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ARTE CULTURA

Oggetti migranti alla Guggenheim, la mostra online

Guggenheim - una maschera Bifronte realizzata con il metallo

Oggetti migranti alla Guggenheim, una mostra insolita e di grande attualità. La si può scoprire anche online. Migrating Objects. Arte dall’Africa, dall’Oceania e dalle Americhe nella Collezione Peggy Guggenheim, a Palazzo Venier dei Leoni, apre una finestra unica e molto attuale nella programmazione di questa importante istituzione culturale. Unica perché le opere non erano mai state presentate tutte insieme in quanto appartengono ad un nucleo raramente visibile al pubblico. Attuale perché, come spiega Carlotta Sami dell’UNHCR che patrocina la mostra “Gli oggetti d’arte di Paesi apparentemente lontani dialogano con opere di artisti occidentali introducendo una nuova consapevolezza.

Guggenheim - copricapo Ago Egungun

Le idee migrano con le persone e con esse si ibridano, su un piano di pari dignità e valore”. Quella pari dignità di cui parla anche la direttrice della Collezione e nipote di Peggy Guggenheim, Karole Vail, secondo cui “La mostra introduce una nuova idea di rispetto per gli oggetti esposti. Oggetti saccheggiati dal colonialismo e qui riabilitati. Intensamente ricchi del loro significato intrinseco e fuori dalle categorie in cui per tanti anni la cultura occidentale li ha confinati”. Collegandosi al sito si può “visitare” la mostra in pillole grazie agli approfondimenti dei curatori.

Un viaggio alla scoperta di origini lontane e significati sconosciuti

Ci sono voluti due anni per realizzare questa “idea visionaria”, sono sempre parole di Karole Vail e un importante lavoro di equipe per capire le origini e il significato degli oggetti esposti rispetto alla loro cultura di provenienza. Liberandoli da una interpretazione eurocentrica. Restituendone un significato poco conosciuto e mai considerato.

Guggenheim - maschera Mukinka
Maschera mukinka, probabilmente prima metà del XX secolo Artista non riconosciuto ( Photo © manusardi.it)

“Oggetti”, così vengono definiti i protagonisti della mostra, perché si tratta di un termine neutro adatto a creazioni di cui si sa poco. Sono realizzate con tante tecniche, dalla scultura alla pittura alla tessitura. Spesso lasciano intuire uno scopo specifico legato alla religione, alla mistica, alla simbologia, all’uso pratico delle culture da cui provengono. Raramente conosciamo il nome dei loro autori. Ed è per questo sorprendente l’attribuzione, grazie al lavoro dei curatori della mostra, in particolare di una maschera copricapo proveniente dalla Nigeria (Ago Egungun.) creata nell’atelier di Oniyide Adugbologe (1875–1949 c.).

Migrazione di oggetti migrazione di idee

Trentacinque le opere esposte, frutto di acquisizioni che Peggy Guggenheim fece tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. La mecenate americana volge lo sguardo all’arte dell’Africa, dell’Oceania e delle culture indigene delle Americhe. Contribuisce a questo interesse il secondo marito, l’artista surrealista Max Ernst , appassionato di oggetti creati dalle popolazioni indigene. Le prime opere di questa originale collezione vengono acquistate da un mercante d’arte di New York.

foto in bianco e nero di Peggy Guggenheim
Peggy Guggenheim nella barchessa di Palazzo Venier dei Leoni con copricapo Ago Egungun
(Photo Archivio Cameraphoto Epoche. Fondazione Solomon R. Guggenheim. Donazione, Cassa di Risparmio di Venezia, 2005)

Qualche anno più tardi la Guggenheim acquisterà altri oggetti in Italia. Consigliata dai mercanti a cui si rivolge, Peggy comunque seguirà una sua personalissima visione nell’allestire le opere a Palazzo Venier dei Leoni. Accostandole, ad esempio, a dipinti di Pablo Picasso e dello stesso Ernst. Il coinvolgimento di artisti come Ernst e Picasso o Jackson Pollock fa pensare che Peggy Guggenheim fosse consapevole che la migrazione di queste opere era diventata anche una migrazione di idee. E questa migrazione aveva influenzato il modernismo nelle sue stesse fondamenta.

Oggetti migranti in dialogo con l’arte occidentale

In questa chiave di lettura, l’allestimento di Migrating Objects da una parte si è focalizzato sui significati originari delle opere esposte, dall’altra sulle loro successive reinterpretazioni.

maschera Corteccia
Maschera di corteccia, prima metà del XX secolo. Artista non riconosciuto (Photo © manusardi.it)

Accosta lavori d’arte moderna occidentale e non occidentale, sulla base di affinità formali e concettuali, anche seguendo indicazioni che erano state suggerite dalla stessa Guggenheim. Alla mostra, curata da Christa Clarke, R. Tripp Evans, Ellen McBreen, Fanny Wonu Veys, con Vivien Greene.

Oggetti migranti alla Guggenheim, la mostra online ultima modifica: 2020-05-26T09:00:00+02:00 da Cristina Campolonghi

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