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Frittelle e fritoleri dei campielli veneziani – La storia

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L’antico mestiere dei fritoleri nella storia

I fritoleri e le fritolere, indiscussi protagonisti dei campi e dei campielli veneziani, preparavano le frittelle nei loro baracchini di legno sparsi per la città.
Le frittelle, una volta pronte, venivano cosparse di zucchero e presentate su di eleganti piatti di stagno o peltro.

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Ragazzino con le frittelle

 Ciacole, ombre, cicheti e fritole

Furatole, malvasie, bacari e osterie erano l’anima della città. Qui i veneziani si ritrovavano per ciacolare, bere ombre e consumare cicheti. Ma i veri protagonisti dei campi e dei campielli erano i fritoleri e le fritolere.

Nel 1619 circa 70 fritoleri divennero corporazione. Avevano una propria insegna, quella appunto dell’Arte dei Fritoleri (tavoletta dipinta ad olio, ora esposta al museo Correr). Sempre nel ‘600 la fritola venne proclamata dolce nazionale della Serenissima.

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L’insegna dei fritoleri, ora esposta al museo Correr

Il mestiere del fritoler si tramandava da padre in figlio ed in mancanza di questo veniva nominato un successore dal Gastaldo (il capo delle singole arti) e poi approvato dai Giustizieri Vechi (la magistratura). I fritoleri erano riconoscibili per il loro grembiule e per il vasetto bucherellato che tenevano sempre in mano per zuccherare i ghiotti bocconcini.

Avevano l’esclusiva di una propria area e dovevano rispettare la regola di vendere, ma non ad alta voce.

Ea fritola, el bocon da siori e da poareti

Che sia di origine romana, cinese, oppure una Serenissima invenzione, nel Veneto la fritola è dal 1300 uno dei dolci più graditi, sia dai siori (ricchi) che dai poareti (poveri).

Testimonianze di frittelle a Venezia si hanno già dal 1300, dal tempo di Marco Polo. L’arte del friggere è infatti tipica dell’Oriente. Le frittelle venivano impastate su grandi tavoli e poi fritte in enormi padelle. Una volta pronte, venivano cosparse di zucchero e presentate su piatti di stagno o peltro, affiancate da uvetta, pinoli e cedri. Su dei piatti venivano esibiti gli ingredienti, a dimostrazione della loro bontà.

Con le fritole si beveva “el vin de Malvasia”, buon vino importato dal porto greco di Monemvasia, antica fortezza veneziana.

Venezia fu la prima in Europa ad utilizzare lo zucchero al posto del miele. Proveniva dai possedimenti che la Serenissima teneva a Cipro, dove veniva coltivata la canna. Oppure da Candia (Creta) dove si produceva lo zucchero candioto usato per cuocervi i frutti, poi chiamati “candii” (canditi).

Una ricetta delle frittelle del 1300 è considerata come il più antico documento di cucina veneziana. E’ custodita nella Biblioteca Nazionale Canatense a Roma.

La fritola contagiò anche la cucina ebraica che ne fece una propria versione che ancor oggi viene preparata per la festa del Purim.

Alcune curiosità: Nella commedia scritta per il Carnevale 1755 “Il Campiello” di Carlo Goldoni, la protagonista Orsola è una fritolera. Invece la “Venditrice di fritole” è un noto dipinto di Pietro Longhi, raffigurante un momento di vita veneziana.

 

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La venditrice di fritole di Pietro Longhi, ora a Ca’ Rezzonico

Frittelle e fritoleri dei campielli veneziani – La storia ultima modifica: 2017-02-16T09:19:12+01:00 da Franco Corè
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L'antico mestiere dei fritoleri
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L'antico mestiere dei fritoleri
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I “fritoleri” e le “fritolere”, indiscussi protagonisti dei campi e dei campielli veneziani, preparavano le frittelle nei loro baracchini di legno sparsi per tutta la città. Le frittelle, una volta pronte, venivano cosparse di zucchero e presentate su piatti di stagno o peltro, affiancate da uvetta, pinoli e cedri. Su dei piatti venivano esibiti gli ingredienti, a dimostrazione della loro bontà.

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