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Premiazione a Vittorio Storaro. M9 e il cinema

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Venerdì  27 settembre si è svolta la prima edizione del Premio M9 per l’innovazione. Il premio è stato assegnato a Mestre, nella cornice del Museo del ‘900. In linea con la filosofia di M9, per questo primo anno l’innovazione incontra la storia italiana del ’900 nel cinema con la consegna del premio a due pionieri del grande schermo italiano. I due personaggi,celebri in tutto il mondo, sono Vittorio Storaro e Maria Pia Di Meo.

Premiazione per l’innovazione: Storaro e Di Meo

Come ama definirsi , il cinefotografo  Vittorio Storaro (Roma, 1940), ha al suo attivo oltre 50 pellicole e 3 Premi Oscar  per la migliore fotografia .

I film per cui vinse il prestigioso premio sono i celebri “Apocalypse now” (1980), “Reds” (1982) e “L’ultimo imperatore” (1988) . La doppiatrice Maria Pia Di Meo, sempre d’origine romana, ha una voce ‘cinematografica ‘. Impossibile non riconoscerla, poiché in cinquantanni di attività ha prestato la sua voce ad attrici iconiche quali Audrey Hepburn, Barbra Streisand, Meryl Streep, Julie Andrews, Vanessa Redgrave, Catherine Deneuve, Susan Sarandon e Jane Fonda.

Premio Storaro e Di Meo

La consegna del premio, progetto dell’artista  veneziano Luigi Voltolina, è avvenuta nel corso di una cena di gala al terzo piano  del Museo del ‘900. Il premio per l’innovazione è realizzato in collaborazione con il maestro vetraio Furlan. Alla serata hanno  partecipato nomi famosi del mondo dell’industria cinematografica italiana, tra i quali il regista Giuliano Montaldo, e Michele Gammino, attore e storico doppiatore di Harrison Ford, Jack Nicholson e Richard Gere. Durante la serata, sono stati proiettati  alcuni montaggi di film che hanno ripercorso la lunga carriera dei due premiati.

La Conferenza sul cinema di Montanaro e Storaro

La cena è stata preceduta dalla conferenza tenutasi nell’ Auditorium M9:L’innovazione nel digitale – Il cinematografo” . 

Vittorio Storaro in conferenza

Il giornalista e critico cinematografico Carlo Montanaro ha presentato il tema dell’evoluzione delle tecniche cinematografiche. Una disamina accompagnata da reperti e filmati dell’archivio personale, che raccontano gli albori dei set ambientati in laguna. Dalle prime riprese di un vaporetto che solca il Canal Grande negli anni ‘20, allo sviluppo del colore, all’avvento del cinerama e del cinemascope, il cinema come lo conosciamo oggi è frutto di un lavoro di affinità tecniche di adattamento di luci e immagini. Il  formato della pellicola e dell’odierno digitale è l’oggetto di discussione anche per il maestro della fotografia  Vittorio Storaro. Oltre che per i celeberrimi film di Bertolucci, nel 1982 firmò la fotografia in HDTV di “Arlecchino”, girato a Venezia dal regista Giuliano Montaldo. È stata l’occasione per parlare del suo libro “Storaro. Scrivere con la luce. 4 Le Muse”, il quarto volume del progetto editoriale avviato dall’autore nel 2001. Il direttore della fotografia ha spiegato la sua teoria sull’uso delle luci led, accostato ad idee filosofiche. A partire da Platone, le forme hanno regolato la nostra percezione della luce e del mondo. Storaro ha individuato una nuova musa per designarla a quella forma d’arte immortale e contemporanea che è il cinema, regalando una lezione di tecnica e regia condita da filosofia e design. La concezione cinematografica e metafisica del maestro è racchiusa nello splendido volume che si può trovare al bookshop di M9, museo che ha saputo instaurare un dialogo tra le arti che s’intrecciano indissolubilmente col magico mondo del cinema.

Premiazione a Vittorio Storaro. M9 e il cinema ultima modifica: 2019-10-01T16:45:11+02:00 da Luisa Galati

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