei anche io. Adesso vi racconto tutto.

La quinta edizione del VOS

Il VOS 2017 ha suscitato ben oltre i confini della laguna un interesse di gran lunga superiore alle edizioni precedenti. Ha creato ulteriore coesione civica con l’area da campazzo San Sebastiano fino a Santa Marta, i cui abitanti ne vanno ormai fieri. Non era raro sentire la mattina dibattiti con la borsa della spesa: “E ciò, gavemo el teatro qua, ogni sera, ghe xe i fioi che fa tuto”. Vedere tanti veneziani insieme agli studenti e qualche turista ha entusiasmato lo staff. Il teatro non è noioso, non è ammuffito, non è un’arte passata, è più che mai vivo e vuole dimostrarlo. Se il Festival cresce, anche Venezia potrà trovare in lui uno di quei geyser di cultura dal basso di cui tanto ha bisogno.

Tiriamo le somme. Nove spettacoli provenienti da Italia, Spagna, Grecia, Regno Unito, Danimarca e Francia. Le punte di diamante accademiche sono state senz’altro il King Lear della Guildhall School of Music and Drama di Londra e to DA or not to DA della Aristotle University di Salonicco. A distinguersi positivamente anche la performance di teatro danza dell’Accademia Teatrale Veneta, Cronache di nullonauti e il tramonto di Zaira.

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La presentazione del Festival

Laboratori e dibattiti sul teatro

Tre laboratori che hanno portato alla produzione di materiale video, ad opera dei Kinonauts, e a due performance svoltesi nell’area del festival. La prima, Origini e richiami, a cura della danzatrice Lara Russo. La seconda, Venexiana – Promenade degli spiriti, a cura del mimo e insegnante di commedia dell’arte contemporanea Michele Monetta.

A creare discussione sono stati i due Dibattiti sul teatro – Stato dell’arte e dintorni, moderati da Graziano Graziani di Fahrenheit Radio Rai 3.

Premio VOS OFF 2017

La prima edizione del premio VOS OFF, dedicato a giovani compagnie emergenti, è stato conquistato da Projet Georges, della compagnia La Musicienne du Silence. Pare che la giuria sia rimasta oltre un’ora seduta a cerchio sul palco la sera in cui si doveva decretare il vincitore. Ogni tanto qualche buona anima portava loro una bottiglia di bianco per aiutarli a pensare.

Gli altri due spettacoli erano comunque degni di nota. Il collettivo L’Amalgama ha portato un testo spagnolo, Ribellioni Possibili, scritto ai tempi dei primi movimenti degli indignados, una commedia che racconta come chiunque possa dare avvio a una rivoluzione. La compagnia We were monkeys ha invece proposto Falling Apart, un lavoro maturato dopo cinque anni il cui primo studio era stato presentato alla prima edizione del Festival.

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Project Georges

Le buone notizie

Come scriveva il buon vecchio Aristotele nella Poetica: “La tragedia fa tutto il possibile per svolgersi in un giro di sole ventiquattro ore o poco più”. Così è successo per lo smontaggio, in meno di un giorno San Sebastiano è ritornato un campo tranquillo con un phon appeso a un filo spinato da oltre dieci anni. Una di quelle cose veneziane che diventano tradizione. Porta male levarlo da lì, nessuno lo dice ma si sa, altrimenti qualcuno l’avrebbe tolto. Ecco, il Venice Open Stage è come quel phon solitario. Portare via quel Festival da San Sebastiano, portare via i suoi rumori, la sua passione, la sua forza generatrice di movimento per la città porterebbe malissimo ma, tranquilli, non succederà. Lo sappiamo noi e lo sa chi ci sostiene e continuerà a farlo. La rinascita della città dipende da iniziative come questa. Ci vediamo nel 2018 per la prossima edizione.

La quinta edizione del Venice Open Stage saluta Venezia ultima modifica: 2017-07-20T09:25:20+02:00 da David Angeli

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