Dal 2 all’8 di luglio si è svolto il consueto e sempre attesissimo torneo dei sestieri di pallacanestro. L’evento si è svolto presso il pattinodromo delle quattro fontane al Lido. L’appuntamento, giunto ormai alla sua tredicesima edizione, quest’anno è coinciso con un particolare periodo di fervore cittadino. È un fermento sia a livello sportivo che di partecipazione alle problematiche di venezia.
Il fermento sportivo e MiNoVadoVia
Nello sport,si può parlare di vero e proprio momento storico. La Reyer, squadra di basket urbano-metropolitana, ha conquistato meritatamente(dopo ben 74 anni di attesa) lo scudetto. Questo ha portato un’ondata di entusiasmo non solo nella città d’acqua, ma in maniera assai più estesa nell’hinterland di terra ferma. La compagine orogranata diventa quindi la squadra con l ‘affezione più grande. Ma anche la più importante e diffusa della storia dello sport a Venezia. Ha insomma varcato il “ponte” che storicamente era sinonimo di campanilismo sportivo e che ormai da queste parti e’ solamente un ricordo.
Più o meno contemporaneamente migliaia di persone,al grido di #MiNoVadoVia (io non me ne vado), urlavano, in modo uniforme ma eterogeneo, pacifico ma determinato, la loro voglia di cambiare la storia di questa città. Una Venezia sempre più alla deriva del turismo incontrollato e con uno stillicidio di abitanti residenti ormai inarrestabile.
Probabilmente il torneo dei sestieri incarna più il secondo fervore, nonostante parli la stessa lingua del primo.
Un’immagine della manifestazione sportiva
Un torneo per tener vivo l’orgoglio di essere veneziani
Tecnicamente il torneo è una sorta di olimpiade del basket minore lagunare. Una specie di palio cestistico dove gli atleti, pur appartenendo a squadre diverse e di diversa categoria , si vestono del colore dell proprio sestiere di appartenenza/nascita. Un torneo a sei squadre, rappresentanti appunto dei quartieri veneziani. Vi lasciamo immaginare l’agonismo che si può respirare in quei giorni in cui la città sportiva si ridesta e inorgoglisce davanti a tale spaccato di Venezia che non c’è più.
Perché un tempo il basket era proprio questo. La Venezia con 100.000 abitanti non era solo dame e Casanova, bordelli e carnevale. Quella più recente,quella degli anni 60/70/80/ viveva dei propri microcosmi. Come il campiello, che era già comunità e in cui si svolgeva la vita del “biavarol” e del “becker”. C’era una squadra di basket per ogni patronato, per ogni parrocchia e quindi per ogni sestiere. I derby erano il sale delle categorie minors e spesso le squadre quartierali erano un autentica fucina di talento. A volte sfornavano chi poi la pallacanestro l’avrebbe affrontata da professionista come giocatore, allenatore o arbitro.
Oggi il torneo dei sestieri dice molto di più del semplice tournament
La dignità dei cittadini e una Venezia che non c’è più
Oggi il torneo dei sestieri dice molto di più del semplice tournament che si consuma nella prima settimana di luglio. Parla di rapporti di amicizia, di storie e amore viscerale verso la propria terra e il proprio sestiere. Racconta si una venezia che non ce’ più. Non c’è retorica nostalgia o anacronismo, ma la voglia di costruire una dignità fatta dai cittadini. Come nella politica cosi anche nello sport. TdS rivendica il diritto cittadino di poter ancora vivere nella città e non essere semplici fruitori o spettatori marginali.
In una città dove spariscono le parole “biavarol” “becher” “forno”, ma aumentano “Bed and Breakfast” “Airb&b”, le sacche di resistenza nascono e si danno anche tramite le manifestazioni sportive come questa. Eventi che allontanano l’omologazione del un concetto “metropolitano” di sport e riportano a una sana riappropriazione del proprio campo, della propria parrocchia e della propria storia.
Ovviamente, rigorosamente all’aperto, come la tradizione vuole, sbucciandosi le ginocchia.
Anche per una sola settimana.
Un torneo dei sestieri per riprendersi Venezia
ultima modifica: 2017-07-08T01:46:38+02:00
da Nicola Ussardi
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