Venezia in quarantena, delle grandi navi non si parla più e forse non se ne parlerà a lungo. Effetto indotto dell’emergenza coronavirus che ha messo in secondo, terzo, quarto piano tutte quelle emergenze così pressanti, fino a qualche giorno fa, per la città lagunare. Emergenze come il moto ondoso, devastante per le rive dei canali e le fondamenta delle case.
Come il traffico crocieristico che mette in crisi la fragilità di Venezia. Come i flussi turistici, strettamente legati alle due voci precedenti, vero attentato quotidiano alla città e soprattutto alla popolazione residente. Tutto sparito. Tutto accantonato. Fino a quando? Chissà…
Una città ferma come una cartolina, senza turisti e silenziosa
In una città bellissima ma surreale, i pochi veneziani che escono per commissioni urgenti e di stretta necessità si guardano interrogativi anche senza conoscersi. Scoprono la loro città diversa. Venezia in quarantena è più bella, se possibile, perchè è una realtà che esprime comunque una grande bellezza. Più vera? Difficile rispondere affermativamente a questa domanda perché la città, libera dall’invasione turistica e da tutto ciò che ne consegue, sembra l’immagine di una cartolina.
Immobile l’acqua dei canali, praticamente deserta (a parte i vaporetti) quella maestosa via d’acqua che è il Canal Grande. Vuoti campi, calli e campielli. Vuota la Piazza e chiusa la Basilica di San Marco, i cui mosaici riflettono in questi giorni il loro oro alla luce di un sole bellissimo. Deserto il Ponte di Rialto, praticamente in qualsiasi ora del giorno. Chiusa la kasba chiassosa di bancarelle e negozi di chincaglierie. Sparita la quotidiana processione di comitive, trolley e zainetti. Silenzio.
L’acqua è cristallina ma molto inquinata
Questa la città lagunare in tempi di coronavirus. Venezia in quarantena ne ha guadagnato da un punto di vista ambientale? E’ ovviamente troppo presto per avere delle risposte scientificamente corrette. Apparentemente la natura sembra riappropriarsi dei propri spazi. In questi giorni capita che che i germani reali depongano le uova nei pontili – praticamente deserti – dei vaporetti. Succede di vedere i delfini poco lontani dalla spiaggia del litorale veneziano. Colpisce la trasparenza delle acque dei canali.
“Non significa però che l’acqua sia più pulita – spiega l’ingegner Maurizio Ferla, dirigente dell’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – Semplicemente l’acqua è trasparente perché i sedimenti non sono tenuti in sospensione dal traffico delle imbarcazioni. Restano depositati sul fondo, il che non vuol dire che siano meno inquinanti. Dobbiamo ricordare che i sedimenti dei canali del centro storico sono in assoluto i più inquinati della laguna, pari a quelli dell’area industriale di Porto Marghera. Meno sospensione significa meno passaggio di inquinamento sulla colonna d’acqua, ma pensare che la trasparenza dei canali significhi meno inquinamento è solo un’illusione”.
Il coronavirus ha sconfitto anche il moto ondoso
“Relativamente al moto ondoso che la vicenda drammatica del coronavirus ha fatto sparire – continua Ferla – in questo momento non possiamo avere dati. Ci vuole tempo, bisognerà fare analisi e comparazioni. Sarà interessante lo studio dei risultati. Certo che fino a pochi giorni fa eravamo alle prese col problema delle grandi navi, la necessità dello scavo dei canali, il protocollo fanghi, il problema di trovare un sito per i sedimenti che sarebbero stati scavati…. A causa del dramma coronavirus per il momento questi problemi si sono autorisolti. L’attività delle compagnie crocieristiche chissà quando e con quali modalità potrà riprendere. Comunque in futuro andrà ripensata. Non tanto e solo per Venezia ma complessivamente. Bisognerà chiedersi quanto ancora ci si potrà permettere questa richiesta di turismo esagerato. L’inseguimento del gigantismo navale che ha contraddistinto gli ultimi anni dovrà fare i conti con un modello di sviluppo turistico più a misura d’uomo, anche in un settore come quello navale. Ma questo sarà un problema soprattutto di scelte politiche”.