Una chiesa sepolta. Spesso basta semplicemente scavare nella nostra terra per portare alla luce antichi splendori. Tesori dimenticati di un’epoca ormai remota. È questo il caso dei resti di una importantissima chiesa di cui si era persa la memoria.
Il califfo Mamun
Alessandria d’Egitto era occupata dal califfo Mamun. In quel periodo i simboli della cristianità venivano distrutti o dispersi in mare. Per costruire le moschee si utilizzavano le colonne ed i marmi delle chiese.
La missione
Erano i primi di dicembre dell’anno 827 quando Andrea da Torcello detto il Rustico, ex carpentiere ed abile mercante, s’imbarcò a bordo del San Nicola con destinazione Alessandria d’Egitto. Rustico era il primo ufficiale, mentre il suo socio Bono da Malamocco il capitano. Bono era un’altro validissimo mercante e probabilmente il più esperto navigatore di quei tempi in caso di condizioni climatiche avverse. La spedizione era composta da dieci vascelli. Dovevano portare in salvo la reliquia di San Marco l’Evangelista.
Ad Alessandria d’Egitto, con l’aiuto dei due custodi padri Staurazio e Teodoro, i veneziani sostituirono il corpo di San Marco con quello di San Claudiano e con uno stratagemma trafugarono l’evangelista. Il 31 Gennaio del 828 erano di ritorno a Venezia con le sacre spoglie. All’attracco di Olivolo, sede vescovile nel sestiere Castello, ad accoglierli c’erano la folla festante, il vescovo Orso ed il doge Giustiniano Partecipazio mandante della missione.
Il denaro per costruire la chiesa
Il doge elargì ben 100 libbre d’argento come ricompensa. Rustico donò la sua parte a favore della costruzione di una nuova chiesa a tre navate a Torcello, dedicata a San Marco Evangelista. Passarono gli anni ed anche questa chiesa andò distrutta e quasi del tutto dimenticata.
All’inizio del XX secolo dietro la Basilica di Santa Maria Assunta di Torcello, sulle rovine dell’antica chiesa di San Marco fu edificato un piccolo oratorio. Recenti scavi archeologici hanno riportato alla luce le mura perimetrali dell’antica costruzione.