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STORIA, ARTE E CULTURA

Maria Grazia Cipriani alla Biennale Teatro

Maria Grazia Cipriani

Maria Grazia Cipriani e Livia Ferracchiati sono due registe. Bravo no? No, direi. Fin qui niente di nuovo. L’abbiamo già detto che Antonio Latella ha dedicato questa edizione della Biennale Teatro alle registe. Il fatto è che ho avuto la possibilità di vedere i loro lavori vicini (nel senso di “uno dietro l’altro”), di poter apprezzare l’opera di una regista navigata come la Cipriani, con un’esperienza enorme, un mostro sacro del teatro di ricerca italiano, vicino a una giovane che in questi anni si è fatta strada. Oggi vi racconto della prima.

Maria Grazia Cipriani, Biancaneve

Maria Grazia Cipriani fonda nel 1983, insieme allo scenografo Graziano Gregori, il Teatro del Carretto, uno dei principali laboratori di ricerca del teatro italiano contemporaneo. Ne Le mille e una notte la protagonista sussurra che le storie sono sorelle formidabili dei sogni ed è Cipriani stessa a raccontare che l’amore per le favole è il motore del suo percorso. Dal punto di vista antropologico la favola è un elemento importantissimo per scavare nella natura umana e la regista ne tiene conto nel suo lavoro. La Biennale ci fa il regalo di ripercorrere trent’anni della sua carriera. Il primo spettacolo, manifesto del Teatro del Carretto, classe 1983, è Biancaneve.

Maria Grazia Cipriani

Una scena da Biancaneve

Si tratta di un teatro di figura in grado di stupire anche chi non ama il genere e inizia a seguirlo con uno sguardo scettico. Ne ho visti di nasi preoccupati alle Tese dei Soppalchi, gli stessi che poi avrebbero fatto uscire cinque volte chi muoveva quelle figure agli applausi. Le immagini si susseguono potenti, aiutate da una scelta musicale in delicato contrasto con la drammaturgia. Il suono che accompagna l’azione aiuta ad entrare meglio in una storia che tutti pensiamo di conoscere. Durante lo spettacolo ci si rende conto di quanto quella favola, richiusa in un armadio, riacquisti tutta la potenza che aveva la prima volta che ce l’hanno raccontata e lasci piacevolmente sconvolti.

Maria Grazia Cipriani

Il Gatto e la Volpe in Pinocchio

Pinocchio

Pinocchio (2006) è «ipercinetico e in folle corsa verso la vita», dice il drammaturgo Federico Bellini. Il burattino e la matrigna sono i protagonisti assoluti, circondati da maschere, i conigli, che accompagnano tutta la celebre avventura di Collodi. Quasi cento minuti con il fiato sospeso, un Pinocchio che invoca disperato un padre che non compare mai, trovata che Cipriani stessa ha definito “idea crudele” ma senz’altro efficace per portare il carattere in scena. Come in Biancaneve, la regista riesce a sprigionare tutta la potenza semantica di una favola conosciutissima ed elaborata da un autore che ben conosceva gli schemi del genere, regalandole risvolti inattesi ed espressivi.

Maria Grazia Cipriani

Le mille e una notte

Le mille e una notte

Le mille e una notte (2014) parte da un’altra trama conosciuta. Il sultano, tradito dalla prima moglie la uccide e decide di fare lo stesso con tutte le altre spose la prima notte di nozze. Il circolo viene interrotto dalla figlia del visir, Sharazad, che riesce a salvarsi raccontandogli ogni sera una favola per mille e una notte. Cipriani racconta favole contemporanee che delle favole conservano intatto l’aspetto tragico (quello che la Disney si ostina a rimuovere). Le mille e una notte parla di violenza sulle donne attraverso vestiti insanguinati e la rievocazione delle storie che rappresentano.

Attraverso una profonda conoscenza dei significati antropologici della favola, Maria Grazia Cipriani scava gli aspetti più bui dell’animo umano e li illumina creando immagini straordinarie.

Maria Grazia Cipriani alla Biennale Teatro ultima modifica: 2017-08-07T12:16:35+02:00 da David Angeli

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