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ARTE COSA VEDERE

David “Chim” Seymour e la sua storia del Novecento

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E’ di grande attualità la mostra appena aperta al Museo di Palazzo Grimani a Venezia. In continuità, ma diversa, con la monografica che sempre in questi spazi l’ha preceduta, quella dedicata alla fotografa austriaca Inge Morath. David “Chim” Seymour. Il Mondo e Venezia è il secondo appuntamento che il Museo di Palazzo Grimani dedica ai maggiori protagonisti della fotografia del Novecento che abbiano deciso di interpretare, nella loro carriera e nel loro percorso artistico, la città di Venezia.

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Ma non è solo Venezia al centro di questa proposta che, da uno scatto in bianco e nero all’altro, colpisce per la sua contemporaneità, fatta di immagini di guerra, dei danni e disagi del periodo post bellico. Di bambini tra le rovine dei bombardamenti (una sezione è dedicata proprio ai bambini in guerra), di profughi sopravvissuti da un capo all’altro del nostro continente, di fame e di soldati feriti. Di Israele nei primi anni Cinquanta: la costruzione di un oleodotto, il kibbutz di Nahal, una ragazza armata che si prepara a fare il suo turno di sentinella, … Quanto presente in tutto questo.

Da Varsavia a Parigi dove Seymour sarà tra i fondatori della Magnum

Chim” Seymour. Il Mondo e Venezia è il racconto dell’arte, e della vita, di David Szymin, nato a Varsavia nel 1911, figlio di editori ebrei. Da Varsavia alla Russia durante la prima guerra mondiale, poi ancora Varsavia, Lipsia, Parigi dove il fotografo polacco approda negli anni Trenta. Qui le iniziali difficoltà con la lingua lo portano a parlare e a scrivere con le immagini. La penna è una macchina fotografica. Il fotogiornalismo la loro destinazione naturale. Dal 1936 al 1938 “Chim” fotografa la guerra di Spagna. Poi va in Messico e da lì a New York. Qui adotta il nuovo cognome Seymour, in anni in cui era difficile portare il suo cognome (entrambi i genitori furono uccisi dai nazisti). Rientra in Europa e nel 1947 è tra i fondatori, con Henri Cartier-Bresson, Robert Capa, George Rodger e William Vandivert, dell’agenzia Magnum, di cui sarà l’anima e il grande organizzatore.

Un racconto per immagini: fotografie ma anche documenti, lettere e riviste d’epoca

La mostra racconta (anche con immagini inedite) uno spaccato della storia – tra il 1936 e il 1956 – che Seymour ha vissuto in prima persona, rivelando la sua capacità artistica, la sensibilità e l’empatia nei confronti dei soggetti da fotografare. Un capitolo a parte merita il rapporto con l’Italia, che Seymour amava moltissimo. Venezia in particolare, cui questa mostra dedica un’intera sezione con scatti che ritraggono momenti di vita quotidiana o particolari specifici della città. Complessivamente sono circa 200 i pezzi esposti tra fotografie (una parte è dedicata a personaggi illustri del secolo scorso), documenti, lettere e riviste d’epoca. Raccontano il mondo e l’arte di “Chim”, uomo riservato e tendenzialmente solitario, che ha sempre vissuto in albergo portandosi dietro una valigia. Nel suo fotografare il mondo e l’umanità morirà ucciso in uno scontro a fuoco il 10 novembre del 1956. Seymour si trovava vicino al Canale di Suez, per fotografare uno scambio di prigionieri.

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La mostra, aperta fino al 17 marzo, è stata promossa dalla Direzione Regionale Musei Veneto – Museo di Palazzo Grimani in collaborazione con Suazes. Curata da Marco Minuz, ha il patrocinio dell’Ambasciata di Polonia a Roma.

(crediti foto: ©DavidSeymour/MagnumPhotos)

David “Chim” Seymour e la sua storia del Novecento ultima modifica: 2023-12-13T19:07:42+01:00 da Cristina Campolonghi

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