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Il Redentore, storia della festa più importante a Venezia

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Come tutti sanno, questo fine settimana ci sarà la “Notte Famosissima” del Redentore. La notte dei fuochi d’artificio per assistere ai quali il Bacino di San Marco diventa una città galleggiante. Venezia ritrova per qualche ora la sua dimensione più vera di città sposata con il mare. La terza domenica di luglio segna infatti da quasi quattrocentocinquant’anni la Festa del Redentore. Il sabato che la precede è il giorno di inaugurazione del lungo ponte votivo che dalle Zattere conduce fino alla chiesa del Redentore, alla Giudecca. La chiesa costruita su progetto di Andrea Palladio su ordine del Senato che il 4 settembre 1576 ne stabilì l’edificazione.

Ponte Votivo Redentore

Il ponte votivo predisposto per la festa

Il Redentore, una festa per ringraziare e ricordare – Lazzaretto Vecchio

Dal primo luglio 1575 al 28 febbraio 1577, su una popolazione di circa 180mila persone, si registrarono a Venezia 46.721 morti di peste. In laguna esistevano già le due isole dei Lazzaretti, il Vecchio e il Nuovo, nati assieme all’invenzione della “contumacia” (la quarantena) per le navi in arrivo o i casi sospetti. Lo stesso termine Lazzaretto deriva dal veneziano. Nel primo di questi luoghi, il Lazzaretto Vecchio, si raccoglievano i contagiosi fin dal 1423. Ebbe questo appellativo dalla corruzione del nome originario dell’isola, Santa Maria di Nazareth, da cui derivò Nazaretum, fino alla forma attuale. Al Lazzaretto Vecchio esistono tutt’oggi delle impressionanti fosse comuni dove i cadaveri degli appestati, spogliati dei loro abiti, venivano gettati in gran numero.

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L’isola del Lazzaretto Vecchio

Al Lazzaretto Nuovo con Sansovino

Il Lazzaretto Nuovo, invece, fu fatto erigere nel 1468. In quest’ultimo luogo venivano inviate le persone sospettate d’essersi infettate. Se il contagio veniva accertato, avveniva il trasferimento al Lazzaretto Vecchio. Nel corso della pestilenza Cinquecentesca le due isole erano talmente debordanti delle migliaia di persone inviate che la Repubblica autorizzò la loro ospitalità su barconi ancorati nei pressi. Furono così approntate quasi tremila barche di ogni tipo, cariche all’inverosimile. Francesco Sansovino, che aveva già perso la figlia Anna di 11 anni, e aveva visto ammalarsi anche la moglie Benedetta, fu ricoverato per ventidue giorni al Lazzaretto Nuovo. Descrisse in un suo celebre libro, “Venetia città nobilissima et singolare”, lo spettacolo di questa flotta fantasma, come «…un’armata che assedi una città di mare…».

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Il medico della pesta

La peste e i medici

A Venezia oltre a quella del 1575-77, si ricorda sostanzialmente un’altra grande pestilenza. Quella del 1630-31, che portò alla costruzione della Basilica di Santa Maria della Salute. Entrambe le ricorrenze corrispondono oggi a due festività molto sentite dai veneziani. È forse per questo che si tende a dimenticare che la città, in un arco di circa ottocento anni, fu colpita dalla peste molte altre volte. Sessantanove, per la precisione, tra il 954 e il 1793. Secondo i dettami della medicina di allora, il morbo si propagava a causa dell’aria infetta. Era infatti per proteggersi dall’aria che i dottori della peste indossavano delle curiose maschere dal lungo becco (dove venivano inserite spezie ed essenze). Unitamente alle lunghe tuniche cerate e ai guanti li facevano somigliare a enormi corvi. I medici utilizzavano una bacchetta per sollevare i vestiti del malato, evitando il contatto diretto. Talvolta dei grandi occhiali venivano inforcati sul becco.

Il Redentore, storia della festa più importante a Venezia ultima modifica: 2019-07-19T15:32:51+02:00 da Alberto Toso Fei

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