Le ortensie bianche sono nel pieno della loro fioritura, gli agapanthus mandano bagliori azzurri in mezzo al verde degli alberi di acacia e delle siepi di alloro. Tutto questo a pochi passi da Piazza San Marco, fra le mura storiche del Museo Correr, delle Sale Imperiali del Palazzo Reale, del Museo Archeologico Nazionale e della Biblioteca Marciana. Proprio di fronte al cancello d’ingresso di questa oasi di verde si apre il Bacino di San Marco. Sono tornati a nuova vita i Giardini Reali di Venezia. Inaugurati pochi mesi fa, bloccati dal decreto che imponeva la chiusura di tutti i parchi durante l’emergenza Coronavirus, ora sono finalmente riaperti nel pieno della loro bellezza.
I Giardini Reali, una storia di prestigio e poi di degrado
La storia di quest’area verde, circa 5000 metri quadrati nel cuore della Venezia monumentale, nasce oltre due secoli fa. Affonda le sue radici nel progetto di riforma napoleonica dell’Area Marciana con la decisione, sancita l’11 gennaio 1807 dal decreto di Napoleone Bonaparte, di destinare le Procuratie Nuove a sede del Palazzo della Corona. Nella sua rivisitazione dell’area marciana, il progetto napoleonico includeva anche questo grande giardino. Poco più di un secolo dopo, nel 1920, l’area sarà compresa tra i beni ceduti dalla Corona al Demanio dello Stato Italiano. Successivamente assegnata al Comune di Venezia, verrà interamente aperta al pubblico.
Passano gli anni e tanto splendore diventa oggetto di un progressivo decadimento, soprattutto a partire dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Quello che era stata un parco di grande pregio e motivo di vanto della città lagunare per tutto l’Ottocento, si trasforma in una banale area verde con scarsa manutenzione e tanto degrado. A cominciare dalle strutture di contorno: il prezioso padiglione neoclassico, realizzato dall’architetto Lorenzo Santi tra il 1816 e il 1817, chiuso da anni. Il bellissimo pergolato in ghisa divenuto ormai irriconoscibile. Così pure la cancellata e lo storico ponte levatoio. Gli alberi vengono abbandonati alla loro crescita spontanea, con problemi strutturali e vegetativi. Altrettanta incuria per le piante basse, affiancate spesso da tipologie vegetali del tutto inadatte all’ambiente.
In quelli che erano stati i Giardini Reali, di nome e di fatto, era ormai diventato impossibile decifrare la geometria e la composizione originaria del giardino stesso oltre che delle strutture che lo impreziosivano. Perso anche il rapporto con le vicine, importanti architetture.
Venice Garden Foundation madrina della rinascita
L’idea della rinascita arriva nel 2014 con Venice Garden Foundation. La neonata Fondazione, sorta con l’intento di restaurare parchi, giardini e beni di interesse storico e artistico, mette tra le sue priorità il restauro di queste antiche aree verdi. Parte il progetto, firmato dagli architetti Paolo Pejrone e Alberto Torsello rispettivamente per il restauro del giardino e quello architettonico.
Ci sono voluti cinque anni di lavoro per ridare dignità e nuova vita a questo spazio verde così importante e prezioso. Oltre diecimila piante tra alberi, arbusti, erbacee, bulbose, rampicanti sono state messe a nuova dimora. L’ottocentesco Padiglione del Caffè è tornato alla sua funzione originaria. La Serra, collegata al Cafehaus attraverso il padiglione centrale, è stata pensata come luogo per ospitare attività artistiche, culturali e di ricerca sostenute dalla Fondazione. Fondazione che ha voluto chiamare questo spazio polivalente The Human Garden, per esprimere lo stretto legame tra le attività svolte dalle persone nella Serra e la vita del giardino che la circonda.
Ecco i “nuovi” Giardini Reali. “Formali e rigogliosi, ricchi di prospettive inaspettate, luogo d’incontro e di pensiero aperto ai veneziani e ai viaggiatori, agli artisti e ai ricercatori. Piccola oasi per uccelli migratori e sedentari”: così Venice Garden Foundation descrive i restaurati giardini, un polmone verde a pochi passi da San Marco.