Cavalieri templari e assassini a Venezia – Seconda parte

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Cavalieri templari e assassini a Venezia – Seconda parte

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Venezia, crocevia commerciale, di popoli, culture e fedi, visse la presenza dei cavalieri degli ordini religiosi-militari. Quando tornavano dalla Terrasanta, i cavalieri approdavano nella città lagunare con carichi di pellegrini, cimeli, reliquie e misteriosi tesori.

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Francesco Guardi – San Giorgio in Alga

San Giorgio in Alga

Si racconta che i templari, al loro ritorno dalla Terrasanta, si rifugiassero con un tesoro nell’isoletta lagunare di San Giorgio in Alga. Un primo insediamento della piccola isola risale all’anno 1144 con la costruzione di una chiesa titolata a San Giorgio. Qui si susseguirono i monaci Benedettini, gli Agostiniani e i Monaci Secolari denominati Monaci Turchini per il colore delle vesti.

Per l’isola di “San Zorzi verso Lizza Fusina” (San Giorgio in Alga) passarono dogi, papi, imperatori, re ed ambasciatori, salutati dalle bordate dei cannoni della Serenissima. Buona parte dell’élite veneziana frequentò quest’isola per motivi religiosi, tra questi anche tre futuri papi. Nel 1717 un devastante incendio distrusse il sito con le sue preziose opere d’arte, la biblioteca e gli arredi. Nella prima metà dell’ottocento vennero abbattuti la chiesa ed il campanile ma anche gran parte degli edifici.

I Templari a Venezia

La comunità templare stabilita lungo l’Adriatico, con interventi di vera e propria pirateria, ostacolò a lungo le rotte dei mercanti veneziani. Le attività diplomatiche portarono a degli accordi grazie a quali i cavalieri si assicurarono gli appoggi logistici della Serenissima sulla rotta per l’Oriente. I templari garantivano ai pellegrini un servizio di trasporto scortato fino ai luoghi di destinazione e ritorno. Curavano inoltre le loro finanze e la custodia dei beni. Presso gli ospitali attigui alle sedi dei priorati degli ordini monastici e cavallereschi, trovarono rifugio migliaia di pellegrini e crociati.

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Ca’ Vendramin, sede del casinò di Venezia

Non nobis Domine, non nobis, sed nomini tuo da gloriam

È il motto dei cavalieri templari che significa: “Non a noi, o Signore, non a noi, ma al tuo nome dà gloria”. Due di questa scritte, sono parzialmente riportate sulla facciata del Palazzo Ca’ Vendramin Calergi, l’attuale sede del Casinò di Venezia. Proprio in questo sestiere si racconta che avesse la propria sede l’ordine del Templari. La stessa scritta è visibile anche sul basamento del campanile parrocchiale di Santa Barbara di Mestre.

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Il Giardino del Vecchio della Montagna

Gli Assassini

Il termine “Assassini” deriva da “Heyssessii”, ovvero “seguaci di Hassan”, ma per alcuni deriverebbe da Hashish”, droga data in uso alla milizia integralista. La “Setta degli Assassini” venne fondata nel 1090 in Persia da Hassan ben Sabbah, ovvero “Il Vecchio della montagna”, religioso a capo di una milizia integralista disposta al sacrificio estremo.

Il credo degli assassini prendeva elementi da altre religioni e li univa insieme. Di base erano islamici di culto ismaelita, con influssi zoroastriani ed ebraici. Si ipotizza fossero a conoscenza delle leggi divine sulla sezione aurea, del segreto dell’esatta pronuncia del nome divino (l’impronunciabile JHVH) e di vari rituali segreti. Da bravi trasformisti, si infiltrarono ovunque.

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Una scena di battaglia tra cavalieri cristiani e mussulmani

Questa setta adorava una misteriosa divinità chiamata Bafometto. Per alcuni era il Sacro Graal che gli assassini avrebbero affidato ai templari prima di essere sgominati. Per altri era la testa decapitata di Giovanni Battista, che avrebbe dei poteri speciali. Gli assassini e i templari condivisero a volte gli stessi nemici e pertanto si resero inevitabili alcune loro alleanze. I cavalieri templari furono i soli occidentali ad entrare in contatto pacifico con la questa setta. Proprio la presunta adorazione di Bafometto da parte di alcuni templari, diede il pretesto agli inquisitori francesi per il loro sterminio.

Il rio Terà degli Assassini della città lagunare, non sarebbe riconducibile alla setta di Hassan. In questa calle venivano compiuti spesso degli omicidi per un motivo meno mistico, quello di rapinare i frequentatori delle cortigiane della vicina Calle della Mandola.

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Cavalieri templari e assassini a Venezia – Seconda parte ultima modifica: 2019-03-07T21:49:53+01:00 da Franco Corè

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