In una corte interna del museo archeologico di Piazza San Marco (alla quale è possibile affacciarsi sotto le Procuratie Nuove, tra i civici 17 e 18) è visibile la statua di Marco Agrippa, ammiraglio dell’imperatore Augusto, che originariamente si trovava sul Pantheon di Roma.
La statua ha ornato per secoli (fu portata a Venezia attorno alla metà del ‘500) il cortile di Palazzo Grimani a Santa Maria Formosa, e su di essa esiste un curiosissimo aneddoto. Erano dunque gli ultimi anni della Repubblica. I Grimani, allettati da una offerta particolarmente generosa giunta dalla Francia, decisero di vendere la statua di Marco Agrippa, ritenuta ormai d’ingombro per l’atrio del loro palazzo.
La statua di Marco Agrippa al museo Archeologico
Una presenza inquietante
La mattina della spedizione era tutto pronto: la barca sulla riva, i facchini pronti al compito non semplice di caricarvi il colosso. A qualche servitore di casa non sfuggì però una cosa: sulla panca d’androne, riservata normalmente ai questuanti (con attese destinate a durare anche ore) stava seduto Cristofolo Cristofoli, il temibile fante degli Inquisitori di Stato, bardato con le vesti che il suo uffizio richiedeva. Nell’androne cadde il silenzio. Qualcuno corse ai piani superiori, e in un battibaleno il padrone di casa scese lo scalone e si scusò col Cristofoli per non esser arrivato prima ad accoglierlo, pur essendo la sua una visita inattesa. L’uomo non rispose. In compenso si alzò, andò davanti alla statua, e col berretto in mano proferì queste parole: “El supremo Tribunal dei Inquisitori, avendo sentìo che ela, sior Marco, vol andar via de sta cità, el me manda per augurarghe un bon viazo a ela e a so zelenza Grimani”.
Marco Agrippa e Venezia
Grimani raggelò; le parole di Cristofoli non lasciavano spazio a dubbi: la Serenissima non intendeva far passare in mani straniere le glorie artistiche presenti sul territorio della Signoria, e anzi minacciava neanche tanto velatamente di punirlo con l’esilio. Alla nobile famiglia di Santa Maria Formosa non rimase che far partire la barca, vuota, revocando sui due piedi il contratto e lasciando la statua di Agrippa al suo posto. A suggellare l’impossibilità di un trasferimento, anche futuro, pensò Michele Grimani nel 1862, quando nel suo testamento ingiunse agli eredi di offrire la statua al Comune di Venezia. Un trasferimento che avverrà 14 anni più tardi.