Alberto Miggiani, l'impegno di vivere e lavorare a Marghera

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INTERVISTE PERSONAGGI

Alberto Miggiani e Marghera. Quotidianità, lavoro e volontariato

Marghera, via Durando

Poliedrico ed Impegnato. Aggettivi scritti entrambi con l’iniziale maiuscola, a sottolinearne la dimensione umana. Poi coerente nelle sue idee e deciso a perseguire i suoi valori. Alberto Miggiani, classe 1964, sposato con Mariella, insegnante. Abita ed ha lo studio a due passi da piazza Mercato a Marghera. Laureato in architettura allo Iuav di Venezia, già segretario della sezione locale dell’associazione di Bioarchitettura, da oltre vent’anni è consulente del tribunale di Venezia, dove si occupa di stime, valutazioni e danni. É stato giornalista pubblicista, collaborando anche per il quotidiano La Nuova Venezia. Nel tempo libero è appassionato da sempre di camminate in quota e non; è pure presidente dell’associazione alpinistica Giovane Montagna di Mestre.  

Qual è la tua idea di città sostenibile dal punto di vista dell’uomo e dell’ambiente?

Una città è un’interazione di più relazioni. Ogni città è una cosa complessa e semplificarla secondo me crea solo confusione. La relazione umana è complicata in sè ed è quindi evidente che la città lo è altrettanto. Ci sono più interessi e, da un punto di vista politico, tutto questo deve essere compenetrato. Tutti i soggetti devono avere la capacità di tenere insieme tutti i pezzi. Quindi il tema della bioarchitettura, come l’avevamo affrontata in termini urbanistici, non era solo legata ai materiali, ma alla progettazione in sè. Non si può pensare solo all’oggetto in sè, che può essere di design o tante altre cose, ma se poi non lo si inserisce nel contesto cittadino, non viene integrato. La nostra visione di bioarchitetti voleva tenere insieme le relazioni umane e le aspettative del committente, collegandole al territorio e rendendole a misura d’uomo. 

Un primo piano di Alberto Miggiani
L’architetto Alberto Miggiani

Parlando della tua Marghera, negli ultimi anni è stata anche rivalutata…

Marghera è sempre stato un unicum, una città giardino, progettata dall’ingegner Pietro Emmer un secolo fa, dopo la nascita di porto Marghera. Inizialmente doveva essere al servizio della classe media che lavorava nelle fabbriche, con servizi ed attività commerciali. Uno sviluppo razionale, con grandi strade, case monofamiliari o piccoli condomini e molto verde. Con il regime fascista arrivarono altre idee, come spostare molti abitanti meno abbienti da Venezia alla terraferma, e si crearono dei quartieri più grandi anche per gli operai. Fino al diverso sviluppo degli anni Cinquanta, quando il polo industriale fece i “grandi numeri”. Arrivarono i quartieri Gescal, di via Casati, ma Marghera comincia a diventare città non più solo dormitorio negli anni Sessanta, con la consapevolezza di essere  una porzione di una città.

E quali sono le prospettive future, secondo Alberto Miggiani?           

In realtà Marghera è purtroppo stretta e lunga. Vorremmo svilupparci, ma è difficile. Sulla porta sud tante chiacchiere, ma poco contenuto. Sono state per fortuna avviate le demolizioni nella cosiddetta zona delle Vaschette. Ora si riparla di una “piastra” sopra la stazione, per avvicinare Mestre. La prima venne pensata negli anni Settanta, poi venne ripresentata vent’anni dopo ed ora di nuovo. Farla o meno non è il problema, piuttosto pensiamo a come sistemare tutti gli accessi. Non vorrei veder stravolto in maniera incredibile un tessuto urbano fatto per lo più di case singole, rispetto ad un nuovo mostro urbanistico. E in questo momento di crisi c’è anche il rischio che resti un’incompiuta. 

L'arteria stradale più importante di Marghera, via fratelli Bandiera
Via fratelli Bandiera a Marghera (foto: L.Fincato)

La crescita esponenziale degli alberghi dalla parte di Mestre potrà interessare anche Marghera?

Marghera è sempre stata di servizio a qualcos’altro. Prima della zona industriale, poi di Venezia. É quasi una vocazione essere anche al servizio del turismo. Abbiamo amplissimi margini di miglioramento e crescita, ma dobbiamo anche dimostrare di essere più città di quel che siamo. Non è un caso che gli imprenditori stranieri guardino a Marghera con grande interesse, perchè è facile da raggiungere, è vicina all’autostrada e c’è verde.

A proposito di stranieri, cosa ti ha spinto ad impegnarti con gli immigrati del Bangla Desh nello sport del cricket?

Non avendo figli, avevo tempo e voglia di impegnarmi per la città. Volevo vivere il mio impegno di scout per contribuire a migliorare il mondo. L’opportunità mi è venuta attraverso lo sport, con i ragazzi bengalesi che giocavano a cricket dietro a casa mia. Per 5/6 anni ho fatto quasi il caposcout, pur non portando più la divisa come quando ero ragazzo. Insomma ho messo in moto i valori che avevo frequentato per quarant’anni.

Foto di gruppo della squadra di cricket
Miggiani in mezzo alla squadra di cricket

Il cricket è uno sport bellissimo e nel frattempo questi ragazzi sono diventati uomini. Il mio ruolo è quello di presidente dell’associazione, che partecipa al campionato, anche con il settore giovanile. Negli anni passati abbiamo vinto ben 9 titoli italiani, dall’under 13 all’under 19.      

Pur avendo valori cattolici, perchè nel 1974  avevi contribuito a fondare una sezione laica degli scout (che oggi ha sede a forte Marghera)?

All’epoca mi chiesero di diventare lupetto, dissi di no. Poi cambiarono alcune cose e forse pentito di non averlo fatto, divenni scout e ci sono rimasto fino a qualche anno fa. In realtà si dovrebbe parlare di scoutismo, senza l’aggettivo laico. Sono fortemente laico, anche per esempio all’interno dell’associazione Giovane Montagna, che è di ispirazione cattolica, dove ci sono dei ragazzi bengalesi che sono musulmani, ma vengono in montagna con noi. Io stesso sono migliorato dal punto di vista della mia fede stando proprio in un’associazione come quella del cricket, dove si fa solo sport, ma dove non ci sono solo cattolici o musulmani, ma anche induisti, buddisti o non credenti ed ho rivalutato anche il mio credo religioso. L’Importante è aprirsi e rispettare le regole.      
             

Alberto Miggiani e Marghera. Quotidianità, lavoro e volontariato ultima modifica: 2021-12-28T08:30:00+01:00 da Gigi Fincato

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