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LO SAPEVI CHE

Un messaggio nella notte, un mistero veneziano mai risolto

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Nella notte di novembre 1919, e ad aggravare la situazione di tante povere famiglie della zona di San Pietro di Castello (gli strascichi della prima guerra mondiale erano tutt’altro che un ricordo) ci si era messo anche il tempo, insolitamente rigido. Quella notte nevicava, e lungo il canale, nella gondola coperta del Patriarca, transitava il dottor Antonio Salvatici, medico personale del vescovo. Attardatosi in curia per prestare delle cure a un vecchio monsignore, il medico (un eminente neurologo) aveva ottenuto in prestito imbarcazione e vogatore per tornare alla sua abitazione.

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Nella gondola coperta del Patriarca, transitava il dottor Antonio Salvatici

Un incontro inaspettato nella notte

“Aiuto, vi prego, aiutatemi!” gridò ad un tratto qualcuno. Giunta che fu la gondola all’altezza dello sbocco sull’acqua di corte Zurlin, sul canale di Quintavalle di fronte alla chiesa, Salvatici sentì ancora quelle invocazioni e diede ordine al rematore di attraccare. A riva, rabbrividita e bagnata dalla neve che le sferzava il viso, stretta sotto uno scialle logoro vi era una ragazzetta esile. “Dottore, vi prego, mia madre sta molto male. Vi scongiuro di venire a visitarla”. Dopo un primo attimo di stupore per il fatto che la ragazza – che lui non aveva mai visto prima – l’aveva riconosciuto come medico, il vecchio dottore prese in fretta la sua borsa dei medicinali e la seguì fino all’interno della corte. Salita una rampa di scale ed entrato in un freddo appartamento, trovò una donna ammalata, che subito riconobbe come una sua ex domestica. La poveretta aveva una grave polmonite.

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Il canale visto dal ponte di Quintavalle

Un messaggio dall’oltretomba

Salvatici fece quanto era possibile per darle sollievo, e la complimentò per avere una figlia così amorevole. “Non è da tutti – aggiunse – affrontare un tempo così inclemente per cercare un medico nella notte. E sarebbe stato pericoloso aspettare anche solo poche ore, fino a domattina”. A queste parole, l’ammalata lo guardò con dolorosa sorpresa e mormorò: “Ma mia figlia è morta un mese fa!”. Il medico non le credette, ma la donna era evidentemente convinta di quanto andava dicendo. “In quell’armadietto ci sono ancora le sue scarpe e il suo scialle!”. Salvatici andò a verificare. Lo scialle era lo stesso che ricopriva le spalle della giovinetta che gli aveva implorato aiuto. Era ripiegato e asciutto, nessuno poteva averlo indossato fuori di casa in quella notte di neve. Ogni ricerca successiva non diede alcun esito. La ragazza che lo aveva condotto dall’inferma non fu mai più ritrovata.

Un messaggio nella notte, un mistero veneziano mai risolto ultima modifica: 2017-08-24T11:27:33+02:00 da Alberto Toso Fei

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