La Biennale d'Arte raccontata da Carlo Sala - itVenezia

itVenezia

EVENTI STORIA, ARTE E CULTURA

La Biennale d’Arte raccontata da Carlo Sala

Un' oper del padiglione della Biennale

Capirci qualcosa di più di tutte quelle strane opere che rappresentano il meglio dell’arte contemporanea internazionale. Quelle opere che a volte ci affascinano, anche se non le capiamo… La risposta a come togliersi queste curiosità è prendersi una o meglio due giornate per visitare, fino al prossimo 24 novembre, l’edizione 2019 della Biennale di settore a Venezia. Noi abbiamo scelto di farci dare da un esperto qualche consiglio sui padiglioni da non perdere. Si chiama Carlo Sala, è un trentacinquenne trevigiano, docente all’università di architettura Iuav. Tra le varie sfaccettature dell’arte di cui si occupa, l’essere curatore di mostre, critico e specialissima guida alla Biennale per l’associazione TRA (Treviso Ricerca Arte).

La parola all’esperto!

Carlo Sala alla Biennale

il professor Sala spiega la Biennale d’Arte

Questa è un’edizione che per eccellenza mi sembra la Biennale che riesce ad esprimere meglio lo spirito dei tempi, nel senso che il curatore Ralph Rugoff è riuscito a fare nella mostra internazionale una selezione di artisti che veramente toccano le istanze dei tempi che stiamo vivendo: l’intelligenza artificiale, il ruolo della tecnologia nelle nostre vite, ma anche il problema delle minoranze, del rapporto con le culture altre, dei muri e soprattutto delle identità, non viste in chiave novecentesca, quindi monolitica, ma come un frammento dinamico che si ibrida e si contamina.

Sveliamo il titolo di quest’anno

“May you live in interesting times” (che tu possa vivere in tempi interessanti) è una frase detta alla fine degli anni Trenta da un deputato inglese per convincere il parlamento ad entrare in guerra. Una frase simbolica per invitare a schierarsi, ma anche un ragionamento su come certi concetti vengano mistificati, perché lui lo spacciava per un proverbio cinese. Quindi nella scelta di questa frase il curatore ci vuole dire che dobbiamo smascherare molti aspetti di come vediamo le culture “altre”, spesso frutto della nostra stratificazione. Occorre quindi, come dice il filosofo Latouche, “decodificare l’immaginario”.

La Biennale: fumo sul padiglione centrale

Ci sono ottanta artisti che rappresentano l’arte di tutto il mondo, tra questi ci sono due italiani e una è Lara Favretto, nativa di Treviso, anche se da molti anni vive a Torino. La sua opera è un fumo bianco ad effetto nebbia dal tetto del padiglione. Contemporaneamente ha scelto un luogo segreto a Venezia dove si riuniscono degli intellettuali a discutere su parole chiave di questa Biennale. Questo fumo, che è vapore acqueo, vuole essere idealmente, ma ironicamente, il fumo di questi cervelli che stanno pensando il futuro delle nostra arte.

L'esterno del palazzo della Biennale

Dalla Biennale alla spiaggia in Lituania?

Quest’anno ha vinto il padiglione della Lituania, all’Arsenale. E’ molto forte a livello scenografico, di fatto è una performance, quindi sostanzialmente si viene introdotti nella ricostruzione di una spiaggia. Da fuori sembra uno spazio espositivo tradizionale, ma appena si entra si prova un cortocircuito fortissimo, perché ci troviamo in una realtà altra,  in mezzo ad una spiaggia con persone vere che prendono il sole in costume. Una realtà tutta artificiale e su quest’ambiguità la nostra percezione viene confusa. Una parte dei performer intona canti con musiche melodiche. Il sole artificiale che illumina la spiaggia è una tematica legata ai cambiamenti climatici, cioè ci fa riflettere sulla nostra percezione del paesaggio, del clima, del sole, della natura. Lo spettatore normale può solo vedere la spiaggia dall’alto, ma ci si può però iscrivere diventando parte attiva della performance. Quindi in questo caso il soggetto inverte il lato dello sguardo.

Una moto diventa opera d'arte alla Biennale

Un’ opera della Biennale di Venezia 2019

Il video-viaggio dei francesi

Sembra che il padiglione lituano si sia conteso il riconoscimento con quello francese, uno spazio essenzialmente video, con una serie di oggetti-scultura, che ci introducono al video dell’artista più importante della scena transalpina, Laure Prevost. Lei lavora molto con approcci video pseudo-documentari, non ha una fabula precisa, ma sono una serie di elementi visivi che si aprono e chiudono e raccontano la storia di un viaggio di un gruppo di ragazzi. Questi partono dalla periferia francese ed arrivano a Venezia. Si parla quindi di dialogo, multiculturalità ed identità, ma attraverso un modo antiretorico, empatico e quasi ironico. Nella sala ci sono anche oggetti quotidiani, simbolici e ricorrenti, legati al mare, come il polipo.

La tela del ragno la Biennale

Di fianco al padiglione principale c’è un piccolo, ma visitatissimo spazio, solo per l’argentino Tomas Saraceno, che fra l’altro ha studiato architettura proprio a Venezia.

la Biennale - Un'opera d'arte

Il pubblico visto attraverso un’opera d’arte

Generalmente lavora su sculture di grandi dimensioni, su temi di grande attualità. Il lavoro che presenta qui inscena a livello molto teatrale, quasi baroccheggiante per le luci, un sistema di vere ragnatele, sospese fra materiali naturali ed artificiali, dove il ragno è una sorta di archetipo di creatore di comunità, per ricreare quei tessuti connettivi interni sia alla società che al mondo naturale.
Infine un’informazione per chi fosse interessato alle ulteriori visite guidate con Carlo Sala alla 58°Biennale d’Arte, previste per l’inizio di settembre. I contatti sono: la mail [email protected] ed il telefono 0422419990.

La Biennale d’Arte raccontata da Carlo Sala ultima modifica: 2019-06-28T10:42:26+02:00 da Gigi Fincato

Commenti

Promuovi la tua azienda in Italia e nel Mondo
To Top