Mia nonna Peggy Guggenheim, l'ultima Dogaressa - itVenezia

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INTERVISTE PERSONAGGI

Mia nonna Peggy Guggenheim, l’ultima Dogaressa

Roloff Beny (1)

Mia nonna, Peggy Guggenheim. Le mie vacanze a Venezia, indimenticabili. Così Karole Vail, direttrice della Collezione Guggenheim di Venezia, sull’onda dei ricordi di settimane trascorse nella città lagunare a fianco di una nonna che le faceva fare lunghe passeggiate con sua gondola personale. Anche quando pioveva, se l’uscita era già programmata. Si andava in gondola con l’ombrello. “E questo – racconta sorridendo Karole Vail – ai miei occhi di bambina non era molto divertente.

Ricordo passeggiate meravigliose… oggi uno degli odori che amo di più in questa città è proprio quello delle alghe e della marea”. A due anni e mezzo dalla sua nomina alla direzione della casa-museo della nonna, in occasione della mostra Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa, Karole Vail racconta di sé e della nonna Peggy, madre di suo padre Simbad. “Un nome curioso, di origine egiziana, che la nonna aveva scelto perché le piaceva l’Egitto dove aveva trascorso la luna di miele con Laurence Vail, mio nonno, il padre di mio padre. Trovo che Simbad sia un nome bellissimo”.

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Peggy Guggenheim nella sua casa-museo di Venezia

A casa di nonna Peggy, giocando tra quadri e sculture d’autore

Karole Vail ha cominciato a venire a Venezia fin da piccola, per settimane fatte di “giornate trascorse in spiaggia al Lido o a prendere il sole sulla terrazza del palazzo Ca’ Venier dei Leoni che la nonna aveva acquistato nel 1949. C’era un grande giardino selvaggio dove, con mia sorella, ci piaceva giocare. Le mie memorie del palazzo sono quelle di una casa “diversa”, sempre con tanta gente. Dove si mangiava in sala da pranzo su un tavolo di vetro circondato da quadri cubisti. Dove a volte era un problema giocare perché questi quadri preziosi non erano protetti dal vetro e c’era il rischio di danneggiarli.

Ma dove potevamo anche divertirci con una scultura di Arp e usarla come un cavallo a dondolo”. Ricordi di piccola quotidianità, di una nonna che non amava i ristoranti costosi perché aveva scelto di destinare la sua ricchezza al collezionismo. “ Mia nonna, a tavola, per certi versi era modesta e un po’ tirchia. A volte mangiavamo pomodoro con le sardine, accompagnati da un vino sfuso non particolarmente buono e di cui la nonna segnava con un pennellino il livello sulla bottiglia. Qualche volta anche cucinava, ma non per noi nipoti particolarmente. Ricordo il pollo al cioccolato, una ricetta messicana che aveva conosciuto in occasione dei suoi viaggi in quel Paese”.

Karole Vail

Karole Vail

Le feste a palazzo Guggenheim, avvenimenti fantastici

“Ca’ Venier dei Leoni – continua – dove scorrazzavano indisturbati gli amatissimi cani della nonna, a volte mi faceva un po’ paura. I bagni erano scuri, lucidi, di marmo, c’erano i letti a baldacchino…dormivo in una camera con quadri surrealisti di Paul Delvaux e Max Ernst che popolavano i miei incubi notturni!”. Anche in questa dimensione intima, nonna Peggy non era particolarmente affettuosa. “Aveva voglia di condividere con noi nipoti ma non aveva una grande affettività fisica. Forse perché anche lei era stata educata in modo poco affettuoso, era cresciuta con le governanti. Ricordo che a volte ci faceva domande dirette e molto imbarazzanti, che ci mettevano a disagio, come quando ci chiedeva dei nostri fidanzati.

Provavo imbarazzo anche quando si vestiva in modo molto stravagante per l’epoca: cappotto esotico, stivali bianchi, occhiali, orecchini e collane molto vistosi…”. Fra i ricordi indimenticabili di Karole Vail, l’odore del panificio che si trovava poco lontano dal palazzo, a San Vio. Le uscite con il motoscafo Riva della nonna. Le passeggiate alla scoperta di chiese e musei, i racconti delle grandi feste che si tenevano a palazzo, fra le più ambite a Venezia e in quell’ambiente americano degli anni Sessanta. “Erano avvenimenti fantastici – ricorda Karole Vail – Soprattutto le feste organizzate in occasione delle Biennali”. E oggi? “Oggi sono impegnata, e ci tengo molto, a curare questo posto meraviglioso e ciò che conserva”.

Magritte Empire Of Light

Magritte, L’impero della luce

Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa

Va in questa direzione anche la mostra Peggy Guggenheim. L’ultima Dogaressa, aperta a Ca’ Venier dei Leoni fino al 27 gennaio 2020. Celebra la vita veneziana della collezionista americana scandendo i suoi trent’anni trascorsi in laguna, dal 1948 al 1979, anno della sua morte. Sono esposte una sessantina di opere tra dipinti, sculture e lavori su carta, selezionate tra quelle che Peggy Guggenheim acquistò tra gli anni Quaranta e il 1979.

Oltre a celeberrime opere quali L’Impero della luce di René Magritte e Studio per scimpanzé di Francis Bacon, sono esposti per la prima volta anche una serie di scrapbooks, preziosi album in cui la collezionista raccoglieva articoli di giornali, fotografie, lettere che rivelano episodi inediti della sua vita. Una rarità, la Scatola in una valigia, capolavoro di Marcel Duchamp realizzato espressamente per Peggy Guggenheim nel 1941 e esposto nella sua totale interezza. Occasione rara per ammirare un’opera difficilmente visibile al pubblico per la sua delicatezza.

In omaggio al grande amore per Venezia di Peggy Guggenheim, i residenti nella città metropolitana potranno visitare la mostra gratuitamente tutti i giovedì. In occasione della Festa della Salute la visita sarà gratuita (sempre per gli abitanti della città metropolitana) dal 16 novembre al 21 compresi. In questa settimana il museo sarà aperto anche il martedì.

Mia nonna Peggy Guggenheim, l’ultima Dogaressa ultima modifica: 2019-11-22T13:52:42+01:00 da Cristina Campolonghi

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