Ogni notte a San Giovanni e Paolo, antiche maledizioni prendono la forma di fantasma – itVenezia

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LO SAPEVI CHE

Ogni notte a San Giovanni e Paolo, antiche maledizioni prendono la forma di fantasma

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Dietro alla chiesa di San Zanipolo, ogni notte, si svolge un avvenimento a dir poco singolare. Qui, nel 1355, il doge Marin Faliero riuniva il suo manipolo di mercanti insolenti per ordire le trame di un folle disegno. Farsi signore assoluto di Venezia. Scoperto in tempo, il tentato colpo di Stato fu represso duramente. Lo stesso doge traditore fu decapitato. Nella sepoltura la testa gli fu messa tra le gambe a perenne ricordo dell’onta procurata alla sua stessa Repubblica. Corpo acefalo, beffardamente ignaro del luogo ove si trovi il suo capo, ancora oggi Faliero continua a vagare alla ricerca della sua testa. Egli cammina nei luoghi ove nacque e prese piede la congiura.

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La chiesa di San Giovanni e Paolo

Fantasmi nella notte

A inseguirlo nell’aldilà, per infliggergli ulteriore castigo in una lotta perenne, vi è un altro doge: Enrico Dandolo. Costui, ottuagenario e cieco, condusse nel 1204 la conquista di Costantinopoli nel corso della quarta crociata. Dandolo compì atroci massacri in nome della gloria. Con due tizzoni ardenti al posto degli occhi e una spada affilata che è costretto a impugnare per la lama, tagliandosi continuamente le mani a causa del sangue innocente versato, anche Dandolo è condannato a vagare in cerca di Faliero. La sua missione è vendicare l’onore della città e riscattare il suo debito di superbia. L’incontro deve ancora avvenire. Nei secoli però i due si siano trovati vicini più di qualche volta, senza potersi vedere l’un l’altro.

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La tomba di Enrico Dandolo

Il doge profeta

Quasi incurante della drammatica lotta che avviene a pochi passi, un altro doge cammina di notte nella zona di San Giovanni e Paolo, senza darsi pace. È Tommaso Mocenigo, conosciuto come “il doge profeta”. Sul letto di morte – nel 1423 – annunciò la rovina di Venezia se dopo di lui fosse stato eletto Francesco Foscari. “E se voi, Dio non voglia – furono le sue ultime parole – lo farete doge, vi troverete ben presto in guerra. E chi ha diecimila ducati se ne ritroverà mille soltanto, e chi ha dieci case ne avrà solo una, e chi ha dieci vestiti, mantelli o camicie avrà difficoltà a trovarne una”.

L’elezione avvenne, e si avverò tutto. Ora, il doge – che non può parlare – vaga estraendosi continuamente un lungo cartiglio di bocca. Su di esso è scritta di seguito un’unica parola: “Veritas”. Col viso paonazzo e rigato dalle lacrime, soffocando egli cade continuamente, inciampando nel cartiglio che man mano gli si attorciglia tra le gambe.

Ogni notte a San Giovanni e Paolo, antiche maledizioni prendono la forma di fantasma ultima modifica: 2017-04-11T09:03:35+02:00 da Alberto Toso Fei

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